Le imprese a Palazzo Chigi, allarme su energia e consumi

Lavoratrice al lavoro in una fabbrica di stoviglie.
Dipendente al lavoro in una fabbrica di stoviglie. (ANSA)

ROMA. – Ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, mettere un argine ai costi stellari dell’energia, sostenere i consumi, che rischiano di andare a picco strozzati dal caro-prezzi e dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie. Le imprese, grandi e piccole, si ritrovano sostanzialmente allineate su queste priorità per il governo. Interventi chiesti per rilanciare la competitività e fermare l’effetto domino su produzione, occupazione e crescita.

Temi che saranno sul tavolo dell’incontro domani a Palazzo Chigi, convocato dalla premier Giorgia Meloni, dopo il primo confronto con i sindacati. Ventidue le sigle invitate, tra cui Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato ed Alleanza delle cooperative. Sul tavolo un taglio del cuneo fiscale di 5 punti. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, insiste chiedendo un intervento da 16 miliardi con un impatto per un terzo a favore dei datori di lavoro e per due terzi a favore dei lavoratori e, quindi, con il risultato di dare loro oltre 1.200 euro in più l’anno.

“Se vogliamo davvero mettere i soldi in tasca agli italiani sotto i 35mila euro bisogna tagliare le tasse sul lavoro”, rilancia Bonomi secondo cui “riconfigurare il 4-5% della spesa pubblica si può e si deve fare”. Poi per rispondere “alle promesse elettorali, c’è tempo e modo”. Un intervento sul costo del lavoro viene sostenuto anche da altre sigle, dai commercianti alle coop. Fino a fine anno, previsto dall’ultima legge di Bilancio, è intanto in vigore la decontribuzione del 2% per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro.

E c’è l’emergenza bollette – che è una priorità anche per la prossima manovra del governo e al centro dell’ultimo decreto Aiuti -, con il conto per la sola industria manifatturiera schizzato quest’anno a 110 miliardi dagli 8 miliardi del 2019. E a 33 miliardi per il terziario, come stimato dalle rispettive associazioni. Rincari che colpiscono più o meno tutti i settori: il commercio, la ristorazione, la filiera turistica.

“Al primo punto dell’agenda politica c’è il caro energia”, che sta “mettendo in ginocchio il sistema delle imprese. La prospettiva per moltissime attività è la chiusura”, rimarca il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. A governo e parlamento chiede “di proseguire lungo la strada dei sostegni” e rilancia tra l’altro l’urgenza di fissare un tetto al prezzo del gas. Sono 30mila le imprese e 130mila i posti di lavoro a rischio nel settore ristorazione-pubblici esercizi, come evidenziato all’assemblea annuale della Fipe.

Una spinta può arrivare dal sostegno al Made in Italy: un provvedimento specifico e incentivi saranno collegati alla manovra, anticipa il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso. Urgente, per le imprese, è inoltre intervenire sui consumi, attesi in frenata anche a cavallo di Natale: per l’ultima parte dell’anno Confesercenti prevede un ulteriore calo di 3 miliardi della spesa delle famiglie. Per questo propone la detassazione delle tredicesime e degli aumenti salariali. Aperta la discussione sulla flat tax anche incrementale (sull’incremento di reddito nel 2022 rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti).

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