Cospito resta al 41 bis: Nordio respinge la richiesta di revoca, ora si attende la Cassazione

ROMA – Alla fine, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, “con un provvedimento articolato”, ha respinto la richiesta di revoca del 41bis presentata dall’avvocato di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da oltre cento giorni contro il regime di carcere duro a cui è sottoposto. Il guardasigilli ha tenuto conto dei pareri espressi, prima di lui, dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e dalla Procura generale di Torino: entrambe avevano giudicato infondata la richiesta di revoca presentata dal difensore di Cospito. Anche secondo il ministro della Giustizia, quindi, ci sarebbe il pericolo che Cospito possa tornare a comunicare con l’esterno, qualora fosse posto nuovamente nel normale regime carcerario. La difesa di Cospito, intanto, annuncia che ricorrerà contro la decisione di Nordio. E non finisce qui, perché sulla richiesta di revoca del 41 bis c’è un procedimento parallelo per cui bisogna ancora attendere la decisione della Corte di Cassazione, chiamata a esprimersi il 7 marzo. “Si tratta di un provvedimento estremamente motivato, sono stati valutati tutti gli elementi puntualmente presentati dalla difesa e dalle autorità giudiziarie che hanno avuto un ruolo in questa vicenda”: queste le parole del viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, a Menabò, su Radio 1, a commento della decisione di Nordio. “Le motivazioni sono sintonizzate alla possibilità che la revoca del 41 bis possa consentire contatti con l’esterno. La pericolosità – ha sottolineato Sisto – è anche all’interno delle ragioni della detenzione di Cospito. Il 41 bis è un regime speciale, particolare, che tende appunto ad impedire il rischio di comunicazioni tra il detenuto, ritenuto già di per se stesso pericoloso, e l’esterno”.

Le proteste non si fermano

Nei giorni scorsi la solidarietà all’anarchico – in sciopero della fame da oltre cento giorni – si era espansa arrivando dentro l’Università La Sapienza di Roma, su cui muri sono comparsi dei manifesti contenenti accuse molto gravi. “Chi sono gli assassini di Cospito?” la scritta sul manifesto a sfondo nero, e sotto le foto di Sergio Mattarella, dell’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia, colei che dispose il regime di carcere duro per Cospito, e l’attuale Carlo Nordio, che ne ha confermato la linea; e poi Giovanni Russo, capo del Dap, Anna Maria Loreto, procuratore capo di Torino, Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. E quella della premier Giorgia Meloni, che più volte ha ripetuto che “lo stato non si piega” alle proteste. Che sono sfociate in diverse manifestazioni non autorizzate in diverse città d’Italia, tutte con lo stesso obiettivo: chiedere l’uscita di Cospito dal 41-bis. Polizia e digos sono intervenute presso la città universitaria, manifesti e scritte sono stati eliminati, ma il clima di tensione, dentro e fuori l’università rimane, dopo settimane caldissime, dal trasferimento di Cospito da Sassari a Milano per l’aggravarsi delle condizioni di salute, alle accuse tra maggioranza e opposizioni alle Camere, da un parte per la visita di una delegazione Pd allo stesso Cospito in carcere, dall’altra per le presunte rivelazioni di atti sensibili da parte di Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, sul quale ha poi fatto chiarezza il ministro Nordio. Netta la condanna della politica per i manifesti, e bipartisan: per i ministri Santanché, Lollobrigida, Zangrillo, si tratta “di manifesti di una gravità inaudita” ma anche il Partito democratico, per bocca della capogruppo al Senato Simona Malpezzi, esprime “solidarietà al Presidente della Repubblica, al Governo e alla Magistratura per gli inaccettabili manifesti comparsi alla Sapienza. Auspichiamo che i responsabili siano presto individuati e ribadiamo la necessità di contrastare con forza questo clima di odio”. Sul capo Cospito sarà la Corte di Cassazione, il prossimo 7 marzo a dire l’ultima parola: potrebbe troppo tardi, secondo associazioni come Amnesty International, A buon diritto e Antigone, per la salute di Cospito, qualora il detenuto decidesse di non interrompere lo sciopero della fame.

La Voce d’Italia/9colonne

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