Ucraina: Zelensky mette al bando le Chiese “legate a Mosca”

Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, seduto alla scrivania, 11 ottobre 2022.
Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, seduto alla scrivania, 11 ottobre 2022. (Account Zelensky su Twitter).

MOSCA. – Politica e religione tornano a intrecciarsi sullo sfondo della guerra in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che intende “impedire alle organizzazioni religiose affiliate ai centri d’influenza della Federazione Russa di operare in Ucraina” e ha firmato un decreto che prevede sanzioni contro i rappresentanti di quelle organizzazioni, a suo dire “legate” a Mosca.

L’osservato speciale pare quel ramo della Chiesa ortodossa ucraina che era ufficialmente legato al Patriarcato di Mosca fino a poco tempo fa: fino allo scorso maggio per l’esattezza, quando ha preso le distanze dalla Chiesa russa dopo le dichiarazioni con cui il Patriarca Kirill – un fedelissimo di Putin – aveva cercato di giustificare l’invasione ordinata dal Cremlino.

La decisione del governo ucraino è stata aspramente criticata dalla Chiesa russa e dalle autorità di Mosca. Per il numero due del Consiglio di Sicurezza di Mosca Dmitry Medvedev – l’ex presidente russo che spesso si abbandona alla propaganda – ha definito addirittura “sataniste” le autorità di Kiev accusandole di essere “diventate apertamente nemiche di Cristo e della fede ortodossa”.

“Il regime di Zelensky non teme più di abbandonare qualsiasi parvenza di sistema sociale democratico perché non ha dubbi sul fatto che i suoi gestori occidentali non lo rimprovereranno mai per aver violato i diritti e le libertà dei cittadini ucraini”, ha detto alla Tass l’arciprete Nikolay Balashov, consigliere di Kirill. Per Mosca si tratta insomma di una grave violazione della libertà di culto, mentre per il presidente ucraino il decreto serve a impedire alla Russia di “manipolare gli ucraini e indebolire l’Ucraina dall’interno”.

“Assicureremo al nostro Stato la piena indipendenza. In particolare, l’indipendenza spirituale. Non permetteremo mai a nessuno di costruire un impero all’interno dell’anima ucraina”, ha affermato Zelensky. Le autorità di Kiev dicono di sospettare che alcuni membri della Chiesa ortodossa ucraina prima fedele a Mosca possano collaborare con la Russia, e nelle ultime settimane i servizi di sicurezza ucraini hanno perquisito diverse parrocchie, nonché l’antico Monastero delle Grotte di Kiev. Sostengono di avervi trovato “letteratura che nega l’esistenza del popolo ucraino, la sua lingua, nonché il diritto stesso dell’Ucraina allo Stato”.

Il Patriarca di Mosca Kirill è noto per il suo sostegno incondizionato al Cremlino, tanto che è arrivato a definire il governo di Putin “un miracolo di Dio”. Secondo il New York Times, si ha notizia di 33 preti arrestati dall’inizio della guerra e molti di loro sarebbero stati accusati di “raccogliere informazioni per le forze” russe. Ma la Chiesa ucraina prima legata al Patriarcato di Mosca – la quale, al contrario di Kirill, ha condannato la guerra – assicura che le accuse di collaborazione col governo russo sono “infondate e non dimostrate”.

In Ucraina c’è anche un’altra Chiesa ortodossa: è sorta da due Chiese filo-occidentali preesistenti, e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo – primus inter pares tra i capi delle Chiese ortodosse – le ha concesso nel 2019 l’autocefalia a lungo richiesta dall’allora presidente ucraino Pedro Poroshenko scatenando l’ira di Mosca. Poroshenko non a caso si presentò poi alle elezioni sotto lo slogan “Esercito, lingua, fede”. Ma fu sconfitto alle urne da Zelensky.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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