Sánchez: “La destra ha provato a zittire il Parlamento spagnolo”

MADRID — Pedro Sánchez parla di “complotto”. Il premier spagnolo non ha lesinato toni duri per qualificare quanto avvenuto in giornata in merito alla discussa riforma penale approvata nel Congresso dei deputati. “La destra e l’ultra-destra oggi hanno tentato di zittire niente meno che il Parlamento spagnolo”, ha dichiarato dopo il Consiglio europeo da Bruxelles, riferendosi al tentativo dell’opposizione di invocare un intervento preventivo della Corte Costituzionale per frenare l’iter dell’iniziativa legislativa. “Ma gli spagnoli possono stare tranquilli; la democrazia e la Costituzione prevarranno, perché la Spagna è una delle democrazie più importanti d’Europa”, ha aggiunto Sánchez. 
Il primo ministro ha ricalcato in conferenza stampa come l’episodio vissuto oggi sia stato inedito “in 40 anni”, sostenendo che il tentativo di coinvolgimento nella vicenda della Corte Costituzionale — che ha poi rinviato a lunedì una decisione a riguardo, permettendo di conseguenza la normale votazione della riforma — rappresenta un “complotto grossolano della destra e dell’ultra-destra”.
Ed è poi andato anche oltre, adottando in parte il discorso dei suoi soci di governo di Unidas Podemos nel denunciare il presunto gioco sporco di una “destra politica e giudiziaria, incitate da una destra mediatica” per ordire “un tentativo di sopraffazione della democrazia”, ovvero “un’operazione inqualificabile”.
Sánchez ha poi difeso la tanto discussa riforma del codice penale sui reati di sedizione e malversazione (attribuiti ai leader catalani condannati al carcere), sostenendo che il dovere del governo spagnolo è di favorire la “convivenza” in Catalogna. In tal senso, le modifiche approvate oggi, ha sostenuto, garantiscono “chiarezza e proporzionalità” alla legislazione penale e una sua “omologazione” a quella di altri Paesi europei.
Per quanto riguarda le possibili future decisioni della Corte Costituzionale dopo il rinvio accordato oggi, Sánchez ha chiesto che prevalga “il buon senso”, ricordano che il suo governo è stato “sostenuto dai voti degli spagnoli e dei deputati”.
Sul futuro della Catalogna, Sánchez ha ribadito quanto già sostenuto da altri esponenti dell’esecutivo dopo che, alla luce dell’ultima riforma, dall’opposizione sono stati espressi dubbi riguardo alla possibilità di un futuro referendum sull’indipendenza. “Non ci sarà nessuna consultazione di autodeterminazione”, ha affermato il premier, “il procés è finito e ora siamo in una nuova tappa”.
Redazione Madrid

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