MADRID — Quante e quali saranno le forze politiche di sinistra in lizza alle elezioni generali previste per la fine di quest’anno in Spagna? La risposta definitiva a questa domanda resta al momento ancora non pervenuta. Nel frattempo, i vari partiti stanno oliando sempre più i motori delle loro rispettive macchine elettorali, mentre il periodo caldo prima delle politiche, che dovrebbero tenersi dopo comunali e regionali previste in primavera in buona parte del Paese, si avvicina sempre più. Il dubbio principale riguarda gli eventuali rapporti tra Podemos, attuale membro del governo e Sumar, il ‘movimento cittadino’ lanciato dalla vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Díaz. Le riserve su un suo possibile passo avanti come candidata di una coalizione elettorale non sono ancora state del tutto sciolte dalla diretta interessata.
Novità rilevanti sono attese proprio in questo mese di gennaio: a stretto giro di posta, dovrebbe infatti chiudersi la prima fase del periodo di “ascolto” dei cittadini del Paese lanciato da Díaz e i suoi compagni di Sumar. Un processo, durato alcuni mesi, nel corso del quale la vicepremier ha visitato diverse zone del Paese, incontrando persone interessate al progetto in ciascun territorio, mentre gruppi coordinati da esperti in svariati settori sono stati invitati a partecipare all’elaborazione di un “progetto di Paese” su base decennale.
Pur lasciando trapelare qualche indizio in tal senso, Díaz — indicata come una delle leader politiche attuali più stimate dagli elettori spagnoli — non si è ancora pronunciata in maniera inequivoca su quale ruolo intende esercitare in Sumar. “Se voi lo volete, io farò un passo avanti”, ha detto a novembre scorso, “ma ciò avverrà in modo collettivo, femminista”. Più volte, inoltre, l’altresì ministra del Lavoro ha sostenuto di voler lavorare su un progetto che agisca su canali indipendenti da “logiche elettorali”.
Ora, si avvicina una fase in cui la principale promotrice di Sumar — da lei stessa definita come una creatura politica “inarrestabile” — e il resto del movimento possano trarre le fila del ‘processo di ascolto’ sinora realizzato. A partire da lì, segnalano diversi media, è plausibile attendersi che Díaz sciolga le riserve sul proprio futuro.
Nel frattempo, a spingere sempre più per ottenere “il prima possibile” una risposta alla principale incognita sono proprio alcuni dei principali responsabili di Podemos, convinti della necessità di arrivare a un accordo “di coalizione” che garantisca “l’unità della sinistra”.
“Rimaniamo in attesa del momento in cui Yolanda Díaz svelerà la propria decisione, in un senso o nell’altro”, ha detto oggi uno dei portavoce del partito, Pablo Fernández. “Senza dubbio, la miglior candidata sarà la candidata che garantirà l’unità. Yolanda deve decidere se vuole essere la candidata di tutto lo spazio, di Podemos o di Unidas Podemos”, ha aggiunto, “poi la cosa più logica è che ci sia un processo in cui sia la gente a scegliere”.
Le incognite su quale potrà essere il grado di intesa tra l’area di Podemos e quella più vicina a Díaz restano in piedi anche per le voci di presunte tensioni tra entrambe le parti circolate negli ultimi mesi, non del tutto smentite. Per quanto riguarda comunali e regionali, non è prevista una presenza di Sumar, mentre appaiono possibili accordi tra Podemos e Izquierda Unida in diversi territori.
Stando a dichiarazioni pubbliche, ad auspicare la coesione delle formazioni politiche di sinistra è anche il Partito Socialista stesso, conscio dell’improbabilità di un risultato elettorale sufficiente per poter governare senza il loro appoggio. “Credo sia importante e positivo che l’unità sia un valore per i partiti progressisti”, ha detto oggi la portavoce del partito, la ministra dell’Istruzione Pilar Alegría.
Redazione Madrid