Meloni pronta al Consiglio Ue: “Serve più Italia in Europa”

Camera dei Deputati, 13/12/2022 - Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le Comunicazioni in aula
Camera dei Deputati, 13/12/2022 - Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le Comunicazioni in aula.

ROMA. – C’è chi in Parlamento lo ha già ribattezzato il patto atlantico. Al suo primo Consiglio europeo da premier, Giorgia Meloni si presenterà a ribadire il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina, con un mandato che va ben al di là del centrodestra. Un intenso lavoro diplomatico dei ministri Luca Ciriani e Guido Crosetto con Pd e Terzo polo ha portato a una limatura delle risoluzioni in votazione alla Camera e al Senato, sulle comunicazioni della premier e sull’invio delle armi a Kiev. Così che poi, in un gioco di astensioni incrociate, sono passate sia quelle di maggioranza sia quelle dei dem e di Azione-Iv. Con l’effetto di isolare politicamente il M5s, ma anche di mandare un chiaro messaggio a chi nella coalizione di governo in passato ha tentato la via dei distinguo sull’aggressione russa e i suoi effetti.

Un lavoro dietro le quinte, finalizzato mentre Meloni arrivava in ritardo alla Camera ( 20 minuti “per il traffico. Non ho detto che è colpa di Gualtieri, poi ognuno trarrà le sue conclusioni”, la replica a Roberto Giachetti, secondo cui i deputati sono stati “trattati da camerieri”). A Montecitorio (con lo stesso discorso depositato poi in Senato), la leader riepiloga il manifesto di come, secondo il suo esecutivo, devono essere i rapporti fra Roma e Bruxelles: “L’obiettivo è avere, piuttosto che più Europa in Italia, più Italia in Europa”.

Dietro lo slogan, c’è la volontà di “combattere la narrazione di un Paese che arranca, quasi come un peso per l’Ue”, quando invece è “una colonna indispensabile”. Ma anche la convinzione che l’Ue debba occuparsi meno di questioni legate alla quotidianità dei cittadini (potrebbero rientrarvi anche i limiti al pos, rivendicati da Meloni, su cui l’interlocuzione con Bruxelles non è ancora chiusa) e in modo più incisivo di “sfide epocali”. Come l’immigrazione e la crisi energetica.

Sui migranti “in Ue devono esserci stessi diritti e stessi doveri”, il messaggio della presidente del Consiglio alla Francia. E sull’energia pesa il “ritardo” della Commissione, la cui proposta è “insoddisfacente e inattuabile”. A guidare la trattativa ora, evidenzia ancora, “sono i Paesi considerati non sovranisti”. Mentre “la maggioranza” dei 27, Italia inclusa, chiede “un tetto dinamico al prezzo del gas e dell’energia”.

C’è poi una critica velata a chi l’ha preceduta quando, sottolineando l’importanza di aver messo in sicurezza la raffineria siciliana Isab-Lukoil, la definisce “uno dei tanti dossier finora irrisolti”. Esplicita, invece, la preoccupazione sui “potenziali effetti distorsivi e discriminatori verso le imprese europee” del piano degli Stati Uniti contro l’inflazione. Su questo di certo il governo di centrodestra non è “acquiescente verso Washington”, come invece Giuseppe Conte lo definisce parlando della posizione italiana sul conflitto in Ucraina.

Un botta e risposta a distanza in cui Meloni liquida come “propaganda” le tesi di chi dice che “la soluzione per la pace è fermarsi”. “Lo spazio di manovra per il cessate il fuoco appare oggi assai limitato ma l’Italia appoggerà in ogni caso gli sforzi in proposto”, garantisce la premier, che esorta la Ue a “un ruolo più incisivo”, difende le sanzioni e avverte: “Non consentiamo che Putin utilizzi la carenza di cibo come arma contro l’Europa, come già sta facendo con gas e petrolio”.

La sponda del Pd su questo fronte è certificata dall’intervento di Enrico Letta, l’ultimo in Aula in veste di segretario, in cui auspica una conferenza di pace: “Presidente, vada al Consiglio europeo forte di una posizione, che ci auguriamo sia la più larga possibile, sapendo che sta facendo l’interesse del nostro Paese, dell’Ue e del popolo ucraino, che adesso è il vero anello debole della catena”.

L’unico momento in cui l’arco parlamentare applaude unito, è quando Meloni chiarisce che l’Italia punta a inserire nelle conclusioni del Consiglio Ue un segnale di condanna per le sentenze capitali in Iran: “L’uso della forza contro dimostranti pacifici, contro le donne è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile”.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

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