Niente proroga per il Superbonus, al lavoro su crediti

Un muratore restaura la facciata di un palazzo a Milano,. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

ROMA. – Niente proroga per il Superbonus. Il governo chiude a qualsiasi ipotesi di riaprire i termini per presentare la comunicazione di inizio lavori, la Cilas: chi non ha presentato la documentazione necessaria entro il 25 novembre non potrà contare sul 110% nel 2023. Si dovrà accontentare di fermarsi al 90%. Possibile invece che si trovi una via per sbloccare la cessione dei crediti incagliati.

A fissare i paletti è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. La linea di Palazzo Chigi viene dettata alla vigilia delle votazioni in commissione Bilancio in Senato al decreto legge aiuti quater, occasione che in molti – anche nella maggioranza – vorrebbero utilizzare proprio per allentare i nuovi vincoli sul fronte dei bonus edilizi.

La prima a chiedere modifiche è stata Forza Italia, ma negli ultimi giorni anche Fratelli d’Italia si era associata alla richiesta di cambiare ancora una volta le regole e dare più tempo ai condomini. A conti fatti però, l’esecutivo ha tirato la linea e ha deciso di non tornare indietro rispetto a quanto scelto solo un mese fa. “Non proroghiamo il Superbonus – annuncia Fazzolari – anche perché non è quello il problema. Il problema sono i crediti di imposta, stiamo tendando di trovare su questo una soluzione”.

Resta dunque aperta la possibilità di lavorare su questo fronte: i partiti ma anche le associazioni di categoria hanno proposto di utilizzare gli F24 e far sì che gli istituti possano smaltire la mole dei crediti legati ai bonus edilizi. “Dobbiamo trovare un meccanismo che riesca a rispondere a questa esigenza”, ragiona ancora il sottosegretario a Palazzo Chigi. Ma anche in questo caso “senza mandare all’aria i conti pubblici. Vale 60 miliardi, non può pagare lo Stato”, mette in chiaro.

La prova del voto è attesa in Senato, dove però non sarà questo l’unico tema sul tavolo. Tra gli emendamenti che saranno discussi c’è quello – a firma anche di Claudio Lotito, il presidente della Lazio – che punta ad allungare da tre a cinque anni la durata dei contratti di licenza per i diritti tv dei campionati professionistici sportivi, inclusa la Serie A del calcio, regolati dalla Legge Melandri.

A cui si aggiunge una proposta bipartisan a sostegno di federazioni, associazioni e società sportive che consente il pagamento a rate dei versamenti tributari e contributivi sospesi fino al 22 dicembre. Ma anche in questo caso i desiderata delle forze politiche si scontrano con le risorse a disposizione: si tratterebbe di trovare coperture per circa 700 milioni di euro. Troppo, è il ragionamento in ambienti di governo, per poter appoggiare una misura simile in un momento di difficoltà economica che pesa fortemente sulle famiglie italiane.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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