Turchia e Siria: la furia della natura e il riscatto degli esseri umani

Schema delle principali faglie attive in Turchia. Nel terremoto del 6 febbraio 2023 si è attivata quella Est Anataolica (fonte: Mikenorton da Wikipedia)
Schema delle principali faglie attive in Turchia. Nel terremoto del 6 febbraio 2023 si è attivata quella Est Anataolica (fonte: Mikenorton da Wikipedia)

ROMA.- La terra continua a tremare e tanti, davvero tanti, sono i morti e feriti in Turchia e Siria. Si parla di più di 5.000 morti ma è una cifra che aumenta ora dopo ora. Secondo l’OMS potrebbero diventare 20.000.

Nella notte altre scosse hanno distrutto edifici e case già fortemente provate da quelle avvenute nella giornata di ieri.

La furia della natura ha messo in forte evidenza l’assurdità delle guerre che insanguinano i paesi il più delle volte per la cieca voglia di potere di pochi o per il desiderio di imporre idee e religioni a tutti. Nel confine tra Siria e Turchia la disgrazia, i morti che si mescolavano gli uni agli altri, hanno fatto deporre le armi e persone di opposte fazioni si sono messe a scavare tra le macerie fianco a fianco.

Le case fatiscenti del nord-ovest della Siria, in città come Armanaz, Sarmada,  Salqin, Bsina, dominate dai ribelli ormai da anni, e nelle quali sono emigrati più di due milioni di sfollati, sono state stritolate dalla furia delle scosse telluriche. Impossibile valutare i danni e i morti.

Aleppo, città martorizzata dalla guerra civile che si protrae da 12 anni, è stata ulteriormente ferita da questo devastante terremoto che ha distrutto in pochi secondi abitazioni e vite umane. Il resto della popolazione, rimasto senza elettricità e senza un tetto, rischia di morire nelle strade per il freddo e il maltempo che rende ancora più difficili anche le operazioni di soccorso.

Le macerie causate dalle bombe si mescolano con quelle causate dal terremoto, tombe di ieri e di oggi scavate dalla barbarie umana e dalla furia della natura.

Intanto in una prigione nella zona nord-occidentale del paese, i detenuti del carcere di Rajo, controllato dai filo-turchi, si sono ribellati e sembrerebbe che alcuni sono riusciti a fuggire utilizzando i crolli delle pareti dovuti al terremoto.

Il mondo ha riscoperto la solidarietà, e, se all’interno dei due paesi sempre più volontari cercano i sopravvissuti tra le macerie, dagli altri sono arrivati o stanno per arrivare medici, equipaggiamenti specializzati, squadre di soccorso, cani per aiutare nella ricerca dei sopravvissuti, viveri, coperte e tutto ciò che può aiutare le persone che sono rimaste senza casa. Medici Senza Frontiere, una delle prime organizzazioni che si è spostata nelle zone maggiormente colpite ha, a sua volta, vissuto un grave lutto con uno dei propri medici morto sotto le macerie. Gli altri stanno lavorando senza sosta per soccorrere i tantissimi feriti che arrivano nelle strutture che cercano di ricevere il flusso costante di persone bisognose di cure mediche. In un comunicato hanno scritto: “MSF rimane in stretto contatto con le autorità locali nel nord-ovest della Siria e con le autorità turche per estendere il nostro sostegno dove è necessario. Stiamo attualmente valutando la situazione e i bisogni a Idlib, nel nord di Aleppo e nel sud della Turchia per aumentare di conseguenza la nostra risposta”.

L’Unione Europea ha creato un coordinamento per l’invio di aiuti e ha attivato il sistema satellitare Copernicus per aiutare a creare una mappatura del disastro.

Tanto gli Stati Uniti come la Russia hanno inviato pompieri, ingegneri, attrezzature e altri aiuti umanitari. Stesso discorso vale per Israele o per la Grecia, che dimenticando per un po’ le ragioni di scontro, stanno inviando aiuti ad entrambi i paesi.

Oltre a ciò, un po’ da tutto il mondo si sono attivati i governi nazionali e regionali in una gara di solidarietà che finalmente ci riscatta come esseri umani.

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