Giustizia, Corte costituzionale: “Nel 2022 ridotti i tempi delle questioni pendenti”

La presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra durante la riunione straordinaria della Corte costituzionale, Roma, 13 Aprile 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – È stato un intervento ad ampio spettro quello che Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale, ha tenuto stamattina durante la Riunione straordinaria della Corte costituzionale nel Salone Belvedere di Palazzo della Consulta, nel corso della quale è stata esposta la relazione sull’attività e sugli indirizzi giurisprudenziali della Corte nel 2022. Dal clima alla pandemia, passando per il lavoro e per l’ergastolo ostativo, tanti sono stati i temi toccati.

“La Corte costituzionale lavora in modo solerte, tanto da aver ottenuto una diminuzione dei tempi sulle questioni pendenti” ha detto in apertura del discorso, una Corte che guarda alle dinamiche europee e internazionali, “attenta ai grandi temi del presente, tra cui il contrasto alle emergenze climatiche”.

Sulla pandemia, ha voluto specificare che “le misure restrittive di carattere generale, come la quarantena obbligatoria, adottate durante la pandemia, sono state ritenute giustificate dall’urgenza di proteggere la salute nell’interesse della collettività, nel rispetto dei criteri di proporzionalità e di adeguatezza, nelle circostanze del caso concreto”.

Rimanendo sul tema della sanità, ha inoltre aggiunto che “gli organi politici sono sollecitati ad aggiornare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), per evitare l’obsolescenza delle cure e garantire l’eguaglianza nell’accesso alle migliori prestazioni sul territorio nazionale”.

Sul tema dell’ergastolo ostativo, invece, ha dichiarato che “la Corte mostra di voler consapevolmente governare le cadenze processuali, al fine di dare spazio all’auspicato intervento del legislatore”, e che “la complessità di questa vicenda propone, ancora una volta, il tema della leale collaborazione fra Corte costituzionale e Parlamento, tema da non trascurare nella sua rilevanza istituzionale”, specificando poi che l’Italia è vincolata da norme internazionali al divieto di tortura.

Dall’equo compenso alle concessioni balneari

La presidente della Corte costituzionale ha anche affrontato il tema del lavoro: “Il lavoro ‘in tutte le sue forme ed applicazioni’ (art. 35 Cost.) torna all’attenzione della Corte. Con una declaratoria di incostituzionalità è stato fatto cadere l’aggettivo ‘manifesta’, riferito all’insussistenza del fatto posto alla base dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.

Requisito, quest’ultimo, originariamente previsto per la reintegrazione del lavoratore. La pronuncia, pur affermando che non può essere sindacato il merito delle scelte organizzative del datore di lavoro, ha ribadito che il licenziamento deve avere una giustificazione e deve presentarsi quale ultima ratio”.

Rispondendo a una domanda sull’equo compenso, la presidente della Consulta non ha voluto entrando nel merito delle proposte politiche, preferendo porre il problema dei working poor: “quello dei salari bassi è un problema non soltanto italiano ed è serio”, ha affermato. “Il rischio della povertà è legato anche all’attività lavorativa non sufficientemente remunerata – ha proseguito – Anche la leva salariale è una leva di crescita”.

Non è mancato un suo commento sul tema dei figli nati da coppie dello stesso sesso, sul quale ha detto che “l’attenzione della Corte era tutta indirizzata verso i diritti dei nati”, e che “abbiamo lanciato un messaggio di attenzione per i diritti dei minori”.

Infine, è stata affrontata nella conferenza stampa al termine della Riunione anche la questione delle concessioni balneari. Anche se la presidente della Corte costituzionale non è entrata nel merito delle scelte politiche, ha comunque voluto ricordare che “da tempo la Corte costituzionale afferma la vincolatività della Corte di Lussemburgo, le cui scelte entrano negli ordinamenti nazionali con una forza importante”.

“La Corte di Giustizia dell’UE si occupa molto di rispetto delle regole dello stato di diritto, che è uno dei valori fondanti dell’UE – ha aggiunto – le sentenze, dunque, si pongono come vincolanti anche perché riflettono i valori comuni, che sono valori fondanti dell’UE, senza che questo voglia dire un’ingerenza negli ordinamenti nazionali. Deve esserci un accordo e un’armonia”.

(Redazione/9colonne)

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