FACUA, non tutti i supermarket hanno trasferito la riduzione dell’Iva ai prezzi degli alimenti

MADRID – Non tutti i supermarket hanno rispettato il provvedimento che, entrato in vigore all’inizio dell’anno, obbliga a trasferire la riduzione dell’Imposta al Valore Aggiunto ai prezzi di alcuni prodotti alimentari. Lo ha denunciato l’associazione dei consumatori “Facua”. Questa ha resto noto che ben sei catene di distribuzione di alimenti sono stati segnalati alla Commissione Nazionale dei Mercati e della Concorrenza (CNMC).

Facua ha assicurato d’aver esaminato tra il 3 dicembre e il 30 gennaio, ovvero nei giorni precedenti all’entrata in vigore del provvedimento e in quelli immediatamente successivi, l’evoluzione dei prezzi in catene di distribuzione come Alcampo, Aldi, Día, Lidl, Carrefour, Eroski, Hipercor e Mercadona. Il risultato è stato che in almeno una cinquantina di casi la riduzione dei prezzi equivalente a quella dell’Iva non è avvenuta. Ha precisato che 34 prezzi al dettaglio sono rimasti identici, 11 sono stati parzialmente ridotti e 7 non sono non sono stati oggetto di riduzione ma, al contrario, sono aumentati.

Il governo aveva assicurato che già a fine gennaio i consumatori avrebbero percepito i benefici del provvedimento la cui durata sarà di sei mesi, prorogabile qualora fosse necessario. Visto le irregolarità riscontrate è probabile che l’effetto desiderato con l’applicazione del provvedimento non possa essere avvertito immediatamente nella sua integrità.

Dal primo gennaio, e per i sei mesi successivi, ha stabilito che pane, farine panificabili, latte, formaggio, uova, frutta, verdura, legumi, patate e cereali siano essenti di Iva. Oli e paste, invece, pagheranno un’aliquota fiscale ridotta dal 10 al 5 per cento.

Facua ha fatto notare che nella maggior parte dei casi, le irregolarità consistono nell’arrotondamento per eccesso dei prezzi e nell’addebitare al consumatore lo stesso importo di prima della riduzione dell’Iva.

Redazione Madrid

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