Spagna, ‘Solo sì è sì’: maggioranza divisa in Aula sulla riforma del PSOE

MADRID — Tensione alle stelle in Aula tra i partiti del governo spagnolo. Come avevano fatto presagire lunghe settimane di polemiche, la cosiddetta legge del “solo sì è sì” ha provocato una delle situazioni più delicate per gli equilibri della maggioranza che sostiene Pedro Sánchez: un frangente tradottosi in un voto contrapposto tra Partito Socialista (PSOE) e Unidas Podemos sulla riforma proposta dai primi per “porre rimedio” all’effetto “indesiderato” delle riduzioni di condanne per reati sessuali scaturite dall’applicazione della legge.

Oggi erano infatti previsti al Congresso dei deputati discussione e voto sull’ammissione a dibattito dell’iniziativa socialista. Momento a cui i due partner di governo sono arrivati senza un accordo preliminare su una soluzione comune al problema, dopo una prolungata fase di tentativi di negoziato falliti. 

Alla fine, Sánchez e i suoi hanno ottenuto il primo “via libera” parlamentare, ma per farcela hanno dovuto appoggiarsi su una maggioranza alternativa, grazie voti degli arci-rivali del Partito Popolare e dei liberali di Ciudadanos, anch’essi parte dell’opposizione. Unidas Podemos e i gruppi regionali Esquerra Republicana ed EH Bildu, abituali sostenitori esterni dell’esecutivo, hanno invece votato contro.

La frattura in Aula si è consumata dopo un dibattito contraddistinto da toni durissimi. “Signori di Unidas Podemos, siamo stanche delle vostre prediche”, ha detto ad esempio Andrea Fernández, deputata del PSOE, “bisogna essere responsabili”.

“Oggi voterete insieme alla destra una riforma che significa tornare al passato”, ha replicato Lucía Muñoz, parlamentare di Unidas Podemos, “state tradendo tutte le donne di questo Paese”.

La votazione odierna si è conclusa con 231 voti a favore, 56 contrari e 58 astenuti: tra questi ultimi, si conta anche la presenza degli ultraconservatori di Vox. Subito dopo, la seduta è stata dichiarata chiusa per oggi, e sull’Aula del Congresso è calato un silenzio intriso di tensione.

Stando a diversi media, entrambe le formazioni del governo escludono che l’episodio di oggi possa portare a una sua caduta. Le crepe resesi manifeste, visto anche il ciclo elettorale previsto per questo 2023 alle porte (con regionali, municipali e generali), rischiano però di lasciare il segno.

Redazione Madrid

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