Mitoli: “L’Associazione Italiani di Siviglia è nata un po’ per caso”

La Banda Sinfonica di Siviglia nella "Feria de Italia"
Alessia Mitoli, presidente dell’Associazione Italiani di Siviglia, con l’Ambasciatore Riccardo Guariglia

SIVIGLIA – “La nostra associazione è nata nel 2010, un po’ per caso. È frutto del desiderio di un piccolo gruppo di italiani residenti a Siviglia; della necessità d’incontrarsi, di parlare la propria lingua, di conservare le proprie tradizioni, di condividere nostalgie. Con il tempo, quel piccolo gruppo iniziale è cresciuto e ha deciso di legalizzare quella che, già di fatto, era diventata un’associazione. Tra i suoi obiettivi c’è, appunto, quello di diffondere la nostra cultura, le tradizioni, la gastronomia…” Quanto ci ha raccontato Alessia Mitoli, presidente dell’“Associazione Italiani a Siviglia”, è un qualcosa che abbiamo già ascoltato molte volte in passato. È il percorso che segue gran parte delle nostre associazioni all’estero. All’origine di ognuna di esse c’è il bisogno di sentirsi meno soli, d’incontrarsi con chi parla la stessa lingua e condivide cultura e tradizioni. È un fenomeno che arricchisce le società alle quali ci si integra e lo è soprattutto per quelle società che non incoraggiano la piatta assimilazione, non hanno paura delle diversità ma anzi le rispettano, e rivendicano la partecipazione come requisito per la crescita comune.

– Sono entrata a far parte dell’associazione qualche anno dopo la sua fondazione – ha proseguito Mitoli – . Ci siamo allargati a macchia d’olio perché gli italiani residenti a Siviglia sono davvero tanti. Abbiamo posto una quota per gli iscritti e ci siamo impegnati ad organizzare attività in maniera più sistematica, più organizzata. Lo abbiamo potuto fare proprio grazie al denaro proveniente dalle quote, al piccolo contributo economico dei nostri soci.

Ha spiegato che l’Associazione organizza attività variegate, adatte a tutte le età. E ha sottolineato che sono tante le “coppie miste”, mettendo in evidenza la presenza “assai numerosa  di bambini, per lo più bilingue”.

– La nostra “Feria” – ha commentato – rappresenta l’evento più importante. Inoltre, ci sono i picnic, la cena di Natale e il pranzo estivo per salutarci. A volte andiamo a vedere esposizioni o realizziamo visite guidate. Insomma, cerchiamo di soddisfare un po’ tutti.

– Lei vive da anni a Siviglia e, come presidente dell’Associazione, conosce la nostra comunità. Ci può fare una radiografia dell’italiano residente a Siviglia? A cosa si dedica?

– È una collettività variegata – ha precisato immediatamente -. C’è chi apre la propria azienda, la sua piccola impresa.  Nell’ambito della ristorazione siamo tanti, come un po’ in tutta la Spagna: pizzerie, piccoli locali, ristoranti. Nella nostra associazione, in particolare – ha aggiunto -, posso dire che vi sono rappresentanti di prodotti alimentari, impiegati in aziende pubbliche o private, contabili, avvocati, architetti…  Insomma, un po’ di tutto.

– La risposta dei giovani di fronte alla presenza di una associazione come la vostra?

– I giovani, di solito, sono più liberali – ha chiarito -. I primi anni non sentono questa necessità di incontrarsi. Il primo approccio con l’associazione è sempre quello delle famiglie. Decidono di avvicinarsi, di conoscerci e poi di associarsi. La mia esperienza, ormai quasi decennale nell’Associazione, mi permette di affermare che quando i bimbi sono ancora piccoli seguono i genitori. Vengono volentieri al parco, al picnic o, comunque, ai vari eventi che organizziamo. Ed è logico, visto che s’incontrano con altri bambini, per lo più loro coetanei. Socializzano, giocano insieme. Poi, è evidente, diventano adolescenti. Si allontanano dall’Associazione. Vogliono più libertà, preferiscono stare con gli amici piuttosto che con i genitori. Privilegiano altre attività.

