Euprepio Padula: “Non ho mai smesso di sognare”

MADRID. – Mentre lo vediamo arrivare pensiamo che Euprepio Padula è una di quelle persone che occupano lo spazio. Lo fa con una semplicità che emana sicurezza, al contrario di tanti altri che, per quanto cerchino di evitarlo, vengono invece ingoiati dallo spazio fino a scomparirvi dentro. Impossibile immaginare oggi il bambino vissuto ieri in una famiglia povera della campagna pugliese, né l’adolescente che viveva la propria omosessualità in un mondo profondamente maschilista.

-Sono nato in un paese di 30mila abitanti nella provincia di Brindisi -inizia a raccontare con la tranquillità di chi, lungi dal nascondere un passato difficile, lo ricorda con orgoglio- mia nonna, da parte di mamma, è morta a 42 anni, pare per un’infezione a un molare lasciando 12 bambini-.

Lo ascoltiamo senza fiatare, pensando alle coincidenze con nostra nonna, anche lei morta a 42 anni di parto al dodicesimo figlio. Una bambina, che è andata via con lei. Era l’Italia di quegli anni, l’Italia in cui il fascismo mandava i giovani a morire in guerra e le donne a fare figli anche fino a morirne.

Continua: -Mio nonno, rimasto solo, ha dovuto dare i bambini in affidamento e così mia madre ha iniziato a lavorare a 10 anni come cameriera in casa di una famiglia ricca e nobile nella quale dopo è rimasta come cuoca. Nonostante ciò, mamma era sempre sorridente, non si lamentava mai, e quel sorriso mi ha guidato e mi guida ancora, ha dato ali alle mie emozioni e ambizioni. Mamma è stata senza dubbio la persona più importante della mia vita e continua ad esserlo, anche adesso che è morta. Mio padre veniva da una famiglia di agricoltori. Erano poveri, a volte era difficile anche mangiare, e non posso dire che la mia infanzia sia stata felice. Tutt’altro. Ma, invece di deprimermi, quella situazione mi ha spinto ad avere ambizioni, a sognare. Ho sognato fin da quando sono nato e ho avuto la fortuna di avere una madre che mi sosteneva e mi ha sempre detto che sarei riuscito ad andare avanti, che avrei lasciato il mio paese, che il mio futuro sarebbe stato diverso-.

 

 

Mentre la descrive ci appare vivida l’immagine solare di questa mamma che la vita non ha mai piegato e che ha capito fin da subito che suo figlio era diverso. Lo percepiva dai dipinti che faceva nelle ore libere, dalle poesie e dai racconti che scriveva, lo leggeva nei suoi occhi. Ha sempre saputo che quel paese non era il suo posto e che doveva aiutarlo a cercare altrove il suo domani. E lo sapeva anche Euprepio che, ricordando, confessa:

-A volte mi sentivo una specie di marziano e mi chiedevo perché mai fossi nato in quel paese-.

Ma forse era proprio lì che doveva nascere per poi sviluppare le doti, la determinazione che lo hanno portato al successo. Capì fin da piccolo, che lo studio era la sua salvezza e ci si è dedicato con tanto affanno da riuscire ad arrivare all’Università sempre con borse di studio.

-Mi sono laureato in giurisprudenza, una facoltà che ho studiato in tre anni e mezzo perché avevo ansia di iniziare a lavorare, ad essere indipendente-.

E ci è riuscito. Subito dopo la laurea è entrato nell’IBM, come avvocato in una direzione commerciale, capendo, però, fin da subito, che non era fatto per lavorare in un’impresa così grande.

Poi, a soli 26 anni il grande salto: la Spagna, il paese che ha cambiato la sua vita.

-Credo molto negli incontri che segnano la tua vita, la modificano e cambiano il tuo futuro. Con i soldi risparmiati durante il primo anno di lavoro mi sono concesso una vacanza a Budapest e Vienna e a Budapest ho conosciuto un ragazzo spagnolo. La cultura spagnola mi aveva sempre attratto, ammiravo Almodovar, García Lorca, Picasso. Ci siamo innamorati e abbiamo capito che era un rapporto importante per cui lui ha cercato lavoro in Italia e io in Spagna. L’ho trovato prima io e sono venuto qui, contrattato da una compagnia di headhunter. Non l’avevo mai fatto ma al mio datore di lavoro piacque il mio profilo, la mia fame di fare e mi ha dato un’opportunità che mi ha portato successo e guadagno e grazie alla quale sono oggi chi sono-.

