Def, la bocciatura dei sindacati: “Non adeguato alla fase vissuta dal paese”

Bandiere dei diversi sindacati durante una manifestazione. Quota 100
Bandiere dei diversi sindacati durante una manifestazione

ROMA. – I sindacati bocciano il Def. Questo, in sintesi, il giudizio generale espresso ieri in audizione sul Documento di economia e finanza per il 2023, presso le Commissioni Bilancio di Senato e Camera.

“Consapevoli delle difficoltà e delle variabili che rischiano di incidere negativamente su questa fase economica, riteniamo che il Def non sia adeguato alla fase che sta attraversando il Paese. Si sceglie ancora una politica di bilancio restrittiva programmando il rapporto deficit/pil al 2,5% nel 2026 e si programma un contributo negativo della spesa pubblica alla crescita del Pil di circa 44 miliardi in termini reali nel biennio in corso” afferma la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, secondo cui “mancano quelle risposte strutturali per limitare i prezzi e sostenere i redditi da lavoro e pensione anche per via fiscale, interventi necessari per sostenere la coesione sociale”.

“Anche sul versante degli investimenti – prosegue Fracassi – non rileviamo il sostegno di risorse nazionali aggiuntive al Piano di ripresa e resilienza e ai Fondi strutturali. Inoltre, non si aggrediscono extraprofitti e profitti, mentre troppa è l’attenzione dedicata ad evitare la spirale salari-prezzi e non a contrastare quella profitti-prezzi”.

La sfida della ripartenza

Sulla stessa linea la Cisl, che parla di un “documento finanziario un po’ troppo difensivo che rischia di non far agganciare al Paese la sfida della ripartenza, mentre ci saremmo aspettati, vista l’attuale congiuntura, una spinta più decisa ed espansiva utile a un recupero maggiore della crescita. Per questo ribadiamo che solo con un grande Patto sociale è possibile affrontare l’insieme di questi problemi che non potranno prescindere dal rafforzamento del confronto, che purtroppo in questi mesi si è andato a indebolire”.

Rilancia la mobilitazione unitaria, invece, il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, e lo fa in occasione del Consiglio confederale della Uil Abruzzo, riunito a L’Aquila proprio sui temi legati al Def e al territorio. “Abbiamo avviato un percorso di mobilitazione unitaria – ha detto Bombardieri – con iniziative a Bologna, Milano e Napoli, per richiamare il Governo al rispetto degli impegni assunti durante la campagna elettorale. Nel Def, sottolinea il leader sindacale, “non ci sono le risposte che attendevamo. I lavoratori dipendenti e i pensionati continuano a subire una perdita del loro potere d’acquisto a causa di un’inflazione che, ormai da due anni a questa parte, si aggira intorno al 10%. L’intervento sul cuneo fiscale è insufficiente”.

Verso la mobilitazione unitaria

“Andremo in piazza, dunque – ha concluso Bombardieri – per ricordare che c’è un Paese che soffre e per chiedere che sia restituita centralità e dignità al lavoro”. I rappresentanti della Ugl, infine, mettono in luce “la fragilità del contesto complessivo dovrebbe spingere il Governo e il Parlamento a concentrare ogni sforzo possibile su alcune grandi tematiche, destinate ad impattare sul presente e sul futuro dei nostri concittadini.

In primo luogo – hanno aggiunto – il Piano nazionale di ripresa e resilienza: se è indubbio che serve una cabina di regia nazionale di coordinamento, è fondamentale valutare con estrema attenzione le diverse problematiche: gli enti locali sono in difficoltà sulla progettazione e sulla gestione amministrativa degli interventi, anche a causa di alcuni vincoli attualmente esistenti sulla rendicontazione delle spese e sulla tenuta dei bilanci, mentre le aziende sanitarie, scontano in molti casi l’oggettiva lentezza delle procedure edilizie ordinarie e si interrogano su come poi reperire il personale necessario.

In definitiva, occorre una seria riflessione sull’intero Piano, non escludendo a priori lo spostamento di risorse su opere e programmi effettivamente realizzabili”. “L’altra grande priorità – hanno osservato ancora – è rappresentata dalla riforma fiscale; è fondamentale ricostruire l’intera impalcatura, partendo da un rinnovato rapporto fra cittadino e amministrazione”.

(Redazione/9colonne)

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