Amarcord, Italia ’90: la prima volta di Tony Carrasco al mondiale

CARACAS – Sono passati trentadue anni dalle “Notti magiche”, sempre ricordate dagli italiani per i goal di Totò Schillaci e dal trionfo della Germania Ovest contro l’Argentina grazie al rigore di Andreas Brehme. Le kermesse iridate sempre ci lasciano storie interessanti alle spalle. Nel mondiale Italia ’90, a portare il vessillo del Venezuela ci hanno pensato l’ex calciatore e giornalista Tony Carrasco (recentemente omaggiato dalla FIFA ed AIPS per la copertura dei mondiali) e del giramondo, l’italo-venezuelano Hely Garagozzo.

Tra le altre curiosità delle “Notti magiche” in evidenza quella del Camerun di Roger Milla, tornato nel giro della nazionale dei “Leoni indomabili” a 38 anni. Nella gara d’esordio del torneo superarono per 0-1 l’Argentina, che era la squadra campione del mondo in carica. Il leggendario giocatore africano é ricordato anche per aver tolto la palla al portiere colombiano René Higuita a centrocampo, errore trasformato in gol dagli avversari.

In questa coppa del mondo esordirono nazionali come la Costa Rica e gli Emirati Arabi. I “ticos” guidati dal giramondo Bora Milutinovic furono una delle rivelazioni del torneo battendo la Scozia (1-0) e la Svezia (2-1) nella fase a gironi, ma poi battuti negli ottavi per 4-1 dalla Cecoslovacchia di Shuravky. Nella sfida della fase a gironi contro il Brasile usó una maglia bianconera simile a quella della Juventus, poi spiegarono che era in onore al Club Sport La Libertad del loro paese.

Quello del “Bel Paese” fu il Mondiale del ritorno delle nazionali che mancavano da molto tempo, come l’Egitto, che partecipò al Mondiale nel 1934, giocato nell’Italia mussoliniana, e degli Stati Uniti, assenti da Brasile 1950.

L’azzurro Walter Zenga riuscì a mantenere la propria porta imbattuta per 517 minuti, stabilendo un primato per un portiere nella coppa del mondo.

La palla del mondiale si chiamava “Etrusco”, mentre la mascotte fu “Ciao”. La canzone della kermesse iridata fu “Notti magiche” cantata da Gianna Nannini ed Eduardo Bennato.

Questa fu l’ultima partecipazione della Jugoslavia che aveva in rosa giocatori come Stojkovic, Prosinecki ed giovanissimo Suker. Questa nazionale é poi sparita e nessuno avrebbe mai pensato che la città di Sarajevo potesse divenire pochi mesi dopo la città simbolo della Guerra dei Balcani.

(di Fioravante De Simone / redazione Caracas)

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