È ovvio che l’esperienza del datore di lavoro gli permise di vedere le qualità che aveva Euprepio e che erano sconosciute anche per lui. Quel “don de gentes” al quale, dopo più di vent’anni, ha dedicato un libro.

La sua storia continua ad affascinarci.

-Ero arrivato in Spagna giovane e con la classica valigia di cartone e mi trovai a lavorare nel management, nella ricerca di dirigenti, in un mondo di adulti. Fu il cambiamento professionale più significativo della mia vita. Anche lì, il caso, la fortuna mi vennero incontro. Il mio primo cliente fu Giovannino Agnelli, il nipote del famoso Gianni, quello che, se un cancro al pancreas non l’avesse stroncato all’età di 33 anni, sarebbe stato il suo erede. La sua impresa era la Piaggio e dopo quel primo incontro capii che avevo una capacità innata di comunicare con lo stesso rispetto e la stessa tranquillità con persone molto importanti e altre che lo erano molto meno-.

Divenne direttore della Spagna, poi del Sudamerica e di parte dell’Europa in una carriera che avrebbe potuto continuare senza interruzioni.

-A un certo punto mi accorsi che volevo dedicarmi anche ad altro, alla pittura, alla scrittura, ma i ritmi del lavoro non me lo permettevano-.

 

 

Nel 2005 lascia il lavoro e fonda una sua compagnia nello stesso settore: Padula & Partners. Si riappropria del suo tempo e incomincia a restituire il giusto spazio ad altri talenti. Dipinge, opere molto belle, grandi, in cui i colori si mescolano a volte violenti, blu cobalto, giallo oro, a volte delicati, grigio tenue, rosa cipria, che emanano emozioni diverse. E scrive, un libro che si legge d’un fiato: “Don de gentes”.

Ci chiediamo e gli chiediamo quale potrebbe essere la miglior traduzione all’italiano di quel titolo.

-Non esiste. Neanche in inglese. Don de gentes, espressione che trovo molto bella, riunisce molte qualità, empatia, simpatia, carisma, capacità di instaurare rapporti con gli altri in maniera efficace-.

Alla presentazione tante persone con alti incarichi nel mondo politico ed economico dicono apertamente che il loro successo è in gran parte opera di Euprepio Padula che li ha aiutati a perdere le paure, a inseguire i propri sogni, ad essere generosi, a saper ascoltare. Caratteristiche, queste ultime, che non è facile trovare in chi detiene posti di potere. Quando esprimiamo questo nostro pensiero sorride:

-Il vero potere non ha bisogno di prepotenza. Senza dubbio ci sono persone così ma in genere sono mediocri e cercano in quel modo di sentirsi importanti. Altri, i veri leader, sono umili, educati, rispettosi degli altri, così come lo era Giovannino Agnelli. Purtroppo, il settore in cui si percepisce un abbassamento di livello in quanto a leadership è quello politico, e parlo a livello internazionale-.

Nel suo libro Padula sembra fare un’eccezione per Pedro Sánchez di cui riconosce le doti da leader.

-Sánchez può fare tanti errori e spesso non sono d’accordo con le sue decisioni, ma ha dimostrato di avere le qualità di un leader quando, dopo essere stato praticamente cacciato dal partito, invece di lasciarsi abbattere è risorto come una fenice riconquistando non soltanto la sua posizione ai vertici del partito ma diventando anche presidente del Governo. L’errore dell’opposizione, a mio parere, è quello di volerlo sfidare usando le sue stesse armi senza averle. Sánchez ha una grande capacità di comunicazione, è un animale politico così come lo è Giorgia Meloni. Dobbiamo essere capaci di riconoscere i meriti anche nelle persone che non ci piacciono politicamente-.

