“Rischio di guerra mondiale”, Putin testa i missili

In una foto del ministero della Difesa russo, il lancio di missili 'Sarmat'
In una foto del ministero della Difesa russo, il lancio di missili 'Sarmat' . Archivio. (Ufficio stampa Ministero della Difesa Russia)

MOSCA. – Vettori Yars e Sineva che partono dalle basi a terra, aerei Tupolev 95Ms che si alzano in volo con i loro carichi di missili da crociera. Nell’attesa finora vana che prenda finalmente corpo una seria iniziativa negoziale per l’Ucraina – magari con la mediazione del Vaticano – a parlare continuano ad essere le armi. E in particolare quelle strategiche russe utilizzate in una esercitazione che ha simulato “un massiccio attacco nucleare” in risposta ad un simile “attacco del nemico”, nelle parole del ministro della Difesa Serghei Shoigu.

E il presidente Vladimir Putin, che ha assistito in video collegamento ai lanci, avverte che “rimane molto alto” il pericolo di “un conflitto nel mondo nel suo insieme”. Echi da terza guerra mondiale, insomma, a cui risponde la Nato: “Difenderemo ogni centimetro quadrato del territorio alleato”, annuncia il segretario generale Jens Stoltenberg in conferenza stampa con il premier rumeno Nicolae Ciucia, nel cui Paese gli Usa hanno deciso di dispiegare la 101/a Divisione aviotrasportata, tra le forze d’elite delle truppe d’assalto americane, schierata per la prima volta in 80 anni in Europa.

Una mossa, afferma il Cremlino, che “aumenta i pericoli per la Russia” e potrebbe contribuire ad una escalation, mentre il presidente Usa Joe Biden riceve i vertici militari e civili del Pentagono. I combattimenti continuano praticamente su tutti i fronti in Ucraina. In particolare nel Donbass ad est, nella regione di Zaporizhzhia a sud, ma soprattutto, più a ovest, in quella di Kherson, dove le autorità filorusse hanno detto che oltre 70.000 civili sono stati evacuati in previsione di uno sfondamento delle truppe di Kiev.

Unico segnale vagamente positivo, il cessate il fuoco di due ore vicino a Vasylivka, nell’oblast di Zaporizhzhia, per consentire la restituzione a Kiev da parte di Mosca del corpo del 24enne americano Joshua Jones, ucciso in agosto nella regione di Donetsk mentre combatteva a fianco dell’esercito ucraino. Una tregua a livello generale sembra ancora inimmaginabile, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali.

“L’Ucraina è diventata un ariete che gli Usa impiegano contro la Russia”, ha tuonato Putin, che è tornato ad accusare Kiev di preparare l’esplosione di una bomba sporca per poi incolpare Mosca. Ma ce n’è anche per l’Italia, chiamata in causa dal ministero degli Esteri per avere estromesso gli esperti russi da una riunione nell’ambito dell’Iniziativa sulla lotta alla proliferazione di armi di distruzione di massa (Psi) apertasi oggi a Roma.

“Una mossa ostile”, accusa la portavoce Maria Zakharova. Al che la Farnesina risponde che “l’esclusione è motivata non solo dalla brutale aggressione all’Ucraina”, ma anche da un atteggiamento “polarizzante e non cooperativo” di Mosca nei fori internazionali. Eppure un accenno a future possibili trattative è venuto da Stoltenberg: “La maggior parte delle guerre finiscono al tavolo negoziale”, ha detto, aggiungendo che obiettivo della Nato è “rafforzare la posizione dell’Ucraina al tavolo negoziale fornendole aiuto militare”.

Un tavolo negoziale che per ora appare come una chimera. Ma con il passare dei giorni si fanno più insistenti le voci su un possibile intervento come mediatore del Vaticano, dopo che il presidente francese Emmanuel Macron, in visita dal Papa, gli ha chiesto di farsi promotore di un’iniziativa contattando Putin e Biden. Una proposta accolta inizialmente in modo favorevole dal Cremlino.

“Noi siamo aperti e disponibili a fare tutto il possibile, se c’è una piccola apertura certamente ne approfitteremo”, ha detto il segretario di Stato Pietro Parolin. Mentre il pontefice, nell’udienza generale del mercoledì, ha invitato nuovamente a pregare per l’Ucraina, chiedendo a Dio che porti “tutti” sulla strada di una pace duratura.

(di Alberto Zanconato/ANSA)

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