La Corte Suprema conferma l’interdizione dai pubblici uffici per Junqueras

Il Vice-presidente della Catalogna, Oriol Junqueras. EPA/Quique Garcia

MADRID — Interdizione confermata. È arrivato in mattinata il nuovo verdetto della Corte Suprema spagnola sulle situazioni penali dell’ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras e altri otto leader indipendentisti dopo la riforma del codice penale che ha soppresso la ‘sedizione’, il più grave dei reati attribuiti ad alcuni di loro per i fatti del 2017. Nel caso del fu numero 2 di Carles Puigdemont e altri tre assessori regionali di quel tempo, Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa, il tribunale ha appunto mantenuto la proibizione di partecipare ad elezioni ed esercitare cariche pubbliche fino al 2030 o 2031, a seconda dei casi.

La revisione delle sentenze emesse sul caso del cosiddetto ‘procés’ nel 2019 era attesa da quando, a dicembre scorso, i partiti del governo (Partito Socialista e Unidas Podemos) sono riusciti, in accordo con il partito di Junqueras, Esquerra Republicana, a far approvare la discussa riforma del codice penale su sedizione e malversazione: una novità accolta positivamente da una parte dell’indipendentismo e presentata come necessaria per “omologare” la legislazione penale spagnola a quella di altri Paesi europei e per alimentare un clima di “convivenza” in Catalogna.

Il risultato del riesame delle sentenze è che ora Junqueras, Romeva, Turull e Bassa risultano condannati per disubbidienza in concorso con malversazione, mentre l’ex numero 1 del Parlamento catalano Carme Forcadell e gli ex assessori Joaquim Forn e Josep Rull sono ora condannati per disubbidienza. Agli attivisti Jordi Sànchez e Jordi Cuixart è invece adesso attribuito il reato di disordini pubblici.

Tutti e nove sono usciti dal carcere nel 2021 per gli effetti di un indulto parziale concesso dal governo di Pedro Sánchez.

Alla luce della revisione delle condanne, Junqueras rimarrà interdetto dai pubblici uffici fino al 17 luglio 2031, Romeva e Turull fino al 5 luglio 2030 e Bassa fino al 10 ottobre 2031.

Nella nuova sentenza, la Corte Suprema ha avvertito che la soppressione del reato di sedizione ha creato un “vuoto normativo” per perseguire penalmente fatti come quelli avvenuti nel 2017, quando il governo catalano organizzò un referendum non autorizzato sulla secessione della regione e il Parlamento approvò un quadro legislativo per favorire unilateralmente l’indipendenza.

Commentando la notizia con giornalisti, Junqueras ha sostenuto che la sentenza costituisce una “prova” del fatto che la riforma in sé è “un successo della democrazia”, perché i giudici hanno detto che “l’indipendentismo non violento non può essere perseguitato”.

Junqueras ha aggiunto che la Corte Suprema è tornata, tuttavia, a tentare di “distorcere il diritto e lo spirito delle leggi” in cerca di una “vendetta” contro il secessionismo, ma che “ogni volta che lo fa”, la causa degli indipendentisti stessi viene “rafforzata”.

Redazione Madrid

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