Dal Consiglio d’Europa esortazione all’Italia di cambiare il decreto sulle Ong

Dunja Mijatovic durante una conferenza stampa.
Dunja Mijatovic durante una conferenza stampa. (Foto Colin Peters/Osce)

STRASBURGO.- Quando mancano solo pochi giorni al Consiglio europeo straordinario sull’immigrazione è arrivata un’esortazione dalla Commissaria per i Diritti Umani Dunja Mijatovic al ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi affinché riveda il decreto, che ha già iniziato l’iter per trasformarsi in legge, nella parte in cui limita la possibilità per le Ong di riscattare i migranti in mare.

Questo decreto considera che i salvataggi competono essenzialmente allo Stato e non a navi private come quelle appartenenti alle Ong. Prevede anche che, prima di effettuare un secondo soccorso le Ong devono attendere l’autorizzazione del ministero.

Alla richiesta della Commissaria Mijatovic che ha espresso preoccupazione in quanto considera che il decreto “potrebbe ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e quindi essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale” il ministro dell’Interno ha risposto chiarendo che: “Le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare più interventi di salvataggio né le obbligano a ignorare eventuali richieste d’aiuto se hanno già preso a bordo altre persone. Ciò che la nuova norma intende evitare è piuttosto la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le coste libiche e tunisine al fine di condurli esclusivamente in Italia senza alcuna forma di coordinamento”.

Altra perplessità espressa dalla Commissaria dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa riguarda anche la pratica per cui le navi delle Ong sono dirottate verso porti lontani dai luoghi in cui riscattano i migranti obbligando loro ad un viaggio estenuante e alle Ong ad affrontare spese più alte che praticamente stanno rendendo sempre più difficili gli spostamenti.

Molte di queste navi sono ormai ferme essendo diventato proibitivo il costo del carburante. Tra loro anche la nuova nave di Amnesty International, la spagnola Open Arms, la tedesca Sea eye e l’italiana Mediterranea. C’è poi la spada di Damocle che pende sulla testa della nave Geo Barents che ha effettuato tre soccorsi e non uno solo come da decreto.

L’effetto di queste decisioni si è già fatto sentire. Essendo diminuite le navi umanitarie operative, quelle rimaste hanno potuto salvare un numero di gran lunga inferiore di migranti rispetto al passato.

Resta invece molto positiva l’azione della Guardia Costiera che continua a portare soccorso ove richiesto.

Altro problema è quello che devono affrontare i dirigenti delle città che devono accogliere i migranti. Sono costretti a mettere in moto tutte le azioni necessarie per offrire una prima accoglienza efficiente anche se in seguito quegli stessi migranti vengono redistribuiti in altri centri di accoglienza. Restano solo poco tempo e subito dopo sono obbligati ad affrontare ulteriori viaggi che, tenendo conto delle loro condizioni fisiche, diventano davvero infiniti.

È ciò che è accaduto ai bambini e adolescenti sbarcati a La Spezia dopo quattro giorni di mare e che poi sono stati trasferiti in pullman a Foggia.

La Commissaria Mijatovic sottolinea la necessità di modificare questa pratica che, ha detto, “prolunga le sofferenze delle persone salvate in mare e ritarda indebitamente la fornitura di un’assistenza adeguata a soddisfare i loro bisogni primari”.

Di ben diverso parere è il ministro Piantedosi che considera necessari questi spostamenti “per l’imprescindibile necessità di operare una più equa redistribuzione tra le Regioni non tanto dei migranti quanto degli oneri organizzativi e logistici correlati alla gestione degli sbarchi”.

La Commissaria dei diritti umani del Consiglio d’Europa ha poi chiesto al nostro governo di sospendere la cooperazione con il governo libico per l’intercettazione delle navi in mare.

 

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