Stefano Spazzi e “Le luci di New York”

Stefano Spazzi in una foto d'archivio.

Personaggio poliedrico Stefano Spazzi, marchigiano, apprezzato in Italia ma anche all’estero. Punto di riferimento nel panorama nazionale del beat, attivissimo nella valorizzazione dell’italianità nel mondo ed anche stimato scrittore. Ha preso parte a numerose manifestazioni e rassegne musicali ed ha composto e interpretato diverse canzoni.

 

Stefano, come nasce la passione per la musica?

“Credo sia qualcosa che ho avuto sempre dentro ed aspettava solo l’occasione di rivelarsi in modo compiuto. Mi sono avvicinato alla musica molto presto, seppure in modo sostanzialmente giocoso e tutto sommato incostante. Con il primo anno di Liceo l’esigenza di raccontare in musica ciò che sentivo è esplosa definitivamente”.

 

Quali sono state le più importanti rassegne musicali a cui ha preso parte sia in Italia che all’estero?

“Su tutte, emozionalmente, mi viene da dire il Summer Festival al Teatro Ariston di Sanremo per il contesto e il palco che cambia il modo di percepire le cose e anche te stesso. Poi la recentissima manifestazione “Italia Eterna” a Mentone con invitati da varie parti del mondo nel segno della cultura italiana, l’Ancona Beat Festival evento cardine del genere durante il quale ho diviso il palco con artisti quali Ricky Gianco, Bobby Posner dei Rokes, Via Verdi, Gene Guglielmi. Ce ne sarebbero molte altre, i Music Day di Roma, il Beatles Day di Brescia e il Festival Internazionale di Digione”.

 

Queste esperienze cosa le hanno lasciato sul piano umano e professionale?

“Tantissimo, sia a livello di contatto con le persone che ho incontrato, sia a livello di scambio con gli altri musicisti. Credo che ognuno mi abbia dato o insegnato qualcosa”.

 

Sappiamo di una sua collaborazione molto intensa con gli Usa ed in particolar modo con l’AIAE (Association of Italian American Educators) di New York…

Sì, frutto del magico incontro con Josephine Maietta, presidente della A.I.A.E., figura di spicco della comunità italo-americana e stella di Radio Hofstra New York. Con lei è stata concepita l’operazione “Le Luci di New York” che mi ha portato alla composizione del brano omonimo. Poi Josephine ha avuto quello che ho sempre definito un colpo di genio individuando nelle luci non semplicemente quelle dei grattacieli ma sopratutto quelle della creatività degli italo-americani che con il loro talento hanno acceso gli Usa, dando il via così a una operazione culturale più ampia e strutturata. A seguito di ciò la stessa Josephine ha ideato un ciclo di trasmissioni TV Web in cui gli italo-americani più famosi, Deana Martin o Tony Lo Bianco per esempio raccontavano la loro storia, e la sigla era proprio “Le Luci di New York”. La canzone da lì ha preso il volo, è tutt’ora in radio, è stata trasmessa in occasione del Columbus Day, e nel 2021 in occasione delle commemorazioni per l’11/9. Il 13 maggio 2022 il brano mi ha dato l’onore di essere menzionato tra gli Heartfelt Thanks della A.I.A.E. presso il Consolato Generale d’Italia a New York”.

 

La canzone “Le luci di New York” è stata eseguita anche dal Maestro Vince Tempera…

“Sì, nel corso della sua tournèe negli Stati Uniti dello scorso novembre. La sera antecedente l’esibizione ho ricevuto una telefonata da Josephine la quale mi diceva che era in arrivo una grossa sorpresa e poi mi ha passato il Maestro Tempera con cui ho piacevolmente chiacchierato ma senza toccare l’argomento specifico. Il giorno dopo mi è arrivato un messaggio con il video dell’esecuzione del brano da parte di Vince Tempera e i suoi musicisti… inutile dire che è stata una grande soddisfazione e anche un’enorme emozione”.

 

E’ vero che fare qualcosa per gli italiani all’estero ha un sapore particolare?

“E’ un grande privilegio e una grande responsabilità, perché significa mettersi in contatto ed entrare in rapporto empatico con persone spesso da anni lontano dall’Italia alle quali si cerca di riportare l’atmosfera dei luoghi più cari che per molti possono sopravvivere solo nei ricordi. A fianco di questo c’è lo stimolo di confrontarsi con una realtà culturale dinamica ed in continua evoluzione”.

 

E le altre canzoni che ha composto? Ci racconta qualcosa?

“La prima che viene in mente è “Marta” incisa da Gene Guglielmi, il padre del cantautorato Beat, e gli Avvoltoi, il meglio della seconda ondata Beat, hit del 2019. “Abbracciami ancora” secondo progetto realizzato con la A.I.A.E. e nel cui video compare Josephine personalmente. Il cd “Una Rotonda per amare” che oltre alla title-track contiene una nuova versione di “Senigallia che” ed i cui proventi sono interamente devoluti all’AOS Associazione di assistenza ai malati oncologici. “Ancona Beat” canzone sui luoghi dell’anima che ha di fatto segnato la ripartenza di un movimento e poi “San Valentino” l’ultimo singolo”.

 

I cinque libri da lei pubblicati che tipo di gratificazioni le hanno dato?

“Sono stati una bellissima avventura in un campo diverso da quello musicale e mi hanno portato ad incontrare persone e storie eccezionali. “Beat in Rosa” è stato menzionato dal magazine Panorama tra i migliori libri di argomento musicale dell’anno 2018 e “Arcipelago Mod” ha vinto il Premio Macchina da Scrivere 2020”.

 

Prossimi progetti?

“I progetti sono molti, già in cantiere e direi piuttosto importanti, ma preferisco che sia il momento della definitiva realizzazione a rivelarli”.

 

Emilio Buttaro

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