Ucraina, speranze di pace dalla tre giorni di Macron in Cina

Il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente cinese Xi-Jinping nella sfilata all'Arco di Trionfo, Parigi.
In una foto d'archivio il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente cinese Xi-Jinping nella sfilata all'Arco di Trionfo, Parigi. (Archivio ANSA)

MADRID. – Una visita ufficiale di tre giorni per “riagganciare” i contatti con la Cina dopo tre anni di politica zero Covid e nonostante le tensioni suscitate dalla sempre più benevola vicinanza di Pechino alla Russia nel contesto della guerra in Ucraina. Così l’Eliseo definisce la sfida, e la difficoltà, della visita di Emmanuel Macron a Pechino che prende il via quest’oggi. Previsti due incontri con Xi Jinping: domani a Pechino e poi venerdì, a margine di uno scalo a Canton.

Uno degli obiettivi della missione è ovviamente quello di dissuadere Xi dal sostenere l’invasione russa dell’Ucraina, rilanciando allo stesso tempo i legami commerciali europei con Pechino. “La Cina è l’unico Paese al mondo in grado di produrre un impatto immediato e radicale sul conflitto, in una direzione o nell’altra”, ha dichiarato un funzionario dell’ufficio del presidente francese, ribadendo in questo modo che Parigi vede la Cina come un attore in grado di spostare la bilancia sul piatto della pace attraverso un potenziale dialogo sulle condizioni per la fine del conflitto. Allo stesso tempo, però, si è consapevoli che l’influenza di Pechino potrebbe essere di segno opposto, se dovesse aumentare il sostegno alla Russia anche tramite la fornitura di armamenti.

Il piano di pace cinese

Va detto che fin dal primo momento la Cina ha specificato di essere pronta a diventare parte attiva nella ricerca di una soluzione pacifica al conflitto, arrivando a presentare un piano di pace in dodici punti sul quale Mosca si è detta disponibile a parlare.

Fatto sta però che la visita amichevole di Xi a Putin il mese scorso, non controbilanciata da un analogo contatto col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha lasciato preoccupati i paesi occidentali. Ansioso di parlare a nome del continente, Macron sarà accompagnato, durante uno dei colloqui in programma con l’omologo cinese, dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il cui discorso, pronunciato giovedì 30 marzo, riflette l’irrigidimento in atto all’interno dell’Unione Europea nei confronti di Pechino: “Il modo in cui la Cina continua a reagire alla guerra guidata da Putin sarà un fattore determinante per il futuro dei rapporti tra Ue e Cina” ha detto in quell’occasione von der Leyen.

Mosca: con gli Usa siamo in fase di “guerra calda”

Durissime parole sui rapporti tra Russia e Stati Uniti sono state pronunciate questa mattina dal viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ai microfoni di radio Sputnik. “Attualmente – ha detto Ryabkov – ci troviamo in una fase di ‘conflitto caldo’ con gli Stati Uniti. Stiamo assistendo al coinvolgimento diretto di questo stato in una guerra ibrida con la Russia in varie modalità.

Alcune forme di questa guerra sono semplicemente senza precedenti, semplicemente non esistevano e non poteva esistere durante la guerra fredda”, ha detto il diplomatico osservando che ora “purtroppo si parla molto della minaccia di un conflitto nucleare”.

Secondo Ryabkov, “i nostri avversari americani sono assolutamente sconsiderati” sotto molti aspetti, mentre ” Russia sottolinea costantemente che non possono esserci vincitori in una guerra nucleare, e quindi non può essere scatenata”. Gli Usa, a detta di Ryabkov, “provocatoriamente stanno spostando la situazione più in alto sulla scala dell’escalation, accecati dalla loro convinzione assolutamente assurda e infondata nella capacità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia”.

“Questo è giocare con il fuoco nel vero senso della parola”, ha aggiunto il viceministro. Secondo Ryabkov, sarebbe un errore fatale per gli Stati Uniti sottovalutare la determinazione della Russia a “prendere tutte le misure, usare tutti i mezzi” per “difendere la propria sovranità, l’integrità territoriale e lo stato della Russia”.

(Redazione/9colonne)

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