Pnrr, dal Senato via libera al decreto. Il terzo polo si astiene

Il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

ROMA. – Il decreto-legge sul Pnrr ha compiuto ieri il suo primo passaggio parlamentare, venendo approvato dall’aula del Senato con 83 voti favorevoli, 57 contrari e 6 astensioni (da parte dei senatori del Terzo Polo). Il decreto passa ora alla Camera, dove dovrà essere convertito in legge entro il 25 aprile.

Cambia la governance del piano, prevedendo l’istituzione della struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio, nel Dipartimento di Raffaele Fitto: passa dal Mef a Chigi quindi il compito di coordinare le attività di realizzazione dei progetti.

Tra le novità introdotte a Palazzo Madama, la riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, 40 milioni di euro per lo Spid, la stabilizzazione del personale che opera sui progetti europei, ma anche un piano per i defibrillatori in vista del Giubileo del 2025 e la proroga alla fine del 2023 per l’attuazione della riforma Cartabia.

“Il governo, anche grazie all’ottima azione del ministro Fitto, che sta lavorando senza sosta per migliorare la capacità di spesa del nostro Paese, ha costruito una cornice di misure per rafforzare la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la regia che passa sotto la Presidenza del Consiglio, e per semplificare la spesa dei fondi Ue che arriveranno nei prossimi mesi” sottolinea Matilde Siracusano, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento.

“Meno vincoli sugli appalti, affidamenti snelli dei contratti pubblici, una Sovrintendenza speciale per rendere più rapida anche la tutela dei beni culturali interessati dal Piano. Il decreto – conclude – è stato migliorato grazie ad un proficuo e positivo lavoro parlamentare, e grazie al contributo di Forza Italia”. Ma nella maggioranza qualche differenza di posizione rispetto al piano sembra persistere.

L’attacco di Pd e Movimento 5 Stelle

“Molto banalmente proviamo a dire di mettere i puntini sulle ‘i’, non è che siamo contrari. Eravamo contrari all’epoca e i fatti, guarda caso, ci stanno dando ragione; noi siamo però gente pragmatica per cui, una volta fatta la frittata, bisogna cercare di metterla nel piatto nel modo migliore possibile – dichiara in aula il senatore della Lega Claudio Borghi – Noi siamo dunque assolutamente propositivi per cercare di portare avanti nella maniera migliore possibile questo Pnrr.

Tutte le volte che si è provato a migliorarlo, come con il codice degli appalti o come con questo decreto, abbiamo sempre dato il nostro contributo per cercare di essere al meglio nella possibile spesa del Pnrr. Nascondere però la testa sotto la sabbia e dire che va tutto bene, che sono i miliardi dell’Europa, che Conte è stato un grande a prenderli e cose di questo tipo non rende giustizia a quest’Aula.

Noi dobbiamo invece essere qui ogni volta e poter anche ragionare sugli errori passati, perché gli errori del passato evitano di ripetersi in futuro, se sono analizzati bene; diversamente, continuiamo a raccontarci le favole”.

Parole che vedono la replica immediata dei Cinque Stelle, con il senatore Stefano Patunelli: “Dopo l’intervento della Lega in Senato serve un urgente chiarimento politico da parte del Governo. Una parte della maggioranza parla del Pnrr come di ‘frittata fatta’ e sostanzialmente propone di rinunciare ad oltre 200 miliardi per il nostro Paese. Non si può andare avanti così perché si boicotta il Paese. Se queste sono le posizioni della Lega ci domandiamo come è possibile avere come Ministro dell’Economia il leghista Giancarlo Giorgetti”.

Il Pd, invece, insiste sul tema della sanità, con la capogruppo alla Camera Chiara Braga che scrive su Twitter: “Il Governo Meloni taglia la sanità pubblica. Sono a rischio i fondi del Pnrr per le case di comunità, strutture che garantiscono una sanità più vicina ai cittadini. Quella per gli anziani, per i fragili, per chi è solo. Il diritto alle cure è scritto in Costituzione”.

(Redazione/9colonne)

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