Nuovo governo: braccio di ferro nel centrodestra, Meloni tratta a oltranza

La presidente di FdI, Giorgia Meloni, durante l'assemblea degli eletti di Fratelli d'Italia nell'Auletta dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati,
La presidente di FdI, Giorgia Meloni, durante l'assemblea degli eletti di Fratelli d'Italia nell'Auletta dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, Roma, 10 ottobre 2022. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Giorgia Meloni si attende un voto compatto della maggioranza al Senato sul nome di Ignazio La Russa, consapevole che altrimenti il centrodestra, inizierà con il piede decisamente sbagliato l’avventura di governo. Per scongiurare questa ipotesi, in una vigilia piena di tensioni, la leader di FdI ha aperto una trattativa serrata e praticamente a oltranza con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che non rinunciano alle loro mire su diversi dicasteri di peso. Con la Lega che rilancia sul Viminale e anche sulla presidenza di Palazzo Madama. E Forza Italia che rivendica la Giustizia.

Nonostante l’ottimismo dichiarato da tutti i protagonisti ( “Ottimista e tranquilla” la premier in pectore e “determinata a trovare un accordo all’altezza delle sfide che attendono l’Italia”, la Lega), resta la situazione di impasse. In ambienti della maggioranza non si esclude un vertice nella notte, quel vertice dei tre leader annunciato ma rimasto per ora in stand-by dopo una giornata di incontri e contatti.

Cominciati con un colloquio la mattina tra la leader di FdI e l’ex ministro dell’Interno che era accompagnato da Roberto Calderoli. E continuati con il bilaterale con il Cavaliere a Villa Grande. Un incontro al quale ha partecipato anche Ignazio La Russa. Tutto questo mentre al Consiglio federale, convocato alla Camera, la Lega è tornata ad alzare la posta, puntando sul Viminale e sul nome di Calderoli per il vertice di Palazzo Madama.

In assenza di un accordo complessivo, la coalizione al Senato potrebbe decidere di votare scheda bianca al primo scrutinio, per non bruciare La Russa. Il suo nome, con quello di Riccardo Molinari per la presidenza di Montecitorio (da eleggere venerdì), era inserito nell’intesa di massima per la seconda e la terza carica dello Stato che in mattinata pareva definita.

“Non ci sono problemi, un accordo c’è”, spiegava Giovanbattista Fazzolari, uno dei colonnelli di FdI che da giorni lavorano al fianco di Meloni per fare in modo di chiudere rapidamente dopo l’incarico e arrivare al 24 ottobre con una squadra di governo pronta a partire.

Per gli alleati, però, prima di accettare ufficialmente quella soluzione serve un patto sulle caselle dei ministeri. Non a caso, Matteo Salvini (in mattinata sarebbe stato anche lui da Berlusconi, secondo voci smentite) a stretto giro ha convocato il Federale della Lega. Così il braccio di ferro è ripreso, ed è stato rimesso in discussione anche il ticket per le Camere.

Lo schema proposto da Meloni non è stato ben accolto da Berlusconi: tra i due non ci sarebbe feeling, è la tesi diffusa nella maggioranza, lui mal sopporta l’atteggiamento di lei, che a sua volta fatica a fare i conti con i diktat dei soci di minoranza. Berlusconi è anche alle prese con un partito in agitazione e non poche tensioni in famiglia, a quanto si apprende, per come è stato gestito il caso di Licia Ronzulli.

La leader di FdI non intende accontentare il Cavaliere con un ministero di peso per la sua fedelissima. Ma su Ronzulli “andiamo avanti”, chiariscono fonti azzurre esprimendo una certa irritazione E per la premier in pectore il rebus si fa sempre più intricato, con sempre meno tempo a disposizione per completare un puzzle in cui manca anche la cruciale casella dell’Economia.

Fazzolari – si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza – avrebbe avuto una telefonata con Biagio Mazzotta proponendogli la guida del Mef. Il Ragioniere generale dello Stato si sarebbe preso tempo per valutare. Restano sul tavolo poche altre soluzioni tecniche, incluso Domenico Siniscalco, e una politica: il leghista Giancarlo Giorgetti, un papabile anche per la presidenza della Camera, tanto che, secondo parlamentari del Terzo polo, avrebbe chiesto una sponda all’opposizione.

“Ho un’offerta della Juventus per sostituire Allegri”, scherzava il ministro per lo Sviluppo economico uscente, prima di un faccia a faccia con il suo leader, suggellato da una foto di loro sorridenti. “Non ci è mai stato concretamente offerto il Mef per Giorgetti. Se lo proponessero lo prenderemmo al volo per lui”, avrebbe detto Salvini ai suoi nel Federale. Se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia “sappiamo come farlo e con chi farlo”, ha chiarito il segretario.

“Se molliamo il Viminale le facciamo un regalo e molliamo su tutto”, il ragionamento di un leghista, riferito a Meloni. L’obiettivo dei leghisti è arrivare a quattro ministeri: secondo quanto filtra, non interessano Sanità e Giustizia mentre è prioritario quello per gli Affari regionali e l’Autonomia, per cui si profila un derby veneto tra Lorenzo Fontana e Erika Stefani, favorita. Per far capire che la corda non si può troppo tirare, in FdI c’è chi non esclude che alla fine la Camera possa andare a Forza Italia.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

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