Assange, la moglie Stella: “Punito chi smaschera i crimini, Italia e UE si mobilitino”

Manifestanti portano manifesti contro l'estradizione di Assange a Londra . Archivio.(ANSA)

MADRID. – “E’ un mondo sottosopra, quello in cui un uomo che si appella alle leggi viene punito per questo. Quello che non credono che Julian debba essere estradato e libero non credono in niente, nella democrazia, nella libertà, nell’accountability. Non credono in niente”.

È il grido di dolore lanciato dalla Camera dei deputati da Stella Morris, moglie di Julian Assange, il giornalista e programmatore da 4 anni in carcere in Gran Bretagna senza ancora una condanna per aver rivelato al mondo documentati statunitensi secretati riguardanti crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti durante i conflitti in Iraq e Afghanistan.

Il cosiddetto caso Wikileaks che ha diviso il mondo tra accusatori degli Usa e accusatori di Assange, ma che Stella Morris, ospite di un incontro alla Camera dei deputati, cerca di ricondurre su un altro binario: “Cercate – dice – di vedere non solo il personaggio ma anche l’uomo, e le sofferenze inflitte da un paese democratico”. La signora Morris spiega che Assange “ha mostrato come il più grande stato del mondo abbia violato esso stesso le regole democratiche, e ora senza nessuna sentenza è rinchiuso in un carcere di alta sicurezza”.

L’appello all’Europa

Quindi l’appello all’Europa: “Julian non ha violato alcuna regola pubblicando dall’Europa, è venuto qui per essere sicuro, per avere la sicurezza di parlare senza essere punito. Ma il Regno Unito, che al tempo faceva parte dell’Unione Europea, ha facilitato la sua arbitraria detenzione e dal 2019 è in un carcere britannico. l’Europa ha un dovere speciale di mobilitarsi perché è una cosa che vi colpisce direttamente, perché non è tollerabile che l’Italia e gli altri paesi siano considerati colpevoli allo stesso modo”.

Assange, secondo sua moglie, che è stata invitata in sua rappresentanza alla premiazione del premio Sacharov per i diritti umani del 2022, in cui il fondatore di Wikileaks è giunto tra i tre finalisti “ha semplicemente ricevuto da Chelsea Manning documenti che provavano crimini di guerra e li ha pubblicati: è stato uno dei più importanti scoop nella storia del giornalismo, con enormi conseguenze a livello globale. Ha cambiato la percezione di una guerra illegale”.

Proprio per questo, aggiunge, “è stato punito: perché si sappia che chi si comporterà di nuovo come lui in futuro pagherà un prezzo molto caro. Molti giornali hanno fatto editoriali scrivendo che quello contro di lui è un attacco contro la libertà di informazione, ma poi non pubblicano perché sanno che potrebbero essere i prossimi”.

(Redazione/9colonne)

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