Madrid risponde a chi ha dubbi: “In Catalogna non ci saranno referendum”

La Catalogna scende in piazza un anno dopo il referendum per l'indipendenza
La Catalogna scende in piazza un anno dopo il referendum per l'indipendenza

MADRID — Referendum sì, referendum no. Il tormentone sul futuro della Catalogna ben noto a milioni di spagnoli torna a riecheggiare nel dibattito politico: il motivo della nuova polemica è la riforma del codice penale proposta da governo e partner parlamentari di Esquerra Republicana, riguardante in particolare sedizione e malversazione, i due reati per cui alcuni leader indipendentisti vennero condannati nel 2019.  Il movimento politico viene interpretato dall’opposizione come una concessione decisiva per permettere la realizzazione di una consultazione sulla secessione della regione. “In Catalogna non ci sarà un referendum”, hanno invece detto, in coro, diversi esponenti socialisti del governo.

La tesi degli oppositori al governo è stata illustrata dal leader del Partito Popolare Alberto Núñez Feijóo. Se si approvasse  quanto concordato con il movimento indipendentista e si abbassano le pene legate al reato di malversazione, ha argomentato, un presidente regionale “potrebbe indire un referendum e utilizzare i soldi della comunità autonoma per organizzarlo”, in quanto “nessuna delle due cose sarebbe un crimine”.

Le ultime mosse del governo di Pedro Sánchez, a detta sua, legittimano particolarmente la sua richiesta di tornare al voto al più presto. “È essenziale che Sánchez convochi le elezioni e che si possa sottoporre alle urne tutta questa deriva indipendentista e separatista”, ha sostenuto.

Ma diversi membri socialisti del governo hanno negato che la possibilità paventata dai popolari sia plausibile, riportano RTVE e altri media. “Con un governo di Pedro Sanchez non ci sarà nessun referendum in Catalogna”, ha detto tra gli altri María Jesús Montero, ministra del Tesoro e vice-segretaria generale del PSOE.

Aperte a interpretazioni, invece, alcune parole del leader dei socialisti catalani, Salvador Illa, il quale, pur avendo negato in dichiarazioni a cronisti la possibilità di un “referendum di autodeterminazione”, ha affermato in un’intervista a El Confidencial che “una consultazione per ratificare un accordo che i partiti politici catalani siano riusciti a raggiungere è un’opzione che rientra nel quadro delle possibilità”.

E intanto, il presidente catalano, l’esponente di ERC Pere Aragonès, si mostra tutt’altro che disposto a mollare. “È fondamentale aprire un dibattito e mettere sul tavolo una proposta di referendum riconosciuto dalla comunità internazionale. Abbiamo il diritto di decidere liberamente sul nostro futuro”, ha detto oggi in Parlamento regionale.

Redazione Madrid

Lascia un commento