La diplomazia scientifica al servizio della crescita dell’Italia

vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, durante la Conferenza delle Addette e degli Addetti Scientifici e Spaziali 2023
Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, durante la Conferenza delle Addette e degli Addetti Ufficio Stampa Farnesiina)

MADRID. – Fin dall’antichità gli uomini si interrogavano su cosa ci fosse oltre il mondo conosciuto e visibile, un punto interrogativo che ha portato migliaia di scienziati e scienziate a spingersi sempre più oltre i confini della conoscenza. In fondo “conoscere lo spazio significa conoscere anche la nostra natura, come esseri umani”, ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, durante la Conferenza delle Addette e degli Addetti Scientifici e Spaziali 2023 dal titolo “La diplomazia scientifica al servizio della crescita dell’Italia”, in corso all’Università di Padova.

L’iniziativa, suddivisa in due giornate, è volta a promuovere il ruolo crescente del settore della ricerca scientifica e tecnologica per la competitività del Sistema Paese, valorizzando l’impegno del Governo nella promozione dell’innovazione italiana nel mondo anche a sostegno delle nostre imprese.

Con la ricerca si favorisce anche l’internazionalizzazione e, in quest’ambito, “le addette e gli addetti scientifici spaziali sono una risorsa a sostegno della competitività e dell’attrattività del paese e una porta di accesso alla ricerca, ai sistemi di ricerca nei paesi di avanguardia tecnologica”, come ha affermato il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina, Lorenzo Angeloni, una risorsa che “la Farnesina intende valorizzare”.

L’investimento nella rete degli addetti scientifici

Questa rete di scienziati e scienziate è stata incrementata di “oltre il 70% con un investimento senza precedenti per la promozione dell’eccellenza scientifica italiana e per il confronto con il mondo della ricerca”, ha spiegato Giorgio Silli, sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. In questo ambito, il settore spaziale balza all’occhio. “Lo spazio è il futuro in tanti settori”, ha continuato Tajani e proprio per questo è necessario “investire e credere di più”. Sì, perché “non c’è progresso se non c’è scienza e non c’è spazio”.

L’Italia può regalare all’estero tanto del suo sapere e Tajani lo sa bene: “c’è voglia di Italia nel mondo”, ha ripetuto in diversi suoi interventi, e l’ambito spaziale e scientifico non sono da meno. Grazie ai numerosi addetti e addette scientifici spaziali, la ricerca può mettersi a disposizione per una crescita non solo nazionale, ma globale. Scienziati e scienziate italiane sono, secondo Tajani, “una parte importante del mosaico della nostra politica estera” perché ci permettono di “far conoscere ancora meglio quello che è il nostro paese attraverso donne e uomini che operano nel settore della scienza”.

Una presenza italiana globale, quindi, che non riguarda solo il mondo della cultura, ma anche quello della scienza e, in particolare, dello spazio. “Il lavoro svolto da addette e addetti scientifici è a sostegno del nostro sistema Paese e a sostegno delle nostre imprese”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Si rivela importante, secondo Urso, mettere al centro dell’attività imprenditoriale la tecnologia e l’innovazione per affrontare le due transizioni a cui il mondo si sta affacciando, “quella ecologica e quella digitale”.

Il ruolo delle donne

L’impegno e la ricerca portate avanti dagli addetti scientifici e spaziali italiani è mutata anche in rapporto alle dinamiche di genere. In capo alla conferenza si è posta, infatti, una tavola rotonda sul tema “Scienza e innovazione: non è una questione di genere” sul ruolo femminile nella scienza. “Le materie scientifiche si tingono sempre più di rosa e questo è un vantaggio per il nostro sistema paese”, ha dichiarato la rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli.

E di questa tinta rosa fanno parte anche le cinque ricercatrici che, da altrettanti paesi del mondo, si sono aggiudicate il premio scientifico “Science, she says”. Quindi, la scienza è una questione di genere? Sì, secondo Amalia Ercoli Finzi, ingegnera aerospaziale al Politecnico di Milano, secondo cui “le donne sono più brave degli uomini”. “Ci vuole un’apertura da parte della comunità per accogliere questo desiderio delle donne di essere presenti, capaci e riconosciute nei loro meriti – ha continuato Ercoli Finzi – A questo successo, di quando le donne avranno la parità assoluta, devono collaborare sia le donne che gli uomini”.

Il genere e, soprattutto, l’apertura verso il genere femminile, è importante anche per le altre ospiti della tavola rotonda, brillanti scienziate e ricercatrici dai curricula internazionali. Antonella Viola (immunologa docente Unipd e divulgatrice scientifica), Piera Levi-Montalcini, Chiara Montanari (prima italiana capo spedizione in Antartide) e Cinzia Zuffada (presidente Italian Scientists and Scholars of North America Foundation) hanno portato i loro risultati di ricerca e le loro avventure internazionali al centro della discussione, dichiarando come, secondo tutte loro, un contributo femminile al mondo scientifico sarebbe determinante per una ricerca di successo.

“In un mondo del lavoro prettamente maschile, le donne portano un pensiero diverso e per definizione portano innovazione”, ha dichiarato Montanari. E questa innovazione è stata premiata, oggi, al termine della tavola rotonda con la consegna del premio scientifico istituito dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le premiate sono cinque ricercatrici, tutte under 40, provenienti da Brasile, Repubblica Popolare Cinese, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Questi sono passi avanti importanti nel mondo scientifico ma, come ha sottolineato Mapelli, “la strada è ancora lunga”.

(Redazione/9colonne)

 

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