La “Feria”, il fiore all’occhiello

Come spesso accade, le associazioni hanno una loro attività “principe”. È il loro fiore all’occhiello. Alla sua organizzazione dedicano gran parte del tempo. Per l’Associazione Italiani di Siviglia, è la “Feria de Italia”. L’ottava edizione si è svolta qualche giorno fa e ad essa hanno assistito anche il nostro ambasciatore, Riccardo Guariglia, e alcuni membri del Comites della Circoscrizione di Madrid.

L’Ambasciatore Guariglia con il vicepresidente del Comites di Madrid, Michele Testoni

– È l’evento più importante della nostra Associazione – ha ammesso -. Richiede un grosso impegno per la sua complessità. Cominciamo a lavorarci circa un anno prima. Innanzitutto, dobbiamo trovare gli sponsor che ci aiutano economicamente. Riceviamo un grandissimo supporto dal Comune di Siviglia. Senza questo aiuto non sarebbe possibile organizzarla. Il Comune ci mette a disposizione lo spazio e ci fa tanta pubblicità con volantini e manifesti sia online, sia stampati. Il contributo economico degli sponsor, anche se piccolino, è indispensabile per sostenere le spese  delle attività all’interno della Feria. Quest’anno abbiamo avuto la banda sinfonica di Siviglia e un DJ. La “Feria” è un momento di aggregazione, l’occasione di riunirci tra noi italiani. È ovviamente anche un momento di integrazione con tutti i cittadini sivigliani che si avvicinano e partecipano.

– Che opinione hanno i sivigliani della nostra comunità? Come viene recepito l’italiano a Siviglia?

– Siamo una comunità molto ben integrata nel territorio– ha fatto notare -. Non tutti gli italiani vivono in città. Tanti vivono nei paesi circostanti. Credo di non sbagliare nell’affermare che forse siamo tra le comunità più integrate.  Lo siamo un po’ per la vicinanza culturale, un po’ per la somiglianza del nostro carattere.

– Che opportunità di lavoro offrono Siviglia, e i paesi vicini, ai giovani che vi si recano? Per esempio, ad un giovane italiano che decide di venire in Spagna in cerca di una migliore opportunità di vita?

– Devo dire che la situazione lavorativa non è tra le migliori – ha segnalato con estrema onestà -. Diciamo pure che è molto più simile a quello italiana che a quella, magari,  norvegese o finlandese. Ma c’è un grande vantaggio. “In primis”, la città. È spettacolare, bellissima, accogliente. Trasmette sensazioni molto, molto positive alla persona che la visita per la prima volta. È amore a prima vista.

Ci racconta l’esperienza recente di una coppia di connazionali che, con il loro camper, hanno viaggiato in cerca di un luogo, fuori dall’Italia, nel quale “metter radici”. E, dopo pochi giorni trascorsi a Siviglia, hanno deciso di restarvi.

–  Credo che uno degli aspetti più importanti, per chi decide di restare – ha illustrato -, sia la qualità di vita. Realizzare una pratica amministrativa è assai semplice. La burocrazia funziona. Ci sono ovviamente lacune anche qui, non che siano tutte rose e fiori. Ma la burocrazia sicuramente facilita moltissimo la vita dei cittadini. Da italiana mi dispiace dirlo ma qua si nota un maggior senso di civiltà. Si manifesta nelle piccole cose e una persona che viene dall’Italia lo nota immediatamente.

Non son tutte rose e fiori

Ma non son tutte rose e fiori. Ce lo ha confermato la presidente dell’Associazione quando le chiediamo quali siano le principali difficoltà alle quali devono far fronte gli italiani che desiderano stabilirsi a Siviglia.

