Il reddito di cittadinanza cambia nome e faccia: arriva Mia

Cartello sul reddito di cittadinanza presso l'ufficio postale centrale in via Alfieri, Torino,
Cartello sul reddito di cittadinanza presso l'ufficio postale centrale in via Alfieri, Torino, 6 marzo 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – A fine anno potrebbe diventare un ricordo il reddito di cittadinanza così com’è stato concepito fino ad adesso, a favore di una nuova creazione del governo: Mia. Stando a quanto si legge nella bozza di testo sul nuovo sussidio contro la povertà, Mia (Misura di inclusione sociale) sostituirà il Reddito di cittadinanza a partire dal 2024, mentre sarà possibile ancora fare richiesta per la vecchia misura fino al 31 agosto.

La bozza della riforma

Per ora è stata predisposta una bozza, da parte del governo, di dodici articoli. Questo progetto di riforma prevede una suddivisione in due macro categorie delle famiglie beneficiarie: da un lato ci saranno i nuclei con over 60, minori o disabili, dall’altro quelle senza queste categorie. Inoltre, anche i minorenni con almeno 16 anni saranno tenuti all’obbligo di partecipazione attiva, che sia tramite la formazione o il lavoro, nel caso in cui non siano impegnati in un percorso di studi, dal momento che questo si estende a “tutti i componenti il nucleo familiare maggiorenni ovvero minorenni che abbiano adempiuto agli obblighi scolastici”.

Secondo il sottosegretario al ministero dell’Economia, Federico Freni, intervenuto ad Agorà Rai 3, “il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva. Quindi, ovviamente, non è una retromarcia. Si era detto che si sarebbe cambiato il reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole. E questo si sta facendo”. “Con il MIA – conclude – ci sarà, entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e reddito di cittadinanza”.

Le reazioni di INPS e CGIL

Non hanno tardato ad arrivare le reazioni a questa bozza. Il presidente dell’INPS Pasquale Tridico da un lato sottolinea come “per i cosiddetti non occupabili cambia poco, il reddito di cittadinanza si conferma essere fondamentale come contrasto alla povertà. C’era da fare un lavoro sulle politiche attive, su tutto ciò che c’è attorno alla misura e questo mi sembra che vada nella giusta direzione”.

Dall’altro lato, secondo il presidente dell’ente previdenziale, “il reddito minimo è una misura prevista dall’Unione Europea, tutti coloro che stanno al disotto di una certa soglia devono avere un reddito. L’Italia dovrà fare i conti con le direttive della Commissione Europea sul reddito minimo, consentire a coloro che pur non trovando il lavoro perdono il reddito. Mi sembra effettivamente una grande criticità”. Ha anche aggiunto come l’Italia abbia “tanti inattivi”, mentre i “progetti di inclusione” spesso “non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego”.

La CGIL, per bocca della segretaria confederale Daniela Barbaresi, si dice invece “preoccupata e perplessa” dalla bozza, sottolineando come “non condividiamo il metodo e il merito. Non siamo stati chiamati su una partita importante che richiederebbe un confronto approfondito”. Barbaresi aggiunge poi che “la povertà è un fenomeno complesso, non basta la presa in carico dal punto di vista economico. C’è il disagio abitativo, la povertà educativa, ci vuole una presa in carico complessiva. Andrebbe poi chiarito l’aspetto economico. Dalla prima lettura il giudizio non è positivo”.

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