Istat: più migrazioni dopo Covid, soprattutto ucraini

Adulti e bambini ucraini attraversano il confine tra l'Ucraina e la Moldova sotto una forte nevicata.
Adulti e bambini ucraini attraversano il confine tra l'Ucraina e la Moldova sotto una forte nevicata. ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – Nel 2021 sono stati rilasciati 241.595 permessi di soggiorno, 135mila in più del 2020. I flussi in ingresso sono tornati ai livelli pre-Covid ma non c’è stato un vero recupero, nonostante una notevole crescita dei permessi per lavoro, di cui hanno beneficiato in modo rilevante gli ucraini. Con lo scoppio del conflitto la comunità ucraina in Italia è cresciuta.

A fine settembre 2022 sono 159mila le richieste di protezione temporanea di persone in fuga. In calo dell’8% le acquisizioni di cittadinanza tra il 2020 e il 2021. I nuovi cittadini italiani sono soprattutto di origine albanese e marocchina. Al 1° gennaio 2021 sono 1.470.680 i cittadini di origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza italiana, non comunitari nell’83,3% dei casi. Le donne sono il 56,3% del totale.

Sono i dati forniti dall’Istat. I 241.595 nuovi permessi di soggiorno rappresentano dunque un aumento del 127% dopo il minimo storico registrato l’anno precedente a causa della pandemia. L’incremento riporta il numero di ingressi sui valori registrati nel 2018. Sono tornati a crescere i nuovi documenti concessi per asilo: ne sono stati emessi quasi 31mila (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019.

I permessi per studio concessi, pari a 17.603 nel 2021, risultano più che raddoppiati rispetto all’anno precedente ma non sono ancora tornati ai livelli del 2019 e del 2018, quando superavano i 20mila. Raddoppiati anche i permessi per famiglia che tornano sopra le 122mila unità e fanno registrare, in termini assoluti, il picco più alto dal 2012 a oggi.

Il numero di nuovi ingressi cresce per tutte le principali collettività ma il primato spetta all’Ucraina che registra un +209% tra il 2020 e il 2021 (contro un aumento medio di +127%), l’incremento più alto tra le prime dieci collettività. Per gli ucraini in valore assoluto passano da 3.264 a 10.087, in larga parte rilasciati per motivi di lavoro: rappresentano infatti oltre il 52% di quelli nel complesso concessi nell’anno a persone di questa cittadinanza.

Altra novità, conseguente alla Brexit, è la presenza del Regno Unito tra le prime dieci collettività non comunitarie per numero di ingressi. Si può però ipotizzare che dietro a una quota elevata di “nuovi documenti” ci siano in realtà individui, già da tempo presenti in Italia, i quali hanno dovuto richiedere un documento di soggiorno a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Escono invece dalla graduatoria gli Stati Uniti per i quali la nutrita presenza studentesca non ha ancora ripreso i livelli del periodo precedente la pandemia.

In generale, per tutte le prime dieci collettività, il principale motivo di ingresso in Italia è il ricongiungimento familiare (a cui si riferisce quasi il 73% degli ingressi di cittadini marocchini durante il 2021). Fanno eccezione il Pakistan, i cui cittadini richiedono maggiormente protezione internazionale (oltre il 41% dei nuovi documenti rilasciati), e la Nigeria (oltre il 39%). Per la Cina tornano elevati gli ingressi per studio (29,8% dei permessi nel 2021).

I cittadini non comunitari si concentrano per lo più nel Centro-nord. Al 1° gennaio 2022 la Lombardia ospita da sola il 26,1% degli stranieri con permessi di soggiorno e la provincia di Milano il 12,7%, ossia la quota più alta tra le province e anche tra le regioni, comprese Emilia Romagna (11,3%) e Lazio (11,1%) che seguono nella graduatoria. Nel Mezzogiorno la presenza non comunitaria è più limitata (14,6% dei permessi rilasciati o rinnovati) e anche meno stabile sul territorio: solo il 59,8% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso di lungo periodo contro il 65,2% del Nord-ovest, il 69% del Nord-est e il 66,9% del Centro.

La stessa ripartizione si caratterizza per una più elevata incidenza dei permessi connessi all’asilo e alla protezione internazionale: sono il 9,2% contro il 5% della media nazionale. Nel 2021 sono state 121.457 le acquisizioni di cittadinanza registrate in Italia, oltre 10 mila in meno rispetto all’anno precedente.

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