Ucraina: occhi puntati sulla battaglia di Bakhmut. E la Nato pensa ai jet

Il secretario generale della Nato Jens Stoltenberg pronuncia un discorso durante il Consiglio dei ministri della Difesa nel quartiere centrale a Bruxelle nel Febbraio 2018. /(AFP / JOHN THYS)

MADRID. – La battaglia per Bakhmut si conferma il nodo al momento cruciale del conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina. Sulla conquista di questa città del Donbass, quasi equidistante tra Donetsk e Lugank, è ormai palese che il Cremlino riponga la speranza di rinvigorire il morale oltre che delle proprie truppe, provate da un anno di successi mancati, anche di una popolazione che nonostante l’asfissiante controllo dei media potrebbe mostrare un primo, deciso scollamento col suo “padre padrone” a causa dell’immane tributo di sangue fino ad oggi richiesto dall’invasione del paese confinante.

Le testimonianze che si succedono dalla prima linea parlano di un esercito russo che avanza a testa bassa, incurante delle perdite, esercitando una pressione che – sebbene non ci siano conferme ufficiali in tal senso – potrebbe indurre i difensori a pianificare una ritirata. Un indizio di ciò potrebbe essere la decisione delle forze di Kiev di far saltare uno dei ponti che, se conquistati, favorirebbero l’ulteriore avanzata dell’armata di Mosca. Lo stato maggiore ucraino, in ogni caso, continua a negare l’intenzione di abbandonare la città, nonostante sei mesi di pesanti combattimenti e, secondo quanto riferito questa volta da fonti dirette, le scorte di munizioni, viveri e medicinali in forte diminuzione.

L’offensiva decisiva è vicina?

È del resto proprio a Bakhmut che potrebbe focalizzarsi il tanto temuto “attacco in grande stile” sul quale negli ultimi giorni Kiev ha a più riprese lanciato l’allarme sostenendo che il Cremlino stia concentrando enormi quantità di uomini e mezzi per catturare la città prima del primo anniversario dell’invasione, il 24 febbraio.

Secondo gli analisti del ministero della Difesa britannico, inoltre, negli ultimi tre giorni le forze del Gruppo Wagner, una delle unità d’élite dell’esercito invasore, avrebbero messo a segno una serie di ulteriori, ma importanti strategicamente, piccoli progressi intorno alla periferia settentrionale della città contesa. Nelle loro mani sarebbe ora finito anche il villaggio di Krasna Hora. “Tuttavia – sottolineano inoltre gli analisti di Londra – l’avanzata tattica russa farebbe pochi progressi a sud della città, che gli ucraini continuano a difendere.

A nord, nel settore Kremina-Svatove dell’Oblast di Lugansk, le forze russe continuano i loro sforzi offensivi, anche se ogni attacco locale rimane su una scala troppo piccola per ottenere un significativo sfondamento. Nel complesso, l’attuale quadro operativo suggerisce che le forze russe hanno l’ordine di avanzare nella maggior parte dei settori, ma non hanno accumulato una potenza di combattimento offensiva sufficiente su un determinato asse per ottenere un effetto decisivo”.

Kiev chiede armi e munizioni

È in questo contesto che Kiev continua a chiedere con forza il sostentamento da parte della Nato di armi e munizioni. Dopo i carri armati, adesso non è più tabù nemmeno l’argomento riguardante la fornitura di jet da combattimento all’Ucraina: proprio questa settimana i membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico sono riuniti a Bruxelles, nel tentativo di accelerare le loro consegne di armi e munizioni all’Ucraina.

Al momento in lista ci sono artiglieria, veicoli corazzati, carri armati e sistemi di difesa aerea, ma il timore di venire coinvolti nel conflitto blocca molti alleati per quanto riguarda l’aviazione tanto che diverse delegazioni hanno assicurato che “nessuna decisione è prevista per oggi per quanto riguarda gli aerei da combattimento”.

Da parte sua, però, il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, afferma che “Il sostegno all’Ucraina si è evoluto dall’inizio del conflitto. Verrà discussa la fornitura di aerei da combattimento. Questo richiederà tempo e le priorità a breve termine sono le munizioni e gli armamenti promessi con carburante e pezzi di ricambio”.

Svezia e Finlandia: verso l’adesione alla Nato

Stoltenberg ha inoltre affrontato il tema della richiesta di Svezia e Finlandia di aderire alla Nato, assicurando di star “lavorando sodo” per ottenere “il più rapidamente possibile” le ultime ratifiche all’adesione da parte di Turchia e Ungheria, che al momento hanno posto il veto. Incontrando i giornalisti a Bruxelles, il segretario generale non ha escluso la possibilità di protocolli di adesione separati per i due paesi nordici. “La questione principale non è se le adesioni di Finlandia e Svezia vengano ratificate insieme, ma che vengano ratificate entrambe il prima possibile”.

Sia Svezia che Finlandia hanno ribadito a più riprese di temere la politica espansionista del regime di Putin. Rende bene l’idea del clima che si respira in Svezia il fatto che il rafforzamento della protezione civile sia tornato in cima all’agenda dopo l’invasione dell’Ucraina. In questo caso i compiti specifici dell’organizzazione sono quelli mirati a permettere alla popolazione di resistere in caso di conflitto. Gli effettivi della protezione civile svedese erano 404.218 al 31 dicembre 2022, il 16% in più rispetto a giugno. Soldati professionisti e riservisti, dipendenti pubblici, autisti di autobus o assistenti all’infanzia, tutti hanno ricevuto il loro “incarico di guerra”.

Tornando al summit della Nato, a questo partecipa anche il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, il quale ha ribadito che gli Usa “Forniranno agli ucraini i mezzi per resistere e avanzare durante la controffensiva di primavera”. Il funzionario americano ha insistito su artiglieria, difesa contraerea e carri armati, ma non ha menzionato gli aerei da combattimento nelle forniture di armi. (9colonne/Voce)

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