Savoia (APS): “L’Associazione pugliese anello di collegamento con la Regione”

MADRID – Dieci anni partecipando alle attività dell’Associazione Pugliese in Spagna: prima come associato, poi come membro del Consiglio Direttivo, quindi come presidente e, in ultimo, come presidente onorario. È il percorso di Franco Savoia che, prima delle elezioni del Comites di Madrid di cui è oggi Consigliere, decise di dimettersi dalla presidenza. Lo fece, ci dice, cosciente della necessità, per un verso, di dare spazio ai giovani, e, per l’altro, di non alimentare malintesi durante la campagna elettorale.
– Quando entrai nell’associazione – ha commentato alla “Voce” –ero appena andato in pensione. Prima il lavoro mi assorbiva tantissimo. Non avevo contatti con la realtà italiana in Spagna.
È convinto che il mondo degli italiani all’estero sia molto diverso da quello di chi vive nella Madrepatria. E non ha poi tutti i torti.
– L’esperienza vissuta nel seno dell’associazione – ci ha detto convinto – è stata molto positiva. Mi ha permesso di conoscere nuove persone; di avere con loro scambi di opinione; anche di partecipare a dibattiti accesi. Conoscere nuove persone ti arricchisce. Ho fatto tante amicizie in questi dieci anni di vita nell’associazione; soprattutto, con giovani.
– Cosa ricorda con più nostalgia dei dieci anni nell’associazione pugliese che, se non è stata la prima, è stata senza dubbio tra le prime a nascere in Spagna?
– Quella pugliese – ha precisato – è stata la seconda associazione. La prima fu la sarda. Non è facile rispondere a questa domanda.
Dopo un attimo di riflessione ha spiegato:
– Ad essere completamente sincero, devo dire che gli italiani che sono arrivati in Spagna negli ultimi 15 anni, non hanno un’opinione molto positiva della Madrepatria. Sono andati via per i motivi che tutti conosciamo: non trovano lavoro o lo trovano ma è malpagato. C’è tanta frustrazione. Una metà è venuta e viene in Spagna all’avventura. Si adatta a fare i lavori più semplici, molti nell’ambito della ristorazione. Per lo più, è a digiuno di ogni conoscenza del mercato e spesso, addirittura, dell’attività stessa. C’è, poi, l’altra metà che è composta da manager di grandi aziende e professionisti. Queste seconde categorie nutrono un comune sentimento di rimpianto per aver lasciato l’Italia e di rabbia per averlo dovuto fare.

Un anello di collegamento

Frustrazione e nostalgia. Sono i sentimenti che spesso accompagnano chi sceglie, o è costretto a scegliere, la vita d’emigrante. C’è anche un grosso attaccamento alla propria terra. Non si spiegherebbe altrimenti la frequenza con cui si torna in Italia in villeggiatura o approfittando di un fine settimana lungo. Specialmente in Europa, dove i vettori low-cost permettono una maggiore mobilità.

– Ci sono i legami familiari – ha sottolineato -. La maggior parte degli italiani arrivati in Spagna negli ultimi 15 anni, hanno vent’anni o poco più. Sono giovani. Ciò vuol dire che hanno ancora famiglia: i genitori, i fratelli, le sorelle eccetera. C’è un collegamento. È come il fidanzato tradito, o la fidanzata tradita… – ci ha detto sorridendo – È infastidito. Si sente ferito dal fidanzato o dalla fidanzata che l’ha lasciato… Lo o la detesta ma, in fin dei conti, conserva un sentimento d’affetto. Non è una situazione simpatica.
– Torniamo al bilancio di questi dieci anni di associazionismo… – insistiamo.
– Potrei riassumerlo in questo modo – ha spiegato -: l’associazione, sia quando ero consigliere sia quando ero Presidente, è riuscita nel suo obiettivo. È l’anello di collegamento tra i cittadini all’estero e la madrepatria, tra pugliesi in Spagna e la Regione. Altro obiettivo raggiunto è stato quello di far conoscere ad altri, in questo caso agli spagnoli, la propria terra. L’Associazione Pugliesi in Spagna ha compiuto e continua a compiere questa doppia funzione. Quando si organizzano riunioni, è sempre presente qualche professionista; qualche attore, scrittore o ristoratore giunto appositamente dalle Puglie. Porta notizie fresche della Regione e dell’Italia.
Ha commentato che l’associazione è riuscita a convincere moltissimi spagnoli a recarsi in Puglia.
– Tanti – ha aggiunto – non sapevano della sua esistenza; che ci fosse una regione che si chiamasse Puglia. Sono andati e sono tornati entusiasti.

