Mattarella in Kenya: “Crisi climatica da governare, non c’è un secondo tempo” 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università di Nairobi
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università di Nairobi (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – Inizia parlando di Wangar Maathai, la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel e finisce con una sua citazione: “Non può esserci pace senza sviluppo; e non vi può essere sviluppo senza una gestione sostenibile dell’ambiente in uno spazio pacifico e democratico”.

E nel mezzo del suo intervento all’Università di Nairobi, ultima tappa della sua visita istituzionale in Kenya, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lancia un monito accorato, non il primo ma forse il più completo, sui rischi imminenti che corre il pianeta, ma soprattutto l’Africa, a causa della crisi climatica ormai in atto.

Un dibattito, che proprio “anche grazie alle azioni di Maathai oggi non è più appannaggio soltanto di scienziati e di politici, ma è questione che mobilita le coscienze a livello globale”. Oggi, spiega Mattarella, gli effetti del cambiamento climatico “si sono addirittura accelerati. Li avvertiamo in maniera più che significativa. Le conseguenze dell’innalzamento delle temperature medie sono gravi, ben documentate e si avvertono ovunque nel mondo. Il drammatico aumento delle ondate di calore, le inondazioni, la siccità, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari sono alcuni dei sintomi più evidenti”.

È necessario, ammonisce il capo dello Stato, “governare questi fenomeni, sfuggendo a una falsa alternativa tra rinuncia allo sviluppo o cristallizzazione dell’esistente”, e la risposta è “nella espressione sostenibilità. Ambientale, sociale, economica”.

Un “Programma per l’Ambiente” 

Mattarella elenca le conseguenze nefaste legate al cambiamento climatico, che riguardano ovviamente “una drammatica diminuzione della biodiversità” ma anche quelle “sulla dislocazione della specie umana su un pianeta che vede diminuire progressivamente le aree di insediamento. Si tratti dell’innalzamento delle acque nei mari – che pone a gravissimo rischio la sopravvivenza di numerose isole e delle popolazioni che le abitano – si tratti dell’allargamento progressivo dei fenomeni di desertificazione, si tratti di abbandono di aree marginali. Il fenomeno dei profughi “climatici”, oltre che di quelli dei conflitti, è drammaticamente davanti a noi”.

L’uomo è il primo responsabile, la cui “impronta sui cicli biogeochimici – da quello del carbonio a quelli dell’azoto e del fosforo, a quello dell’acqua e dell’ossigeno – tutti elementi fondamentali della vita, è determinante”. Per fortuna, spiega Mattarella, è aumentata anche la consapevolezza dei gravissimi rischi che l’umanità sta correndo “in primo luogo grazie all’opera delle Nazioni Unite nel quadro dell’Agenda 2030 e, soprattutto, del Programma per l’Ambiente” inaugurato tra l’altro mezzo secolo fa e che ha sede proprio a Nairobi “grazie ad una decisione coraggiosa e lungimirante del Primo Presidente del Kenya, Jomo Kenyatta”.

Verso un’economia decarbonizzata 

Mattarella cita il trattato vincolante per contrastare l’inquinamento derivante dalla plastica, il trattato appena approvato che intende proteggere entro il 2030 il 30% delle acque marine, ma ammette che “è difficile dire che tutto questo sia sufficiente, in segmenti della società e in alcuni Paesi non è presente il senso profondo dell’urgenza e della necessità di interventi incisivi”.

Quindi si rivolge ai giovani, e ai giovani africani in particolare perché di questa crisi “soprattutto in Africa se ne vivono le drammatiche conseguenze sulla povertà, la malnutrizione, l’accesso alla salute e le prospettive di crescita”. Per questo “la riduzione delle emissioni nei tempi e nelle modalità indicate dalla comunità scientifica costituisce un obbligo ineludibile, che riguarda tutti.

Non ci si può cullare nell’illusione di perseguire prima obiettivi di sviluppo economico per poi affrontare in un secondo momento le problematiche ambientali. Non avremo un ‘secondo tempo’. Se vogliamo lasciare alle future generazioni, a voi che mi state ascoltando oggi, un pianeta dove l’umanità possa vivere e prosperare in pace, dovremo compiere, tutti assieme, progressi decisivi nella transizione verso un’economia decarbonizzata”.

(Redazione/9colonne)

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