Cospito, il legale teme il peggio: “È scontato che morirà”

Il presidio anarchico a sostegno di Alfredo Cospito organizzato in piazza Duca d'Aosta, a Milano si è trasformato in un corteo, 03 febbraio 2023. Circa un centinaio di persone sfilano guidati in testa da uno striscione nero con la scritta bianca "Contro il 41bis - Per un mondo senza galere. Libertà per tutte e tutti". ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

ROMA. – “Sabato entrerà in carcere il nostro medico e vedremo cosa ci dirà una volta che avrà accesso alle cartelle cliniche. Non essendo un medico, non saprei: vedo una persona molto provata”. Così in conferenza stampa alla Camera Flavio Rossi Albertini, avvocato di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41 bis, da oltre 100 giorni in sciopero della fame. “Do quasi per scontato che muoia” afferma il legale, visibilmente sfiduciato, rimarcando: “Ma è possibile che oggi un anarchico possa morire in carcere?”.

Dopo la pronuncia di ieri da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha respinto l’istanza di revoca del 41 Bis, si attende ora la Cassazione che si riunirà il 24 febbraio per decidere in merito: “Attendiamo – afferma l’avvocato – una decisione è stata emessa dall’esecutivo e l’altra deve essere compiuta dall’autorità giudiziaria, per cui teoricamente vi è un’indipendenza di giudizio e non dovrebbe esserci un’interferenza tra le due decisioni. Poi non so dire, attendiamo il 24”.

Terminerà lo sciopero della fame solo con la revoca del 41-bis

Rossi Albertini sgombera poi il campo dai dubbi sui motivi per cui l’anarchico sta conducendo questa battaglia: “Lo diciamo in maniera chiara: se venisse revocato il 41Bis, Cospito smetterebbe lo sciopero della fame. Poi la lotta che lui ha intrapreso è anche contro il 41Bis: se si ritiene che sia illegittimo uno strumento meramente afflittivo contro uomini e donne, è normale che non lo è solo per lui ma anche per gli altri esseri umani che sono sottoposti allo stesso regime”.

Neanche una misura provvisoria, che tenesse conto dell’incompatibilità attuale tra le sue condizioni di salute e lo stato di detenzione, potrebbe far desistere l’anarchico dallo sciopero della fame: per questo, spiega il suo legale, non è stata presentata alcuna istanza in tal senso.

Accanto all’avvocato di Cospito c’era Luigi Manconi, ex senatore ed ex presidente della Commissione straordinaria per la promozione e la tutela dei diritti umani, in prima fila da anni sul tema delle carceri: “Penso – spiega – che il ministro Nordio, e con lui il governo, abbia voluto assumere una decisione politica: per settimane hanno costruito l’immagine di un assalto allo stato democratico da parte degli anarchici, e dopo che era stato inventato questo ‘nemico’, dopo che era stata simulata una guerra, hanno deciso di assumere nei confronti dell’anarchico detenuto un provvedimento di natura politica, sottraendosi anche un’ipotesi molto seria e molto razionale avanzata dalla

Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che aveva proposto che Cospito andasse in un altro regime detentivo, meno afflittivo e meno punitivo, quale quello dell’alta sicurezza, dove la censura avrebbe comunque ottenuto l’obiettivo che si vuole ottenere, cioè recidere e impedire i rapporti tra la persona detenuta e l’organizzazione criminale esterna. Così si sarebbe potuto fare, così non si è voluto fare”.

“Pessimista”, si dice Manconi sull’esito della vicenda, sottolineando però: “La Cassazione ha mostrato perlomeno un po’ di attenzione per le condizioni estreme in cui si trova Cospito: ha anticipato per due volte consecutive la data dell’udienza dove si prenderà questa decisione. L’ho trovato un segnale incoraggiante, che non garantisce nulla ma se non altro non conferma quella sensazione di sordità totale che le istituzioni finora hanno espresso”. “C’è una vita che può essere salvata, tutto ciò che non si fa per farlo – avverte Manconi – è un peccato davanti a Dio e agli uomini”.

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