Bce: l’inflazione record allarga il gap ricchi-poveri

Un uomo passa davanti ad una povera donna chiedendo l'elemosina.
Un uomo passa davanti ad una povera donna chiedendo l'elemosina.

ROMA. – L’inflazione record sta provocando una frattura fra ricchi e poveri sempre più forte in Europa: con un impatto ben più forte per le famiglie più povere e quasi invisibile nella fascia di reddito dei benestanti, un ‘gap’ mai così alto dal 2006 che spiega “il rialzo del numero delle famiglie che si aspettano di dover pagare in ritardo le bollette”.

A tracciare una fotografica di ciò che sta accadendo nell’area euro con l’inflazione oltre la soglia del 10% è la Banca centrale europea, con uno studio che trae spunto dalla ‘Consumers’ Expectations Survey’ che manda un doppio segnale. Primo, è prioritario per la banca centrale concentrarsi sull’inflazione visto l’impatto distruttivo sui redditi, i risparmi e la capacità di spesa delle fasce più vulnerabili della popolazione. Secondo: gli aiuti dei governi non devono essere a pioggia, ma mirati e arrivare dove servono: c’è spazio per migliorare il modo in cui le misure di sostegno sono mirate alle famiglie a basso reddito”.

Lo studio della Bce, intitolato ‘The impact of the recent rise in inflation on low-income households’, rileva che il gap d’inflazione effettiva fra le famiglie europee povere e benestanti, che era rimasto nel periodo 2011-2021 fra -0,25 e +0,25 punti percentuali, fra settembre 2021 e settembre 2022 è balzato da 0,1 a 1,9 punti. I più poveri pagano un’inflazione di due punti più alta, frutto della maggiore incidenza sui bassi redditi dei costi energetici, alimentari e dei trasporti.

Già senza tener conto dell’inflazione, il rallentamento dell’economia aveva drasticamente abbassato le aspettative di crescita nominale (quindi al lordo dell’inflazione) di tutte le classi di reddito nei prossimi mesi, a +0,6% contro l’1% di agosto. Lo spaccato offerto dagli economisti di Francoforte va più a fondo. Spiega che l’inflazione record ha ‘mangiato’ reddito disponibile in misura preponderante per i poveri. Assottigliando la liquidità media a poche centinaia di euro per il 20% dei più poveri, contro oltre 40.000 euro per la fascia del 20% più benestante. Impossibile, per molti, prepararsi alle incertezze future accumulando risparmi.

Le famiglie a basso reddito hanno, al contrario, eroso i propri risparmi con un tasso di risparmio mediano negativo (pari a -6,4%) contro uno positivo pari a +39.3% per il 20% dei più ricchi. La minor liquidità disponibile si vede immediatamente nella capacità di pagare le bollette, dove la percentuale dei rispondenti che si aspetta di pagare in ritardo sale al 14% per le famiglie più povere, contro il 4% delle più abbienti.

Uno shock distributivo sul quale hanno finora inciso poco, nelle risposte fornite alla Bce, le politiche pubbliche. Su una scala da 1 a 10 per misurare la percezione dei rispondenti dell’adeguatezza delle misure adottate dai Governi, il 20% delle famiglie più povere si attesta a poco più di 3,6, mentre il 20% delle famiglie più ricche supera 4,4.

Un rebus difficile per la Bce e per le autorità e i governi europei. Se da una parte occorrono misure di sostegno ai redditi, dall’altra la Bce da tempo mette in guardia contro aiuti generalizzati che rischierebbero di remare contro lo sforzo per contenere la domanda e così abbassare l’inflazione. E a Francoforte tutto si augurano fuorché una corsa ad alzare i salari, che scatenerebbe una spirale spingendo le aziende a rifarsi immediatamente sui prezzi.

Per di più la corsa delle banche centrali al rialzo dei tassi contribuirà a rallentare l’economia, anche attraverso una stretta al credito bancario. La ricetta di Francoforte sono aiuti sempre più mirati e selettivi: una precisione chirurgica che si scontra con la politica e la corsa ad accaparrarsi i fondi di sostegno.

(di Domenico Conti/ANSA)

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