Spagna, Sánchez critica il “sistema” economico a Davos: “è ingiusto, va cambiato”

MADRID — Disuguaglianze, perdita di potere acquisitivo, precarietà, pensioni basse. E intanto, “il numero dei multi-milionari aumenta e grandi multinazionali accrescono i loro utili, anche a discapito di terzi”. È la fotografia del “sistema” su cui si basano economie avanzate come quella spagnola, secondo il premier Pedro Sánchez. Un sistema “ingiusto” e che ora “va cambiato”, ha aggiunto il premier iberico di fronte alla platea internazionale del World Economic Forum di Davos (Svizzera), uno dei massimi eventi mondiali in questo ambito. “Come facciamo a chiedere ai cittadini di sopportare l’inflazione ancora un po’, mentre alcune grandi compagnie pagano zero tasse grazie ai paradisi fiscali?”, si è chiesto retoricamente Sánchez.

In un contesto ben distinto da quello dell’abituale arena politica spagnola, il primo ministro si è presentato con un obiettivo ben preciso: andare alla caccia di accordi con grandi investitori internazionali. Attingendo al massimo delle sue abilità comunicative per convincere gli interlocutori della bontà delle riforme applicate dal suo governo e della qualità del percorso di ripresa post-pandemia intrapreso dal Paese. “La Spagna offre condizioni eccellenti per sviluppare energie rinnovabili”, è stato, per esempio, uno dei messaggi lanciati.

Allo stesso tempo, Sánchez ha però puntato anche a rafforzare la sua immagine di leader progressista intento a difendere “il benessere” dei cittadini dalle insidie di un mondo marcato da pandemia, guerra e crisi di sistema. Il profilo che, in patria, il premier ha provato a rilanciare soprattutto negli ultimi sei/sette mesi, dopo un paio di risultati elettorali del suo Partito Socialista insoddisfacenti.

“Ê arrivato il momento di mettere le cose a posto”, ha detto nel suo intervento di Davos, “perche il benessere dei cittadini dev’essere la misura del nostro successo”. E qui c’è stato un appello rivolto direttamente ai presenti: “Chiedo alle élite economiche di aiutarci a cambiare questa situazione”.

Con queste parole, Sánchez ha così dato l’impressione di voler insistere sulla linea strategica adottata recentemente, mentre in patria si avvicina sempre più l’intenso ciclo elettorale che segnerà questo 2023 (con regionali, comunali e politiche nel giro di pochi mesi). In particolare per quanto riguarda politiche economiche e fiscali, che intende volte a difendere, innanzitutto, “la classe media e dei lavoratori”.

Il premier e leader socialista spagnolo ha però toccato anche altri aspetti: dall’aiuto all’Ucraina alla lotta contro la crisi climatica e le disuguaglianze alimentari nel mondo. Rispetto alla guerra d’aggressione della Russia, ha garantito che il sostegno a Kiev continuerà e ha avvertito poi delle “minacce” interne per le democrazie occidentali rappresentate da forze di “estrema destra” che sono “alleate” della Russia di Vladimir Putin.

In precedenza, nel corso di un incontro a porte chiuse con leader politici e dirigenti d’azienda, il primo ministro aveva anche lanciato un messaggio di ottimismo per quanto riguarda le prospettive economiche della Spagna. “Tutte le previsioni coincidono”, ha detto, nell’indicare che la crescita della Spagna nel 2023 sarà “superiore alla media”, mentre l’inflazione continuerà a scendere e si assesterà “due punti al di sotto” di quella dell’Eurozona.

Sul dibattito apertosi in Europa rispetto alla questione dei sussidi lanciati da Joe Biden negli Usa in favore delle aziende americane, Sánchez ha affermato, in linea con quanto espresso dalla Commissione Europea, che “bisogna trattare ed arrivare a un accordo scritto con l’amministrazione Usa”,

“È importante che l’Europa riveda le proprie politiche industriali interne, quelle sulla concorrenza e le regole sui sussidi statali, per rendere compatibili con la nuova realtà sorta dalla pandemia e dalla guerra”, ha poi aggiunto.

Redazione Madrid

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