Governo: spunta la norma salva reati fiscali, rivolta opposizione

In una foto d'archivio il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, ministro di Economia e Finanze.
In una foto d'archivio il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, ministro di Economia e Finanze.(Filippo Attili/Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – La caccia alle risorse, col reddito di cittadinanza sempre nel mirino, e i tempi strettissimi di esame complicano la partita della manovra. Con le opposizioni, per di più, sul piede di guerra per una proposta, che spunta fuori sacco dal ministero della Giustizia, e riguardante una moratoria su alcuni reati fiscali. E’ il viceministro Francesco Paolo Sisto a parlare della possibilità che nella pace fiscale venga inserita anche la previsione per cui chi salda il conto con il fisco possa vedere estinti i “reati formali” come l’omessa dichiarazione. Il tutto pagando una sanzione e senza che vi sia la possibilità di includere le frodi.

Un’ipotesi che – nella sostanza e nei modi – fa però andare su tutte le furie l’opposizione che in commissione Bilancio alla Camera va all’attacco: “il governo vuole un colpo di spugna sui reati tributari? Chiariscano”, dicono da M5s. Il sottosegretario Federico Freni prova a gettare acqua sul fuoco invitando a discutere dei “testi depositati” piuttosto che delle dichiarazioni. “Sisto è un viceministro – replica il Dem Ubaldo Pagano – e se quello che dice vale zero allora valgono zero anche gli accordi fatti finora in commissione”.

Di fatto, comunque, si tratta di un nuovo strappo nel già fragile filo di dialogo tra maggioranza e opposizione. Durante la giornata si susseguono varie riunioni a margine della commissione. E la maggioranza, dopo aver asciugato i propri, propone all’opposizione di ridurre ulteriormente i complessivi emendamenti a 200 super-segnalati.

M5s e Terzo Polo indicano i propri mentre Pd e Avs fanno sapere di voler prima avere le risposte del governo sui temi centrali della legge di bilancio rifiutandosi di spalmare il tesoretto del Parlamento (400 milioni, dei quali 150 sarebbero stati offerti alle opposizioni) su tante micro-misure. Una situazione che, in tarda serata, ha convinto la stessa presidente del Consiglio a convocare per domani – come riferiscono fonti parlamentari – un nuovo vertice di maggioranza.

Intanto il reddito di cittadinanza torna nel mirino della maggioranza. E’ lo stesso relatore della manovra, Roberto Pella, a parlare della possibilità di una riduzione a 7 mesi del Reddito, il che consentirebbe di liberare altri 200 milioni da aggiungere alla dote per le modifiche. La ministra Marina Calderone difende la misura. “non si lavora a nessuna stretta sul reddito”, puntualizza.

Ma diversi emendamenti segnalati come prioritari dalla maggioranza vertono su questo punto: c’è quello della Lega che blocca il reddito agli under29 che non facciano corsi di formazione, la proposta del Terzo Polo di cancellare il beneficio per gli under40 senza figli. Ma resiste anche la richiesta di Noi Moderati di introdurre un bonus alle imprese che assumono dopo 6 mesi i percettori del reddito e quella targata FdI che chiede che la parte relativa all’affitto del reddito vada ai proprietari. E il botta e risposta su questo fronte è in ogni caso un termometro delle fibrillazioni interne alla maggioranza sulla legge di bilancio.

I tempi, del resto, sono strettissimi e tanti i dossier aperti. La stessa premier sottolinea la necessità che il Parlamento “si muova con rapidità pur nel rispetto delle sue prerogative che io ho sempre difeso”. Tempi che, però, sono legati a filo doppio con quelli del governo impegnato a mettere a punto 6-7 emendamenti che dovrebbero arrivare in commissione domani sera e sciogliere gli ultimi nodi. Tra questi anche quello del superbonus con la proroga per la presentazione della Cilas, che alla fine dovrebbe entrare in manovra.

Sembra – poi – destinata a scendere a 30 euro la soglia oltre la quale scatta la multa se si rifiuta di far utilizzare ai clienti il Pos. “E’ un’ipotesi allo studio”, sottolinea Pella. Sarebbe sempre più probabile, inoltre, l’inserimento in manovra della misura, avanzata in primis dalla Cisl, di allentamento della stretta sulle rivalutazioni delle pensioni alzando la soglia degli assegni indicizzati al 100% da 4 a 5 volte il minimo.

Quasi scontato, ormai, anche il sì all’innalzamento delle pensioni minime, fortemente voluto da Fi, a 600 euro per gli over75. Tra le nuove misure che potrebbero entrare, infine, un fondo per abbattere gli affitti per gli studenti fuori sede con famiglie con Isee non superiore a 20mila euro. E, sempre sul fronte famiglia, l’adeguamento dell’assegno unico all’inflazione.

(di Alessandra Chini/ANSA)

Lascia un commento