– Coloro che arrivano, penso che questo sia un luogo comune in tutta la Spagna – ha affermato –, ci chiede cosa deve fare per ottenere la documentazione necessaria per restare. Insomma, quali sono le pratiche burocratiche per regolarizzare la loro posizione. È il primo passo. Senza documentazione non puoi prendere in affitto un appartamento o una stanza, non puoi aprire un conto in banca… chiedono come si ottengono il NIE, l’assicurazione medica, e via di seguito. Sono difficoltà, queste, che comunque si affronterebbero in qualsiasi altra nazione.

A questo punto, Mitoli ha messo il dito nella piaga.

– Una cosa che vorrei sottolineare, ne parlo per esperienza personale ma penso sia un problema abbastanza frequente e grave che va risolto, riguarda l’omologazione dei titoli di studio. Parlo della Spagna, non conosco le altre realtà. Ho impiegato circa dieci anni per omologare il mio titolo. È stato tanti anni fa. Non so se qualcosa sia cambiata. Mi chiedo, come sia possibile che una persona che ha studiato in un paese della Comunità Europea e si trasferisce in un altro paese della Comunità, sia costretta ad affrontare un iter burocratico logorante. A volte, senza ottenere neanche il risultato desiderato: la semplice omologazione di un titolo di studio per potersi presentare ad un concorso pubblico. Ho impiegato tantissimi anni e, alla fine, non sono riuscita ad ottenere l’omologazione della laurea, una semplice laurea in Conservazione dei Beni Culturali. È l’equivalente a quella spagnola in Storia dell’Arte. Non sono riuscita ad  ottenere l’omologazione al grado corrispondente in Italia. Mi hanno riconosciuto un titolo inferiore a quello del diploma universitario. Mi ha fatto un danno enorme. Mi ha tagliato le ali anche se oggi sono pienamente soddisfatta della mia carriera professionale. Non è accaduto solo a me. Penso che sia un argomento che meriti una riflessione.

Fatto con passione

Passiamo a parlare della vita all’interno dell’associazione. È evidente che dietro l’organizzazione di ogni evento, c’è un grosso lavoro fatto con passione; un impegno corale della Giunta Direttiva.

– Le riunioni di Giunta Direttiva sono periodiche – ha spiegato -. Sono necessarie per stabilire un calendario delle attività rivolte al pubblico e per affrontare argomenti di carattere amministrativo interno… Cerchiamo di organizzare una attività al mese per i soci e il pubblico in generale.

– Che tipo di attività vi chiede il socio?

– Non sono molto esigenti – ha ammesso -. Si accontentano di stare insieme e di condividere dei momenti di allegria e serenità, di parlare italiano, di mangiare qualcosa di buono della nostra gastronomia. In generale, le attività che organizziamo piacciono. L’importante, per tutti noi, è stare insieme.

–  Riformuliamo la domanda, su quali attività ponete l’accento?

– Quelle conviviali – ha risposto – sono sempre molto importanti per una associazione. Le attività cambiano negli anni. Si adattano al tipo di soci, perché alcuni vanno via ed altri vengono. Si scelgono  in base alla tipologia dei soci e alla loro età. Una mia collega di Giunta Direttiva si occupa di organizzare attività orientate ai più piccini. Organizza laboratori ed eventi tematici. Tra poco si festeggerà Halloween, quindi sicuramente preparerà un laboratorio tematico su questo argomento. Lo scorso anno ne abbiamo organizzato uno in occasione del carnevale. Poi ci sono i picnic, che ai bambini piacciono tanto. Gli adulti sicuramente preferiscono le cene… la cena di Natale, il pranzo e la cena estiva. A noi italiani piace stare a tavola, mangiare bene.

– Quanti soci avete?

– Purtroppo, c’è stata una flessione, a causa della pausa alla quale ci ha obbligato la pandemia – ha spiegato -. Prima della Covid-19 avevamo circa 100, 150 soci. Per un’associazione a carattere regionale, un numero importante. Stavamo facendo belle cose insieme. Ovviamente più soci, più denaro, più attività. Dopo la pandemia tanti soci non si sono iscritti di nuovo. Ripartire è stato complicato. Piano, piano – ha concluso – stiamo recuperando i nostri soci e tornando alla normalità.

Redazione Madrid

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