Via libera del Senato alla ‘legge trans’ e alla riforma dell’aborto

MADRID — Mentre la bufera sulla legge del ‘solo sì è sì’ imperversa, la vita parlamentare continua. Nel corso di una seduta iniziata alle 9 del mattino e proseguita fino alle 22 circa, il Senato spagnolo ha approvato due delle norme più rivendicate dall’ala del governo di Unidas Podemos: la cosiddetta ‘legge trans’ e una riforma della legislazione sul diritto all’aborto. In entrambi i casi, l’iter parlamentare non è ancora concluso, in quanto i due testi legislativi dovranno essere sottoposti a un secondo passaggio al Congresso dei deputati dopo un primo già superato positivamente.

La principale novità della cosiddetta legge ‘trans’ è il fatto che essa implica la cosiddetta “autodeterminazione di genere” per le persone transessuali: in particolare, garantisce la possibilità di cambiare sesso all’anagrafe senza autorizzazioni giudiziarie né referti medici a partire dai 16 anni, o dai 14 se però si conta sul consenso di genitori o tutori. Si tratta di una legge ampiamente invocata da molti collettivi LGTBI+

La legge sull’aborto, invece, comprende aspetti come la reintroduzione del diritto ad abortire senza consenso genitoriale a partire dai 16 anni, e l’obbligo delle amministrazioni pubbliche di garantire che una donna intenzionata a interrompere volontariamente una gravidanza possa farlo in un centro sanitario pubblico prossimo al proprio domicilio. Inoltre, la norma contempla congedi per mestruazioni “inabilitanti” coperti dallo Stato dal primo giorno. 

“Ringrazio la maggioranza femminista del Senato”, ha affermato in Aula la ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero. “Senza diritti sessuali e riproduttivi non siamo cittadine a tutti gli effetti”, ha aggiunto. 

La seduta odierna del Senato si è svolta parzialmente in concomitanza con quella in cui la Corte Costituzionale ha proseguito la discussione di un ricorso presentato dal Partito Popolare nel 2010 contro la legge sull’aborto promossa all’epoca dal governo del socialista José Luis Rodríguez Zapatero.

Redazione Madrid

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