Brasile: le immagini che non dobbiamo dimenticare

Asalto al Parlamento en Brasil. Archivo. (ANSA)

BRASILIA.- Dal momento stesso in cui Lula ha vinto le elezioni, i brasiliani e il mondo democratico in genere, aspettavano con il fiato sospeso un tentativo di golpe. Pensare che Bolsonaro e i bolsonaristi avrebbero lasciato il potere facilmente era un’ingenuità.

I fatti hanno dimostrato che non si sbagliavano. Lo scorso sabato migliaia di simpatizzanti di estrema destra si sono accampati davanti alla caserma centrale delle Forze Armate. Sapevano che all’interno dei militari serpeggia il malcontento perché la vittoria di Lula per molti di loro significa la fine di molti benefici. Nel governo di Bolsonaro i militari occupavano venti incarichi tra ministri e viceministri. Altri erano governatori e il resto godeva comunque dei benefici che derivavano da un governo guidato da uno di loro, un ex capitano.

Certa del sostegno dei militari la massa dei bolsonaristi ha invaso il cuore della democrazia brasiliana entrando nei palazzi del Congresso, della Presidenza della Repubblica e del Tribunale Superiore Federale. Dopo averli occupati, con una furia che ricordava l’assalto a Capitol Hill, hanno distrutto tutto. Quando finalmente le forze dell’ordine sono riuscite a cacciarli, l’interno dei palazzi, simbolo della democrazia brasiliana, era ridotto in macerie.

Il vergognoso assalto è accaduto mentre l’ex presidente si leccava le ferite nella terra del suo amico Donald Trump, sognava probabilmente un passaporto italiano e assisteva da lontano a fatti che solo debolmente e con ritardo ha condannato. D’altra parte, l’intero governo di Bolsonaro è stato caratterizzato da un linguaggio estremamente violento per cui non sorprende che i suoi seguitori agiscano in questo modo. C’è solo da emettere un sospiro di sollievo dal momento che il Brasile ha già  recuperato la sua democrazia e non è sceso nel vortice di una buia dittatura.

Ora tocca alla magistratura punire i colpevoli. E la reazione non si è fatta aspettare grazie soprattutto all’azione di Alexandre de Moraes, presidente del Tribunale Supremo federale che non farà sconti. Per ora, mentre cerca di capire chi c’è davvero dietro alle masse inferocite, chi le ha coordinate, chi ha organizzato e pagato la mobilitazione dei pullman che sono arrivati da tutto il Brasile, ha sospeso il governatore del Distretto Federale, Ibaneis Rocha. Militante del partito di centro destra Mdb (Movimento Democratico Brasileiro), non ha preso nessuna misura preventiva quando i manifestanti hanno occupato la piazza antistante i palazzi, e ha aspettato fino all’ultimo momento, e cioè fino a quando i bolsonaristi sono stati costretti a sgombrarli, per pronunciare una timida condanna.

Altro personaggio finito nel mirino di de Moraes è stato il segretario alla Sicurezza Pubblica Anderson Torres che avrebbe dovuto essere in prima fila nella difesa delle sedi democratiche e invece, proprio in quel momento, si trovava a Orlando, nella stessa città in cui risiede Bolsonaro.

Dal mondo intero sono arrivati messaggi di solidarietà al Presidente Lula da Silva. Anche dall’Italia. Dal ministro degli Esteri Tajani alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai leader del Partito Democratico, tutti hanno espresso condanna per l’assalto alle istituzioni democratiche del paese. Sono state ribadite dalla premier anche durante l’incontro sostenuto con la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, in visita in Italia per partecipare alla presentazione del libro che raccoglie i discorsi dell’ex Presidente del Parlamento Europeo, “La saggezza e l’audacia. Discorsi per l’Italia e l’Europa di David Sassoli” curato da Claudio Sardo.

Alexander de Moraes e lo stesso Lula andranno fino in fondo per stanare tutti i colpevoli ma le immagini di quel tentativo di golpe così come quelle che hanno umiliato la democrazia nordamericana non saranno dimenticate. Non devono essere dimenticate.

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