Piantedosi in Sicilia: “La mafia è la dittatura a cui ribellarsi”

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi (Foto archivio)

ROMA. – Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha partecipato il 25 aprile, a Castelvetrano, in provincia di Trapani, alla cerimonia “Memoria Nostra”, progetto di legalità per onorare chi ha sacrificato la vita per combattere la mafia. Nel corso dell’evento, lo svelamento della teca che custodisce i resti della “Quarto Savona Quindici” l’auto scorta di Giovanni Falcone sulla quale viaggiavano il giorno della strage di Capaci i poliziotti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

“Il 25 aprile – giorno in cui onoriamo il sacrificio di chi, a prezzo della vita, ha gettato le basi della nostra democrazia – è il giorno in cui si celebra qualcosa di molto preciso: la sconfitta di un regime che perseguì la negazione della dignità individuale, che sposò la violenza come strumento di regolazione dei rapporti sociali, che fece della coercizione delle coscienze una dottrina di governo e della delazione la principale forma di controllo.

Derive liberticide con una collocazione storica ben definita che oramai è convinzione, patrimonio e coscienza di tutti. Nessuno escluso. Non ci sono divisioni su questo” ha detto Piantedosi, secondo cui la negazione della libertà, individuale e collettiva, semmai è una minaccia da cui dobbiamo preservare le generazioni future, alimentando il senso critico e la libertà di pensiero al di là di ogni conformismo”.

La liberazione di un territorio dalla mafia

Proprio nel giorno in cui si celebra la Liberazione dal regime fascista, “rivendicare anche la liberazione di un territorio dalla mafia – emblematicamente dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro – attinge ai valori più profondi su cui si fondano le democrazie. Ciò perché – e la nostra Costituzione ne offre un’alta testimonianza – le democrazie si fondano sulle libertà”.

Secondo Piantedosi “un territorio in mano alla mafia non è libero, i suoi cittadini non sono liberi, perché le loro scelte sono sempre influenzate da forme di condizionamento, sia esso palese o subdolo. Se i diritti non sono di tutti, se un diritto deve essere riconosciuto ed esercitato come un privilegio, questo allontana dalla stessa democrazia delineata nella nostra Costituzione. La mafia è una “dittatura” a cui ribellarsi”.

(Redazione/9colonne)

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