Nuovo governo: Meloni lavora a incarico lampo, ma c’è l’incognita Berlusconi

Quirinale durante le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una foto d'archivio
Corazzieri al Quirinale durante le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una foto d'archivio ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Vuole un governo “forte” e con le giuste “competenze”. Perché ora dovrà dimostrare che sa mantenere le promesse. La vera sfida, è consapevole Giorgia Meloni, inizia domani, quando Sergio Mattarella, con ogni probabilità, le affiderà l’onore ma anche l’onere di formare un governo.

Chiudere in fretta è il mantra. Il prima possibile. Per mettersi subito al lavoro ma anche per evitare che altre “sgrammaticature”, una delle parole più usate dalle parti di FdI, rischino di azzoppare il governo prima ancora della sua nascita. Perché tenere insieme le tre anime del centrodestra si sta rivelando complesso quanto le emergenze che la aspettano a Palazzo Chigi.

Anche per questo la leader di FdI, che passa un’altra giornata lontana da Montecitorio, lavora a una squadra dove entrerà qualche profilo tecnico, scelto da lei, e molti suoi fedelissimi. Per blindarsi e riuscire a parare le eventuali intemperie. A preoccupare di più, in queste ore, resterebbe l’imprevedibilità di Silvio Berlusconi. Si starebbe ancora valutando se – all’uscita dalla sala alla Vetrata del Quirinale – a parlare sarà solo lei a nome della coalizione e nessun altro.

Per evitare che si ripeta quanto già successo 5 anni fa. Anche perché il Cavaliere è descritto da chi gli ha parlato come ancora furibondo per come sono andate le cose fin qui, per il trattamento riservato agli azzurri dalla “signora Meloni” e sembrerebbe tutt’altro che intenzionato a farsi da parte.

Ancora oggi – dopo la bufera scatenata dalle sue parole su Putin e l’Ucraina – è tornato a insistere sul fatto che Elisabetta Casellati sarebbe un ottimo Guardasigilli. E a sottolineare, in una intervista e sui social, quanto ognuna delle tre forze politiche del centrodestra sia “numericamente e politicamente essenziale” per la “vita” del futuro governo.

Domani nella delegazione al Colle sarà affiancato dai due capigruppo ma anche dal coordinatore di Fi, Antonio Tajani, che ha visto traballare la sua collocazione alla Farnesina proprio per le intemperanze del presidente azzurro. Alla fine Tajani dovrebbe diventare ministro degli Esteri (ma è sempre più in forse il ruolo di vicepremier, per lui come per Matteo Salvini) Meloni sarebbe intenzionata a confermare la presenza bilanciata dei partiti della coalizione al governo.

A Fi andranno quindi 5 ministeri, altrettanti alla Lega che al posto dell’Agricoltura potrebbe incassare l’Istruzione. E che può contare anche sul +1 del ministero dell’Economia, che dovrebbe essere affidato a Giancarlo Giorgetti – col benestare del Quirinale. Anche se c’è chi sostiene che vi siano state ancora pressioni su Fabio Panetta. Ma si tratta di voci che non trovano conferme e che, fa notare più di qualcuno, sarebbero un notevole sgarbo verso lo stesso Giorgetti, uno dei pochi nomi su cui Meloni aveva speso parole di elogio pubblicamente (“sarebbe un ottimo ministro dell’Economia”).

Nelle ultime ore cambiano destinazione diversi ‘papabili’ e, soprattutto, nella lista che la leader di FdI, una volta ricevuto l’incarico, potrebbe presentare già domani sera o al più tardi sabato mattina al presidente della Repubblica, per giurare entro domenica: entrano molti dei suoi fedelissimi.

Tra le new entry non solo Francesco Lollobrigida, appena rieletto capogruppo alla Camera, che dovrebbe prendere le redini del ministero dell’Agricoltura che tanto avrebbe voluto la Lega, ma anche Luca Ciriani, per ora a capo delle truppe al Senato, che dovrebbe invece andare ai Rapporti con il Parlamento, che, date le premesse, potrebbero essere più burrascosi di quanto immaginato inizialmente.

Potrebbe trovare posto in squadra anche Edmondo Cirielli (dato alla Difesa), oltre ad Adolfo Urso e, forse a Guido Crosetto. Di certo ci sarà anche Giovanbattista Fazzolari, che potrebbe diventare il nuovo sottosegretario alla presidenza anche se in queste ore cresce l’ipotesi che possa andare a Palazzo Chigi come capo della Segreteria.

La leader ha tenuto per sé anche la scelta di alcune figure tecniche, dalla Salute alla Cultura (dove sale il nome di Gennaro Sangiuliano). Fino allo sport, ministero cui tiene e che potrebbe andare a quell’Andrea Abodi inizialmente immaginato come nuovo ad della Milano-Cortina.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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