Video sfida su TikTok, clan si vendica e ferisce 16enne

BARI. – Il primo agguato sarebbe stato compiuto per vendetta, dopo la pubblicazione di un video di scherno su TikTok. Nicola Cassano, 24enne, barese ritenuto vicino al clan mafioso degli Strisciuglio, deriso nelle immagini sui social, avrebbe reagito esplodendo colpi di pistola contro l’abitazione di uno dei suoi rivali, incurante anche della presenza di una bambina nelle vicinanze. Poche ore dopo il secondo agguato, a parti invertite secondo gli investigatori: Cassano e la sua fidanzata di 16 anni sono gravemente feriti dopo l’esplosione di sette colpi di pistola mentre erano in auto.

Un’escalation nella faida tra rivali a Bari, quella del 19 marzo scorso al quartiere San Paolo, ricostruita dalle forze dell’ordine, con cinque misure cautelari emesse al gip di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Gli arrestati sono il 28enne Davide Pascazio, il 45enne Giovanni Montani, il 48enne Michele Minella, accusati di essere gli autori del secondo agguato, e il 24enne Nicola Cassano, ritenuto autore del primo agguato. Obbligo di dimora per la 48enne Mariagrazia Quaranta, accusata di favoreggiamento e falso. Tutti i reati sono aggravati dal metodo mafioso.

Tra gli episodi che avrebbero originato la vendetta tra presunti appartenenti al clan Striscuglio e le famiglie criminali Misceo-Montani, la pubblicazione di un video sui social in particolare con la foto di Nicola Cassano insieme a quelle di due collaboratori di giustizia, i fratelli Telegrafo, una canzone neomelodica napoletana sullo sfondo, ed il riferimento alla possibilità che anche il 24enne potesse diventare un collaboratore di giustizia. Da qui il doppio agguato.

Il secondo, si legge nell’ordinanza del Gip, “eseguito con modalità eclatanti e sfrontate sulla via principale del quartiere San Paolo: una chiara dimostrazione di forza da parte del comando”. “Peraltro – viene poi specificato nel provvedimento dell’autorità giudiziaria – gli indagati hanno agito con il volto scoperto, incuranti del pericolo di essere riconosciuti, facendo leva proprio sulla condizione di paura e assoggettamento in cui versano i loro concittadini”.

L’auto utilizzata fu oggetto di una falsa denuncia di furto da parte della 48enne Mariagrazia Quaranta, per eludere le indagini sul tentato omicidio. La Citroen C2, in realtà, era stata fatta demolire e la donna ricevette in cambio, secondo gli investigatori, un compenso di 3mila euro.

(di Danilo Santoro/ANSA)

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