Tutela dello sport in costituzione: vinto il secondo “set”, verso l’approvazione

L'aula della Camera dei Deputati durante il question time del presidente Giorgia Meloni.
L'aula della Camera dei Deputati in una foto d'archivio.

ROMA. – La proposta di legge costituzionale per l’inserimento dello sport in Costituzione vince anche il secondo set e compie un altro decisivo passo avanti per la vittoria finale. Il testo, già approvato dal Senato in prima lettura lo scorso dicembre, ha ricevuto l’ok unanime della Camera, e mancano ora solamente due passaggi senza modifiche (di nuovo Senato, poi di nuovo Camera, come previsto per le leggi di riforma costituzionale) per l’approvazione definitiva.

La pdl si compone di un unico articolo, che modifica l’articolo 33 della Costituzione, aggiungendo un nuovo ultimo comma, ai sensi del quale “la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

Tale formulazione riprende il testo che, nella XVIII Legislatura, fu approvato in prima e seconda lettura dal Senato, e in sola prima lettura dalla Camera, dove non concluse il suo iter in ragione dello scioglimento delle Camere. Non casuale, come ricordava la relazione introduttiva della proposta di legge, la scelta del verbo “riconoscere” che lascia trasparire la visione dell’attività sportiva come realtà “pre-esistente”, di cui la Repubblica è chiamata essenzialmente a prendere atto, offrendole al contempo tutela e promozione.

All’attività sportiva, con la tutela costituzionale, viene riconosciuto valore educativo, legato allo sviluppo e alla formazione della persona, ma anche valore sociale: lo sport, infatti, rappresenta spesso un fattore di aggregazione e uno strumento d’inclusione per individui o cerchie di soggetti in condizioni di svantaggio o marginalità del più vario genere, quali quelle di tipo socio-economico, etnico-culturale o fisico cognitivo.

Il diritto allo sport

Infine, lo sport ha una innegabile correlazione con la salute, specie intesa nella sua più moderna concezione di benessere psico-fisico integrale della persona, anziché come mera assenza di malattia. Il più soddisfatto per l’ok non può che essere Mauro Berruto, correlatore del provvedimento ed ex ct della nazionale azzurra di pallavolo, che sottolinea:

“Lo sport è un fatto sociale totale. Dunque, un fatto culturale, ovvero quella straordinaria espressione, insieme spirituale e fisica, capace di educare la testa prima del fisico. Tutto ciò richiede, come ogni allenatore sa bene, scienza e arte. Tecnica e ispirazione. Per questo la collocazione scelta, l’articolo 33, è quella ideale. Lo sport fra arte e scienza, che ‘sono libere’ come libero ne è il loro insegnamento. Ed è inoltre un ponte fra l’articolo 32 (diritto a cure e salute nella forma universalistica) e l’articolo 34, che tutela il diritto all’istruzione.

Ecco che allora il neonato ‘diritto allo sport’ non solo avrà necessità di politiche pubbliche per poter essere reso accessibile a tutte le cittadine e i cittadini, senza differenza di genere, età, orientamento sessuale, talento, abilità o disabilità, provenienza geografica, soprattutto di disponibilità economica. Perché non è un segreto che nel nostro Paese, nella stragrande maggioranza dei casi, fa sport solo chi se lo può permettere”.

(Redazione/9colonne)

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