Per la prima volta la Corte Costituzionale ferma un dibattito parlamentare

MADRID – Alla fine, è avvenuto ciò che più si temeva. I magistrati della Corte Costituzionale, passate le 22:00 e dopo una sessione-fiume, hanno aperta una profonda crisi istituzionale. Con una decisione senza precedente, hanno bloccato l’iter parlamentare della Riforma del Codice Penale, impedendo che si possa votare al Senato, come previsto dopo aver superato l’esame alla Camera dei Deputati. L’azione della Corte Costituzionale era stato sollecitato dal Partito Popolare che aveva chiesto interventi cautelari urgenti per fermare il dibattito parlamentare della Riforma.

È la prima volta, nella storia democratica spagnola,  che la Corte Costituzionale  blocca un voto parlamentare nelle “Cortes Generales”. Con la sua decisione, la Corte Costituzionale, già nell’occhio del ciclone poiché il mandato di alcuni suoi membri in carica è scaduto da mesi, apre lo scontro con il potere legislativo. Nell’ambito della  discussione della Riforma del Codice Penale, la coalizione di governo – leggasi Psoe e Unidas Podemos – aveva inserito anche emendamenti orientati  a rimuovere gli ostacoli che oggi non permettono di rinnovare gli organi della magistratura. Tra questi, la stessa Corte Costituzionale. Se gli emendamenti fossero approvati, non ci sarebbero più impedimenti per l’elezione a magistrati della Corte Costituzionale dell’ex ministro di Giustizia, Juan Carlos Campos, e di Laura Díez. Hanno votato a favore dell’intervento cautelare chiesto dal Partito Popolare i sei magistrati dell’area conservatrice e contro i cinque di quella progressista.

La sessione-fiume della Corte Costituzionale è iniziata alle 10 del mattino e si è conclusa passate le 22:00. I magistrati, undici in totale, hanno cercato di trovare un consenso mai raggiunto. Prima hanno rispedito ai mittenti i ricorsi presentati dal Psoe e da Unidas Podemos, nei quali si sottolineava che i magistrati González-Trevijano  e Narváez non potevano partecipare alla votazione in quanto “interessati direttamente” a frenare la riforma presentata dal governo; e poi affrontato la discussione dell’intervento cautelare, con l’esito che tutti conosciamo.

La plenaria della Corte Costituzionale si era già riunita urgentemente giovedì scorso. Ma González-Trevijano aveva accettato di rinviarla poiché i cinque magistrati dell’area progressista avevano minacciato di abbandonare la seduta qualora gli fosse stato negato tempo per studiare una questione che hanno definito di grande “complessità” e “rilevanza”. La loro assenza, avrebbero impedito il “quorum” di almeno otto magistrati necessario per la costituzione della plenaria.

Redazione Madrid

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