 

 

Don de gentes offre molti consigli a chi, sia quale sia la sua posizione nel mondo del lavoro o nella società, aspira a migliorarla, ad essere un vero leader. Vi si legge che ogni persona può trovare dentro di sé e alimentare il suo don de gentes.

Per esperienza propria pensiamo che le donne spesso siano più capaci di empatia, simpatia, capacità di comunicazione e di collaborazione in un concetto orizzontale del potere. Lo commentiamo ed Euprepio conferma senza esitazione questa nostra sensazione.

-Nella mia vita ho imparato quasi esclusivamente dalle donne, i miei modelli sono sempre stati donne, da mia mamma alle professoresse, tutte mi hanno messo le ali. Ricordo sempre la professoressa Marisa Majorano, di lettere e filosofia del liceo. Era bionda, piccolina ma con un carattere di ferro. I miei temi erano duri, quando penso alla mia scrittura di quegli anni sento che mi piacerebbe ritrovare la forza di quelle parole. La professoressa li leggeva con attenzione e mi spronava a continuare. È stata una fiamma costante per la mia creatività, per la mia necessità di trasferire nelle parole la mia vita, le mie opinioni. Curiosamente gli uomini hanno sempre cercato di tagliarmi le ali mentre le donne me le hanno date e sì, sicuramente le leader hanno una visione più orizzontale del potere senza che ciò significhi debolezza-.

Negli ultimi anni Euprepio Padula è diventato una figura mediatica con programmi in varie televisioni pubbliche e private e uno nella radio nazionale.

-L’attività mediatica, così come spesso è accaduto nella mia vita, è iniziata per caso. Sette anni fa mi chiamarono alla tv la Sexta come esperto in leadership per analizzare il profilo di alcuni leader spagnoli e fu l’inizio di una nuova tappa molto bella. Da ragazzino avevo sognato molte volte di essere giornalista e anche questo sogno si sta compiendo-.

Un anno fa si è sposato con un altro giornalista televisivo, Míchel Arroyo, originario di Donosto e da poco sono tornati dalla luna di miele. La felicità per questo amore che, ci confessa, è arrivato dopo molte relazioni finite nel nulla, illumina gli occhi, il viso, irradia da tutta la sua persona. Padula è oggi un attivista e un punto di riferimento per tutta la comunità LGBTQI+.

 

 

 

-In passato, quando vivevo in Italia, è stato molto duro vivere la mia omosessualità. In quell’epoca, in una famiglia povera e in una società maschilista e patriarcale, essere gay era visto quasi come una malattia, un’anomalia. Ho vissuto brutti momenti ma non sono mai stato un attivista che andava a manifestazioni ecc. Il mio attivismo l’ho espresso in altri modi, limitandomi ad essere me stesso, con molta naturalità, in ambienti profondamente maschilisti, patriarcali ed eterosessuali. Negli ultimi anni, grazie alla mia presenza mediatica, faccio quello che posso per continuare a difendere i nostri diritti che, contrariamente a quanto si possa pensare, sono sempre a rischio e per i quali bisogna lottare giorno dopo giorno senza dare nulla per scontato. Io continuerò a farlo e a dare voce a chi non ha voce-.

Molte sono le battaglie che Euprepio porta avanti, spesso in sordina, per aiutare chi ne ha maggiormente bisogno. Lo fa sostenendo varie organizzazioni, tra queste Mensajeros de la Paz che dirige Padre Ángel, un uomo al quale lo lega un profondo rapporto di rispetto ed amicizia. Mensajeros de la Paz, nata per dare sostegno ai bambini più poveri, si occupa oggi di offrire un aiuto degno a tutte le persone meno privilegiate.

È evidente che né il successo, né la posizione economica hanno soffocato in Euprepio Padula il ricordo di quel bambino che viveva in una casa in cui non era facile portare il cibo in tavola tutti i giorni. Non lo dimentica perché sa che se quel bambino morisse scomparirebbe la sua parte migliore, perché sa che è grazie a lui se riesce ad affrontare la vita con ottimismo e soprattutto che è grazie a lui se oggi come ieri ha ancora tanta voglia di sognare.

Mariza Bafile

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