Mattarella celebra il ricordo delle Foibe: “Mai avere paura della verità”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”. (Ufficio Stampa Presidenza della Repubblica)

ROMA.- “Sono passati quasi 20 anni da quando il parlamento ha istituito il giorno del ricordo, dedicato al percorso di dolore inflitto agli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Vessazioni che conobbero eccidi e stragi, con un carico di dolore e di sangue. Prevaricazioni, eccidi, esodo forzato costituiscono parte integrante della storia del nostro paese, le loro sofferenze non potranno mai essere sottovalutate e accantonate”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso al Quirinale per le celebrazioni del Giorno del Ricordo.

Secondo Mattarella “la legge del 2004 ha avuto il merito di rimuovere definitivamente la cortina di indifferenza che per troppo tempo ha avvolto le vittime della repressione comunista titina. Negli ultimi anni la ricerca storica ha fatto grandi passi avanti. Le violenze anti italiane non furono episodi di vendetta sommaria, ma rispondevano a un piano preordinato di espulsione della presenza italiana. Nessuno deve aver paura della verità: la verità rende liberi, le dittature falsano la storia manipolando la memoria nel tentativo di imporre la verità di stato”.

Ribadendo “lo stupore e la condanna per inammissibili tentativi di negazionismo e giustificazioni”, occorre ricordare che “è l’indifferenza che genera rimozione e oblio” ha detto Mattarella, spiegando che “il nazionalismo esasperato basato sulla repressione della minoranza produce inevitabilmente la repressione e la guerra, la prepotenza e l’uso della forza non producono mai pace e benessere. La civiltà del dialogo, del diritto internazionale e della democrazia è l’unica strada, come ci insegnano oggi l’invasione dell’Ucraina, il tentativo di riportare indietro le lancette della storia”.

Meloni: “È finita la congiura del silenzio”

“La memoria delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è stata per troppi anni vittima di una vera e propria congiura del silenzio – afferma la premier Giorgia Meloni -. La Repubblica ha ricucito questa pagina dolorosa della storia nazionale con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituisce la solennità civile che celebriamo oggi e che impegna le Istituzioni a promuovere la conoscenza di quei fatti, a valorizzare il contributo degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia allo sviluppo sociale e culturale dei territori dell’Adriatico orientale e a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti sul territorio nazionale e all’estero.

È la ragione per la quale ho voluto istituire a Palazzo Chigi uno specifico Comitato di coordinamento delle celebrazioni legate a questa giornata, allo scopo di garantire una più efficace programmazione delle iniziative e delle cerimonie proposte e organizzate dalle Amministrazioni in occasione del 10 febbraio. Il ringraziamento del Governo va agli esuli e ai loro discendenti per l’insostituibile opera di testimonianza e a tutte le Associazioni, le Fondazioni, le Società e i Comitati che portano avanti la memoria di quei fatti e lavorano instancabilmente alla ricerca, alla documentazione e alla divulgazione.

I nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia sono ‘italiani due volte’ e custodiscono nel loro cuore la nostra Bandiera. Quel Tricolore che molti di loro portarono con sé fuggendo dalle loro terre e che questa sera illuminerà, con i suoi meravigliosi colori, la sede del Governo. L’Italia non dimentica”.

Tajani: “Ricordare è un dovere delle Istituzioni”

“Una cieca violenza colpì fra il 1943 e il 1945, per il solo fatto di essere italiani, tanti innocenti – ha ricordato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani -. Tra questi, decine di carabinieri, 391 poliziotti, 700 finanzieri trucidati in maniera barbara. Per troppo tempo la conoscenza dei fatti è rimasta patrimonio di storici, familiari delle vittime ed esuli. È proprio grazie al contributo essenziale di tutti loro che il ricordo di quelle immani tragedie è stato conservato e diffuso, fino all’istituzione del Giorno del Ricordo”.

Secondo il Vice Premier, “la memoria di quanto accaduto in quei tragici anni sul confine orientale fa parte integrante della nostra Storia ed è dovere delle istituzioni della Repubblica ricordare le sofferenze di tante famiglie travolte da una delle tragedie che hanno maggiormente segnato il nostro Paese”.

Le Associazioni degli esuli Fiumani e Dalmati

Prima del presidente della Repubblica, era intervenuto anche Giuseppe De Vergottini, presidente delle Associazioni degli esuli Fiumani e Dalmati, sottolineando che nell’immediato secondo Dopoguerra, “le popolazioni della Venezia Giulia non hanno beneficiato del principio dell’autodeterminazione dei popoli, uno dei cardini della ricostruzione. E tutte le vicende che hanno seguito quella fase hanno visto l’assenza di una interlocuzione con le associazioni degli esuli, una emarginazione preoccupante” evidenziata anche “dalla mancata elezione in 13 collegi della Venezia Giulia dei deputati costituenti”.

Anche secondo De Vergottini “la legge del 2004 ha superato la cesura tra istituzioni ed esuli e dobbiamo essere grati di questo. Ma quello che è rimasto in sospeso è che dopo 80 anni dalle foibe del 43 non abbiamo ancora un sistema di rilevazione dei siti dove sono avvenute le esecuzioni, che sono chiusi alla visita anche solo per portare un fiore: è una cosa inammissibile, siamo ancora alla preistoria”. Insieme all’unione Istriana, spiega De Vergottini, “ci stiamo impegnando per una mappatura e per agevolare l’accesso ai siti, siamo sicuri che si può andare in questa direzione, con il ruolo determinante del ministero degli Esteri e con il rinnovato rapporto di fiducia con i governi croato e sloveno, e se ci sarà collaborazione con i sindaci dei comuni croati e sloveni”.

 

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