Il governo avvisa l’Ue: “Presto norme autonome sui migranti”

La Ocean Viking, la nave umanitaria di Sos Méditerranée,
La Ocean Viking, la nave umanitaria di Sos Méditerranée, che aveva lanciato un appello urgente per "un porto sicuro" ha attraccato con 306 migranti da 11 giorni a bordo al porto di Pozzallo (Ragusa), 6 luglio 2022. ANSA/ GIANFRANCO DI MARTINO

ROMA. – Contro i trafficanti e la tratta di esseri umani nel Mediterraneo il governo non cambia rotta: in Italia si entra solo legalmente. Giorgia Meloni, parla anche di migranti sfogliando sui social gli appunti nella sua agenda. Ma la premier va oltre e lancia un implicito monito a Bruxelles: anche senza un’intesa europea l’esecutivo già la prossima settimana si metterà autonomamente al lavoro su nuove norme contro gli sbarchi.

Notizia confermata dal sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni: “Se l’Europa non ha consapevolezza che il tema va affrontato assieme – spiega il dirigente leghista – il governo italiano nei prossimi giorni dovrà valutare anche dei provvedimenti di carattere normativo. I numeri degli sbarchi non ce li possiamo permettere, il sistema di accoglienza è al collasso”.

Un pungolo all’Unione europea a far presto, proprio nel giorno in cui la Commissione lancia due iniziative di “Team Europe” proprio sul tema del Mediterraneo centrale. L’ obiettivo è “garantire un impegno congiunto da parte degli Stati membri e dell’Ue nell’affrontare le sfide migratorie che l’Ue e i suoi partner del Nord Africa devono affrontare a causa dell’aumento dei flussi irregolari e degli abusi delle reti di contrabbando”.

Un piano che prevede la spesa di 1,13 miliardi di euro per lavorare su cinque pilastri stabiliti dal summit di Valletta del 2015 con i partner africani. Cioè: “prevenzione della migrazione irregolare, contrasto al traffico e alla tratta di esseri umani, migrazione legale e mobilità, protezione, rimpatrio, riammissione e reintegrazione sostenibile, migrazione e sviluppo”.

Una decisione salutata con favore dalla Farnesina: “Sull’immigrazione – commenta il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – si parte finalmente con un’iniziativa forte dell’Unione Europea, con Italia, Francia e Spagna e una serie di interlocutori africani: se vogliamo rispondere al problema dell’immigrazione dobbiamo incidere sulle cause e dunque questi investimenti che verranno fatti serviranno a far crescere l’Africa: questa è una risposta operativa e l’Italia vuole essere protagonista”.

Detto questo, come ricordato, l’esecutivo morde il freno. Il mantra del Viminale è che quello dei migranti è un problema globale che andrebbe risolto al livello globale. Nel frattempo, però, Roma non vuole rimanere con le mani in mano e il nodo cruciale, ora, è come governare il fenomeno delle Ong: sono allo studio le modalità giuridiche per regolamentare gli arrivi in Italia di queste organizzazioni, quali autorizzare e quali no.

Il punto fermo del governo resta il contrasto all’immigrazione irregolare, quindi a scafisti e trafficanti, e la valorizzazione di canali d’ingresso legali attraverso corridoi umanitari e decreti flussi. Il modello a cui si sta guardando è il vademecum di Minniti, mai trasformato in legge, e individuare anche le sanzioni per chi non rispetta le regole, ad esempio confische e divieti. In più, si pensa a riformare le norme sulla protezione umanitaria per evitare che si possa chiederla per “qualsiasi motivo”, sulla base di quanto già previsto nei decreti sicurezza.

Già da gennaio, dopo la manovra, si inizierà a ragionare sui dettagli, compreso il meccanismo di distribuzione e solidarietà in Europa che al momento, secondo il governo, non funziona. I rimpatri – è l’opinione dell’esecutivo – dovrebbero essere centralizzati ed europei. La proposta italiana di un meccanismo di rimpatrio comunitario attraverso accordi con paesi come Libia e Tunisia, con ingressi per quote che favorirebbero l’immigrazione regolare e sicura è sul tavolo delle trattative con l’Europa. Ma, concludono le stesse fonti, troppe volte l’Italia ha incassato dalla Ue parole, promesse e linee guida, ma poco di più.

(di Marcello Campo/ANSA)

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