Catalogna, Junts si sfila dal governo ma Aragonès punta a proseguire

Il leader della sinistra indipendentista catalana di Esquerra Republicana (Erc), Pere Aragonés.
Il leader della sinistra indipendentista catalana di Esquerra Republicana (Erc), Pere Aragonés. (ANSA)

MADRID — La travagliata corsa della coalizione indipendentista al governo in Catalogna è arrivata al capolinea. E ora, il leader Pere Aragonès (Esquerra Republicana, Erc) si trova di fronte a uno scenario complesso: per garantire la “stabilità delle istituzioni” che ha promesso nonostante lo strappo dei sinora alleati di Junts per Catalunya — scontenti della sua strategia politica dialogante con Madrid —, dovrà infatti cercare appoggi nel campo non secessionista. L’intenzione, ha reso noto in serata, è di conformare un esecutivo di minoranza, cercando nuove “complicità” nel Parlamento regionale per sostenerlo. 

Dopo settimane di tensioni e tira e molla tra i due partiti di governo, Junts ha rotto gli indugi. Ma la decisione definitiva di abbandonare il governo (in carica dall’anno scorso) non è arrivata dalla direzione del partito, bensì dagli iscritti, chiamati a pronunciarsi in merito attraverso un referendum interno. “Volete che Junts continui a far parte del governo’?”, recitava il quesito sottoposto agli oltre 6.000 militanti della formazione, acompagnato dall’avvertenza secondo cui erano stati rilevati “inadempimenti” su “aspetti cruciali” dell’accordo di coalizione da parte di Erc. Una domanda a cui il 55,73% dei partecipanti alla consultazione interna — tenutasi tra ieri e oggi — ha risposto “no”.

“Gli iscritti hanno parlato”, ha sottolineato in conferenza stampa la presidente del partito, Laura Borràs, annunciando il passaggio dei 32 deputati regionali di Junts “all’opposizione”. Una decisione confermata poco dopo anche dallo stesso Aragonès, rimasto per giorni in posizione ufficiale di attesa delle decisioni dei partner di coalizione. “Per il governo inizia una nuova tappa”, ha detto ringraziando gli assessori in uscita. “Per rinforzare il governo, nei prossimi giorni lo rimodellerò con l’incorporazione di nuovi assessori, con cui condividiamo una chiara visione trasformatrice”, ha aggiunto.

Aragonès si trova ora con gli appoggi parlamentari sostanzialmente dimezzati: sui 135 seggi totali, Junts, infatti, ne detiene 32, solo uno in meno rispetto a quelli di Esquerra. Per evitare uno scenario di instabilità, avrà bisogno di pescare tra altre formazioni che possano garantirgli almeno un sostegno esterno: sia il Partito Socialista (33 seggi), sia En Comú Podem (8 seggi), si sono già mostrati in qualche modo aperti a parlarne. “Il valore della stabilità dei governi è fondamentale”, ha dichiarato il premier spagnolo Pedro Sánchez, altresì leader nazionale dei socialisti. 

Lo strappo nella coalizione indipendentista è arrivato dopo che, negli ultimi mesi, sono emerse profonde divisioni in seno al movimento secessionista catalano, su diversi livelli: il principale oggetto di contesa è proprio la diversità di vedute esistenti rispetto alle strategie da adottare per ottenere l’agognata secessione.

A detta di Junts, l’attuale governo non stava “avanzando” verso l’indipendenza. “È chiaro che noi vinciamo, mentre Aragonès perde”, ha sostenuto la leader del partito, Laura Borràs, personalmente favorevole all’uscita dal governo e sostenitrice di una strategia intransigente con Madrid (assieme all’ex presidente catalano Carles Puigdemont).

Aragonès, anche lui indipendentista dichiarato, ha sostenuto, d’altro canto, di “non condividere” questa posizione e si è detto determinato a non commettere “irresponsabilità”, e quindi ad “abbandonare la cittadinanza” nelle attuali circostanze di crisi energetica e convulsioni internazionali.

F. R. / Redazione Madrid

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