Una comunità assai numerosa

Non è facile, con una comunità “liquida” come la nostra, sapere quanti siamo. E quale è la sua consistenza discriminata per regione. Nonostante gli sforzi della Cancelleria consolare di Madrid, del Consolato Generale di Barcellona e dell’intera rete consolare nel Paese, gli italiani in Spagna continuano a disertare l’Aire e vi si iscrivono solo quando non ne possono proprio fare a meno. È per questo che chiediamo:
– Quanti sono i pugliesi in Spagna?
– Bella domanda! – ha esclamato per poi affermare con grande sincerità:
– È difficilissimo saperlo. Lo è perché è difficilissimo individuarli. Quando ci riusciamo, il risultato è sempre positivo. Un esempio recente… Mi ha contattato una ragazza pugliese che è da pochi giorni in Spagna. Ha conosciuto un pugliese nostro associato. Ci siamo visti. Mi ha dato il suo curriculum, perché era in cerca di un lavoro. L’ho pubblicato nel database dell’associazione che contiene circa 500 nomi. Ha avuto il giorno dopo due contatti di lavoro. Organizzare eventi è una maniera per farci conoscere – ha aggiunto -. Gli ultimi dati ufficiali… tenendo conto che non tutti si iscrivono all’Aire, sono quelli ottenuti dalla Cancelleria nel 2020. Allora risultavano iscritti sei mila 300 pugliesi nella Circoscrizione di Madrid. È un numero interessante. Se gli iscritti all’Aire sono sei mila 300, si può supporre che ce ne siano diecimila o dodicimila. Il motivo fondamentale di organizzare eventi è quello di farci conoscere; far sapere che esistiamo e che siamo disponibili.
– Come aiuta la Regione nell’organizzazione di eventi?
– La Regione Puglia – ha commentato – è una delle poche che dà una mano alle associazioni. La nostra è registrata presso la Regione Puglia e quindi è ufficialmente riconosciuta. La Regione non da denaro a fondo perduto, ma finanzia progetti. Noi presentiamo i progetti e loro li approvano. Possono finanziare fino a diecimila euro. Ma questa è una somma che riserva solitamente alle Federazioni. Per le associazioni parliamo di cinquemila euro… all’anno. Come tutte le associazioni, anche noi cerchiamo di mantenerci con i contributi della Regione e le sponsorizzazioni. Le quote degli associati sono minime.

Il vaso cinese

Si afferma spesso con ironia che gli ex presidenti sono come i vasi cinesi. Tutti li vogliono ma nessuno sa poi dove metterli. Non è questo il caso di Franco Savoia. Ce ne ha spiegato la ragione:

– Sono ex-presidente e presidente onorario da poco tempo – ha precisato -. Il mio ruolo, ora, è quello di rappresentare l’associazione presso le istituzioni italiane. Almeno in una prima fase. Mi è sembrata una buona idea. Ho accettato anche perché sono membro europeo del Consiglio Generale dei Pugliesi del Mondo. Siamo 32, di cui otto europei, sei nordamericani, sei sudamericani, eccetera… Resterò in carica fino alla fine del prossimo anno.
– Il Comites ha promosso recentemente un incontro con i rappresentanti delle associazioni. Ha ascoltato quali sono le loro aspirazioni e quali saranno le loro iniziative. Quale credi che sia la funzione del Comites nell’ambito dell’associazionismo?
– Mi metti in imbarazzo, perché dovrei parlare di me stesso – ha asserito -. Non è simpatico. Come consigliere faccio parte di una delle Commissioni che il Comites ha istituito: la “Commissione Osservatorio Italia”. Il suo compito è quello di creare un collegamento con le associazioni. È un qualcosa in cui ero impegnato già prima di essere eletto consigliere del Comites. Ho visto nascere ultimamente altre associazioni. Quindi sono doppiamente contento. Lo sono perché questo Comites ha accolto il messaggio di aprirsi e collaborare con le associazioni, perseguendo un doppio interesse. Quante più associazioni collaborano, tanto più il Comites guadagna in visibilità. E poi, quanto più il Comites sostiene le associazioni, tanto più forti esse diventano.
– La collaborazione con le associazioni era uno dei punti comuni tra le tre liste…
– Effettivamente – ha ammesso -. Nei programmi delle liste che hanno concorso alla formazione di questo Comites, il messaggio era chiaro. È uno dei motivi fondamentali per cui esiste il Comites. È scritto anche nel suo statuto. Questa collaborazione avviene, è importante sottolinearlo, nel rispetto dell’autonomia delle associazioni. Non ci deve essere un tentativo di renderle subordinate. Deve essere un rapporto di collaborazione.
– I giovani che stanno integrando la giunta direttiva delle associazioni, come interpretano il ruolo del Comites?
– I giovani – ha assicurato – hanno capito qual è la loro funzione. Nell’incontro promosso dal Comites, l’Associazione pugliese di cui sono membro era rappresentata da due giovani consiglieri. Abbiamo voluto che partecipassero per capire meglio, per assumere queste nuove responsabilità. Stiamo dando spazio al cambio. Per concludere, vorrei dire che la Comunità italiana in Spagna è grandissima. Ma sono pochi, pochissimi coloro che partecipano alla sua vita sociale, comunitaria, identitaria. Il mio messaggio è questo: unirsi e collaborare. Ho contatti con l’associazione dei siciliani, nata da poco… dei marchigiani, anch’essa nata da poco. Ci sono giovani. E, quando dico giovani, mi riferisco a persone di 35, 45 anni. Vedo con soddisfazione che hanno voglia di riunirsi, di organizzarsi. Spero che alla fine del mandato di questo Comites invece delle sei o sette associazioni esistenti, ce ne siano 10, 12… insomma, molte di più.
Redazione Madrid

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