Mondiali: il Marocco si esalta, non solo un Paese sogna

Il ct del Marocco Walid Regragui festeggiato dai suoi giocatori dopo l'eliminazione del Portogallo a Qatar 2022.
Il ct del Marocco Walid Regragui festeggiato dai suoi giocatori dopo l'eliminazione del Portogallo a Qatar 2022.. EPA/Georgi Licovski

ROMA. – Andare oltre il sogno si può, ma bisogna abbassare i battiti del cuore, ritrovare la concentrazione e recuperare le forze. Il giorno dopo l’impresa col Portogallo e in vista del sorprendente impegno con la Francia nella semifinale dei Mondiali in Qatar, il ct del Marocco, Walid Regragui, ha cominciato a lavorare su sé stesso e sui suoi giocatori per preparare la sfida ai campioni in carica, tra le fatiche di un torneo durissimo e la pressione enorme calata su un gruppo che era determinato a fare bene ma che ora si ritrova a scrivere la storia del calcio.

Il primo tecnico africano ad arrivare così avanti nella coppa del mondo si è sciolto in lacrime dopo la vittoria sui portoghesi. “Non mi era mai successo. Ho cercato di controllarmi, mostrarmi forte, ma a volte le emozioni sono troppo potenti”, ha ammesso, capendo subito di essere il primo a dover raddrizzare la barra mentale. La squadra finora ha recepito in pieno il suo messaggio: “Dobbiamo avere fiducia nelle nostre qualità, andare là fuori e dare tutto, senza avere nessun rimpianto” – e superato ogni ostacolo, grazie ad una difesa impenetrabile e alla capacità di sfruttare ognuna delle rare occasioni disponibili per segnare.

“Tutti pensavano che saremmo stati eliminati al primo turno” ha sottolineato il 47enne nato nella banlieu parigina, che solo lo scorso agosto era stato chiamato sulla panchina della nazionale in seguito all’esonero improvviso del ct bosniaco Vahid Halilhodzic che aveva conquistato la qualificazione. Ribaltando ogni pronostico, il cammino è stato invece ben più lungo e intanto tutto il mondo ha cominciato ad apprezzare e a tifare una nazionale tutta gambe e cuore che è stata capace di lasciare ai blocchi il Belgio e poi eliminare in sequenza Spagna e Portogallo, incassando solo un gol in cinque partite.

E sono state, per i marocchini, altrettante battaglie che stanno presentando un conto pesante. In dubbio la la semifinale sono non solo il gigante della difesa, e capitano, Romain Saiss, già uscito malconcio dalla partita con gli spagnoli, ma anche Hakim Ziyech, costretto a uscire nel finale del match col Portogallo. Poco utilizzato dal Chelsea, tanto da essere tentato dalle offerte del Milan, il trequartista è diventato una pedina chiave nella formazione di Regragui. “Lui e Boufal non hanno mai corso così tanto – ha detto il ct – ma lo fanno per il loro Paese. Sanno che dobbiamo combattere più degli altri, perchè non abbiamo le stesse armi”.

“Ora c’è la Francia, ma non abbiamo paura di nessuno”, ha sottolineato il centrocampista, Selim Amallah, altra rivelazione del torneo. “Nel calcio sono i singoli a fare la differenza ma sono le squadre a vincere le partite”, gli ha fatto eco il viola Sofyan Amrabat, una diga davanti alla difesa.

La mentalità del tecnico è diventata lo spirito di un Marocco che mercoledì rischia di avere più tifosi dei campioni in carica, ma di sicuro per quanto riguarda le presenze stadio Al Bayt, a giudicare dai festeggiamenti di ieri in mezza Europa, in Medio Oriente e soprattutto in Africa.

“Il Marocco galvanizza l’intero continente, è un esempio. Governo e federazione lavorano insieme sullo sviluppo delle infrastrutture e dei programmi di allenamento – ha sottolineato un dirigente della Confederazione africana (Caf), Veron Mosengo-Omba -. Per rendere il calcio africano più competitivo sono quindi necessari azioni concrete e sforzi a lungo termine e la Caf e le sue federazioni devono progredire per passare dalle buone intenzioni alla pratica e quindi ai risultati”.

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