Famiglie, come conciliare lavoro e scuola? Il dibattito si scalda a Madrid

Alunni della Scuola Statale Italiana

MADRID — Scuole aperte dalle 7 alle 19 per 11 mesi? Anticipare l’inizio delle lezioni? In questo periodo di ritorno alla routine, la necessità di conciliare gli impegni di lavoro con quelli scolastici di bimbi e ragazzi diventa una questione urgente per molte famiglie. Sembrano essersene accorti anche i politici madrileni, che negli ultimi giorni hanno lanciato alcune proposte sul tema. Il dibattito è aperto, con più voci chiamate in causa. “Aiuti per conciliare e un allargamento dell’offerta formativa sono sempre più richiesti”, osserva ad esempio Massimo Bonelli, preside della Scuola Italiana di Madrid.

Il preside della Scuola Statale Italiana di Madrid, Massimo Bonelli

L’argomento — fa notare El País in un articolo di questa settimana — può essere analizzato da varie prospettive. Oltre alla questione degli orari in sè, segnalano esperti di diverse discipline, c’è per esempio l’aspetto di considerare fino a che punto la scuola può e deve caricarsi sulle spalle oneri che vanno al di là della funzione educativa in senso stretto, anche in base a disponibilità di personale e spazi. Un’altra questione da valutare è più di carattere pedagogico: sono meglio vacanze e pause più lunghe e meno frequenti o più corte e più frequenti?

Dal punto di vista politico, una delle idee lanciate — poi riprese da media locale — è stata quella della governatrice Isabel Díaz Ayuso, che ha proposto di valutare un anticipo al 1 settembre l’inizio delle lezioni. “Le famiglie hanno bisogno di collaborazione”, ha affermato. Da parte sua, il leader territoriale del Partito Socialista, Juan Lobato, ha suggerito di garantire che le scuole rimangano aperte dal 1 settembre al 31 luglio in orario 7-19, garantendo quindi la presenza di assistenti per garantire la tutela dei bambini al di fuori delle lezioni.

Secondo Bonelli, i problemi di conciliazione tendono a essere più marcati proprio nelle grandi città, dove spesso gli spostamenti per andare a lavoro e a scuola possono comportare maggiori difficoltà logistiche. “Non è una questione solo di adesso, ma degli ultimi vent’anni”, fa notare il preside della Scuola italiana, “e riguarda in particolare i bambini della primaria, che sono meno autonomi”.

Motivo per cui — aggiunge — in scuole come quella che lui dirige, oltre al tempo pieno, sono sempre più richiesti servizi complementari come la mensa o le attività extra-scolastiche offerte da società od enti convenzionati, ad esempio aiuto compiti, sport o lingue straniere. “I genitori chiedono che la scuola non si limiti più all’orario fino alle 13.30 o 14.30, ma sempre di più almeno fino alle 16.30”.

Bonelli mette poi in luce un altro aspetto, ovvero l’aumento di “problematiche comportamentali, relazionali, psicologiche” che fanno della scuola “sempre più un punto di riferimento e di contatto” con servizi come l’assistenza sociale, medica o psicologico. “Gli interventi didattici devono essere quanto più personalizzati possibili”, sostiene il dirigente scolastico, “quindi necessità di conciliazione e di maggiore offerta formativa vanno di pari passo”.

A queste necessità, la Scuola Italiana di Madrid risponde garantendo ai suoi 780 alunni una copertura oraria che va, almeno, dalle 8.30 alle 16.30 tra lezioni ordinarie e offerte extra-scolastiche, spiega Bonelli. In alcuni casi, in particolare nel caso dei ragazzi più grandi, ci sono attività che si estendono anche oltre (ad esempio il coro). Fisicamente, la scuola chiude alle 20.30.

Per quanto riguarda l’idea di anticipare alle 7 l’orario di apertura delle scuole, il preside italiano fa notare che, nello specifico, questo potrebbe comportare “una ricaduta sul personale”, che rischierebbe di dover fare dei turni impossibili.  “Io penso che la garanzia di una copertura oraria che vada dalle 8-8.15 alle 17.15 già non sarebbe poco”, sostiene.

Sull’idea di iniziare la scuola il 1 settembre, Bonelli chiede di tenere in conto che le temperature di una città come Madrid in quel momento  dell’anno possono risultare proibitive, soprattutto per i più piccoli. “Ma capisco che a certe famiglie potrebbe fare comodo”, aggiunge.

Francesco Rodella / Redazione Madrid