Pubertà precoce, casi più che raddoppiati durante il Covid

ROMA, 19 SET – Più che raddoppiati i casi di pubertà precoce tra le bambine durante la pandemia: è quanto testimoniano i dati di vari studi condotti in diversi paesi del mondo tra cui uno della Università di Bonn, Germania, secondo cui in media tra 2015 e 2019, si registravano meno di 10 casi di pubertà precoce l’anno per centro medico, contro 23 casi nel 2020, e poi 30 nel 2021. I risultati dello studio sono stati presentati al meeting della European Society for Paediatric Endocrinology 2022 che si è svolto a Roma. Altri dati vengono dagli Usa: “in era pre-covid noi intrapendevamo un trattamento per la pubertà precoce su 28 bambini l’anno, nel primo anno di covid ne abbiamo iniziati 64” – ha dichiarato Karen Klein del Rady Children’s Hospital e University of California, San Diego.

La pubertà precoce è un evento raro che riguardava circa un bambino ogni 5-10 mila prima del covid. Non è chiaro il nesso tra covid e aumento dei casi di pubertà precoce. Secondo gli esperti lo stress può causare lo sviluppo anticipato, quindi i livelli di stress dei più piccoli nel periodo pandemico potrebbero avere avuto un ruolo. Uno studio presentato al congresso romano la scorsa settimana ha mostrato anche una potenziale correlazione tra uso eccessivo di device e luce blu degli schermi ed alterazioni ormonali, quindi rischio di sviluppo precoce.

“L’altra cosa a cui si è subito pensato è stata la sedentarietà: il covid ha tenuto tutti a casa e sedentarietà ed aumento di peso possono aver giocato un ruolo perché sappiamo che un rapido aumento di peso può causare una pubertà più precoce. Ma nello studio tedesco non è emersa questa correlazione col peso”. Secondo Paul Kaplowitz del Children’s National Hospital di Washington D.C., potrebbero essere in gioco anche l’aumento del tempo trascorso sullo schermo e i cambiamenti nei cicli del sonno dovuti all’apprendimento a distanza. È emerso anche che le ragazze a cui era stata diagnosticata la pubertà precoce durante il lockdown avevano un sonno più disturbato e andavano a letto più tardi rispetto a quelle a cui era stata diagnosticata prima della pandemia. Difficile dire, infine, se il virus stesso possa aver avuto un ruolo diretto, ma secondo i ricercatori questa ipotesi è più inverosimile, soprattutto perché durante la prima ondata di covid il virus non riguardava molto i bambini. (ANSA).

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