Spagna, legge del ‘solo sì è sì’, ancora divisioni Psoe-Podemos

Cortesia del Congreso de los Diputados.
Cortesia del Congreso de los Diputados.

MADRID — Passano i giorni, ma la tempesta non si placa. Le divergenze tra Partito Socialista (PSOE) e Unidas Podemos sulla tanto discussa legge del “solo sì è sì” persistono, a giudicare dalle dichiarazioni pubbliche di diversi protagonisti delle trattative per evitare le “indesiderate” riduzioni di condanne a delinquenti sessuali provocati dalla norma. Oggi, il dibattito a riguardo si è incentrato particolarmente sul concetto di “responsabilità” rispetto alle azioni del governo: questione a cui hanno fatto riferimento sia il premier, Pedro Sánchez, sia la ministra della Giustizia, Pilar Llop.

“Io sono abituato a metterci la faccia e ad assumere la responsabilità per le azioni del mio governo”, ha detto Sánchez rispondendo, nel Congresso dei deputati, alla portavoce parlamentare popolare Cuca Gamarra, che appunto accusava l’esecutivo di non voler rispondere dei problemi suscitati dalla legge. “Quando c’è un problema, punto a cercare una soluzione”, ha aggiunto. Poco meno di 24 ore prima, il premier aveva sostenuto esattamente la necessità di “risolvere” il “problema legato alle riduzioni di pene per reati sessuali.

Nel suo turno per formulare domande durante l’odierno ‘question time’ al governo, Gamarra ha replicato a queste dichiarazioni di Sánchez tenendo il punto, e accusandolo di “conoscere in anticipo” i possibili effetti della legge.

“La sua priorità non è proteggere le donne, ma proteggere se stesso per poter continuare al potere”, ha aggiunto la portavoce popolare, che ha poi lanciato al premier un appello: “Chieda scusa, rettifichi e si faccia aiutare dal Partito Popolare (PP)”. Un riferimento all’offerta di appoggiare una riforma della norma del ‘solo sì è sì’ fatta da questa formazione ai socialisti. Sánchez non è riuscito a completare la propria replica a quest’ultimo intervento per aver esaurito anzitempo i minuti a disposizione.

Nella stessa sede, sul concetto di responsabilità si è espressa anche la ministra della Giustizia Pilar Llop, secondo le cronache dei media iberici. “Mi sento assolutamente responsabile di questa riforma”, ha detto riferendosi all’iniziativa che sta promuovendo per modificare la legge del ‘solo sì è sì’, “e assumo in prima persona ciò che potrà avvenire”.

Il giorno prima, Llop è finita nell’occhio del ciclone per aver detto ai microfoni della radio Cadena SER che “con una ferita” è “facile” dimostrare di essere vittima di “un’aggressione sessuale”. Dichiarazione che ha fatto indignare i partner di governo di Unidas Podemos, i quali accusano i socialisti di voler “fare marcia indietro” rispetto ai “passi avanti” della nuova norma nel riconoscimento del concetto di “consenso” espresso nei rapporti sessuali. “Provare la violenza o intimidazione non è facile, perché comporta un calvario probatorio”, ha detto a cronisti la ministra delle Pari Opportunità Irene Montero.

In dichiarazioni a La Sexta, Llop oggi ha sostenuto che lei e Montero in realtà “dicono la stessa cosa” e ha ribadito che la sua intenzione non è di spostare dal nucleo della legge il concetto di “consenso”, bensì di evitare “riduzioni di pene”.

Sulla questione si è espressa oggi, seppur parzialmente in altri termini, anche Ione Belarra, ministra dei Diritti Sociali e segretaria generale di Podemos. “Lavoreremo per un accordo, ma anche per far rispettare il mandato delle donne e di quello che hanno detto centinaia di migliaia di donne in piazza, e cioè che il consenso deve rimanere al centro della legge ‘solo sì è sì’.

Redazione Madrid

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