La Corte Costituzionale conferma lo stop all’iter della riforma giudiziaria

MADRID — Niente marcia indietro. La Corte Costituzionale spagnola ha confermato la decisione assunta lunedì di bloccare l’iter parlamentare di una riforma giudiziaria del governo, volta precisamente a favorire il rinnovo dei mandati scaduti di una parte dei suoi membri. Dopo una riunione prolungatasi fino a tarda sera, il tribunale ha respinto il ricorso presentato dal Senato per far sì che l’iniziativa legislativa potesse essere discussa e votata nella seduta già programmata per domani, come da piani iniziali. La deliberazione odierna è arrivata, anche in questo caso, grazie al voto favorevole dei sei magistrati di tendenza conservatrice che fanno parte della Corte, contro i cinque sfavorevoli della parte progressista.

Accesasi particolarmente dopo la decisione senza precedenti dello scorso lunedì, la ‘crisi del Costituzionale’ è diventato il principale argomento nel dibattito politico degli ultimi giorni. Il governo, in primis con il suo numero uno Pedro Sánchez, ha ribattuto chiedendo ai cittadini “serenità” e assicurando di voler fare “tutto il necessario” per trovare una soluzione alla situazione creatasi. Un eventuale “piano b” a tal fine è attualmente in fase di studio da parte dei gruppi della maggioranza, secondo le cronache dei principali media.

Opposta, per motivi ovvi, era stata invece la reazione del Partito Popolare (PP), il cui ricorso sulla tecnica parlamentare che l’esecutivo era intenzionato a usare per far approvare la propria discussa riforma giudiziaria è stato all’origine dell’intervento della Corte. “Oggi la nostra democrazia è rafforzata. In uno Stato di Diritto, tutti i poteri sono soggetti alla legge”, aveva twittato il leader di questa forza politica, Alberto Núñez Feijóo. I partiti del governo avevano formulato l’iniziativa legislativa come doppio emendamento a una proposta di modifica del codice penale.

Lo snodo alla base della crisi in corso si sviluppa in realtà lungo due vertenti, sempre più ingrovigliate tra loro a causa delle manovre politiche di socialisti e popolari per cercare di far pendere a proprio favore l’ago della bilancia di tutto questo complesso scenario.

Da un lato, infatti, pesa sempre più come un macigno il prolungato stallo nel rinnovo del Consiglio superiore della magistratura (Csm), costretto a rimanere in funzionamento ad interim visto che il mandato dei suoi attuali integranti è scaduto ormai quattro anni fa. Il motivo di questa situazione è la mancanza di un accordo parlamentare in merito tra i principali partiti, incaricati dalla Costituzione di tal compito. Nel corso di questi quattro anni, intese che sembravano ormai pressoché raggiunte tra PSOE e PP a riguardo sono più volte saltate all’ultimo momento dopo il rifiuto dell’attuale principale partito dell’opposizione di continuare a trattare (l’ultima volta solo due mesi fa circa).

Il secondo aspetto è il fatto che i mandati di alcuni giudici sono appunto ormai scaduti nella Corte Costituzionale stessa. Proprio su questo punto si gioca una delle principali partiti aperte in questo momento, visto che la sostituzione di questi magistrati dipende in parte dallo stesso Csm, in parte dal governo. Attualmente, la maggioranza conservatrice dell’organo di governo dei giudici sta impedendo che il governo riesca a far pendere l’ago della bilancia dalla parte progressista attraverso le proprie nomine.

Su tale situazione, ha espresso a più riprese preoccupazione anche Bruxelles. “Mi dispiace apprendere che in Spagna i negoziati sul rinnovo del Csm sono stati sospesi”, ha twittato oggi il commissario alla giustizia Didier Reynders, che ha poi ricordato come la Commissione abbia suggerito di rinnovare quanto prima questo organo e poi intraprendere una riforma sul sistema di elezione dello stesso. “Continuiamo a invitare le parti coinvolte a mettere in atto quanto necessario per portare a compimento questa raccomandazione”, ha aggiunto.

Redazione Madrid

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