Sánchez lancia una riforma sulla sedizione per ridurre le pene

El presidente del Gobierno, Pedro Sánchez y el presidente de la Generalitat, Pere Aragonès

MADRID — Da una pena massima di 15 anni a 5. Il premier spagnolo Pedro Sánchez lancia la sua riforma sulla sedizione, il principale reato per cui vennero condannati al carcere diversi leader indipendentisti catalani implicati nel tentativo secessionista del 2017. L’annuncio è arrivato in ‘prime time’ sul canale tv La Sexta. “Sarà un passo avanti per l’omologazione del nostro codice penale a quelli di altre democrazie europee”, ha affermato. L’iniziativa è stata plasmata come proposta di legge presentata dalle due formazioni del governo, Partito Socialista e Unidas Podemos. Come sottolineano i media iberici, ora si aprono incognite sul futuro di alcuni protagonisti del separatismo, come l’ex presidente catalano Carles Puigdemont, tuttora residente all’estero ma ricercato in patria.

Quella di modificare il reato di sedizione era una promessa di lunga data di Sánchez, il cui governo di minoranza spesso dipende dal sostegno di partner parlamentari come Esquerra Republicana (ERC), una delle principali formazioni indipendentiste in Catalogna. Una presa di posizione che va inquadrata nella linea politica propensa al “dialogo” con il movimento secessionista che ha sempre promosso come leader del governo, prendendo le distanze dalla gestione del suo predecessore, il popolare Mariano Rajoy, inquilino della Moncloa ai tempi del tentativo di strappo di Barcellona con lo Stato.

E così, dopo la discussa decisione di concedere l’indulto ai nove leader indipendentisti condannati al carcere, arriva un’altra mossa in loro favore. E il gesto è stato subito accolto come una vittoria dal governatore catalano Pere Aragonès, esponente di ERC, anche lui promotore della linea del dialogo con Madrid, in contrapposizione con settori del secessionismo più intransigenti. “È un passo avanti per la risoluzione del conflitto politico” tra la Catalogna e lo Stato, ha affermato in conferenza stampa.

Come spiegato dal portavoce parlamentare socialista Patxi López, l’iniziativa consiste nell’introdurre modifiche al codice penale per sostituire con una “nuova regolamentazione del reato di disordini pubblici”. López ha aggiunto che la definizione attuale del reato di sedizione è stata formulata in Spagna nel 1822. “Come è logico, la maggioranza dei Paesi europei hanno adattato nel tempo i reati legati all’alterazione dell’ordine pubblico, meno la Spagna”. L’argomento della necessità di omologarsi agli “standard” di altri Paesi era già stato sostenuto a più riprese da Sánchez.

Pur senza i crismi dell’ufficialità da parte di Madrid, la mossa del governo è frutto di un accordo con il governo catalano, come reso noto pubblicamente da Aragonès e confermato dai media iberici. Un patto che arriva proprio mentre i socialisti, ERC e lo spazio di Podemos stanno trattando sulle leggi di bilancio statale, regionale catalana e comunale a Barcellona. Anche se entrambe le parti smentiscono una correlazione diretta. Evidentemente, il governo ritiene di avere appoggi sufficienti in Parlamento per ottenere l’ok alla riforma, visto che Sánchez ha affermato più volte che una modifica della sedizione sarebbe stata possibile solo in tal caso.

L’annuncio del premier ha provocato un’immediata, durissima, reazione dell’opposizione, che non lo ha sorpreso. “Traditore”, ha twittato quasi subito il leader di Vox, Santiago Abascal. Si è fatta attendere un po’ di più la replica del numero 1 del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo, ma solo perché, al momento dell’intervista del presidente su La Sexta, lui era su un volo di ritorno dall’America Latina. “Sánchez ha definitivamente accettato il ricatto indipendentista per superare la propria debolezza parlamentare, anche a costo di disarmare la Nazione di uno strumento essenziale per salvaguardarne l’integrità”, ha sostenuto in una dichiarazione pubblica. “Se divento presidente, revocherò questa decisione”.

Sia dalle parti di Madrid sia a Barcellona, nei governi c’è la convinzione che la “scommessa” politica sul dialogo e sui passi avanti reciproci sia la strada giusta per superare la fase più critica di un conflitto politico e giudiziario che si trascina da anni. Ma la strada non è priva di insidie interne: una conferma arriva dal dissenso espresso da due dei più influenti esponenti socialisti, il governatore della Castiglia-La Mancha Emiliano García Page e quello dell’Aragona Javier Lambán, entrambi contrari alla riforma della sedizione. “Questo dibattito non è pertinente adesso”, ha detto il primo, “non rispettare la Costituzione ha conseguenze penali”.

Per quanto riguarda le conseguenze della riforma lanciata da Sánchez, restano dubbi sugli effetti specifici nel caso di Puigdemont e degli altri leader politici con conti ancora irrisolti nei confronti della giustizia spagnola: sarà infatti da capire quali interpretazioni giuridiche daranno i tribunali rispetto alle loro situazioni, alla luce delle modifiche normative promosse da Partito Socialista e Unidas Podemos.

Francesco Rodella/Redazione Madrid

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